“This is the new order of things” dice Narcisse a Chalky, parlando delle nuove dinamiche che regolano il contrabbando da quando Luciano ha iniziato a prenderne il controllo. Finalmente si inizia a capire quello che sapevamo dalla storia e lo si capisce, scelta molto interessante, tramite le parole di terze persone da più fronti (Narcisse, Capone) dopo averne mostrato i passi, puntata dopo puntata. E se è vero che, come dice Nucky, è ora di prepararsi alla resa dei conti che avverrà nelle due puntate rimanenti, per qualcuno tale resa dei conti è avvenuta in questa “Devil You Know”.
Che molti personaggi non sarebbero sopravvissuti a questa ultima stagione era prevedibile, non solo considerata l’ambientazione gangster, ma anche perché, in generale, queste ultime puntate di Boardwalk Empire hanno messo i personaggi faccia a faccia con le loro debolezze, i loro errori, la ricerca di una redenzione o di una fuga. E quanto più i personaggi erano frutto della fantasia degli autori tanto più è stato possibile per questi tratteggiarli a piacimento. Per ogni personaggio reale che, per quanto romanzato, limitava lo spazio dell’inventiva, ce n’era uno con cui Winter e Korder riuscivano a dare sfogo alla loro fantasia, costruendo accattivanti, interessanti e complessi personaggi a cui il pubblico può facilmente affezionarsi. Perché se a chi guarda può capitare di avere delle remore quando si tratta di parteggiare per personaggi che, sebbene si stia parlando di finzione, sono realmente esistiti e si sono realmente resi protagonisti di omicidi e scelleratezze, tali scrupoli vengono certamente meno quando il personaggio è frutto della fantasia degli autori che possono estremizzarne gli aspetti della personalità con più disinvoltura. Questo è certo il caso di Chalky White. La parabola di uno dei personaggi più interessanti del panorama del Boardwalk (e che si è molto sviluppato durante le stagioni, soprattutto quando nella quarta ne è diventato protagonista) è giunta al termine. Per come si erano messe le cose per lui che ha trascorso le ultime puntate alla (non) ricerca di una redenzione ma di un senso per quel che restava della sua vita, il modo in cui si è conclusa è stato semplicemente perfetto. Chalky trova finalmente pace nel sacrificio per la amata Daughter, consumatosi con un sorriso sulle labbra tra le piacevoli note di “Dream A Little Dream Of Me” cantata proprio da lei. Lo stacco finale dei titoli di coda in cui la canzone si interrompe e si sente solo il suono della puntina di incisione del giradischi, riallacciandosi alla scena precedente in cui Chalky ferma il disco di Daughter, è metafora non solo della fine del disco “Chalky” ma anche del fatto che è stato lui stesso a decretarla. E’ come se gli autori avessero avuto una sorta di pietà nei suoi confronti e, se non altro, gli hanno permesso di decidere del suo destino e cercare in questo la redenzione che credeva di non meritare.
Dall’altra parte un epilogo molto meno placido, ma con egual dose di rassegnazione, sebbene di rassegnazione aggressiva e rabbiosa e non pacifica si tratta, è quello scelto dagli autori per Van Alden: personaggio caratterizzato dalla rabbia repressa e nascosta sotto le finte spoglie di pater familias, che è riuscito ad adeguarsi al mondo corrotto e sporco che lo circondava, grande interprete del motto “Se non puoi combatterli unisciti a loro”. E’ stato un ending adeguato quello di farlo “esplodere” nel finale, giustamente preceduto da un’affermazione di identità che ormai non ci aspettavamo nemmeno più, tanto si era immedesimato nella parte di George Mueller, un po’ come se i fan di Game of Thrones sentissero Reek dire che il suo nome è Theon Greyjoy. L’esser tornati a parlare della sua doppia identità nelle ultime puntate serviva proprio a condurre verso questa liberazione proprio quando aveva capito che per lui non ci sarebbe stato scampo e tanto valeva togliersi lo sfizio di dire che sì, “I am Nelson Kasper Van Alden, I am a sworn agent of the United States […] e avrò la mia vendetta in questa vita o nell’altra!”
Per il resto la puntata, meno nuckycentrica di molte precedenti, mostra nelle parti che lo riguardano il “rise and fall” di un uomo, che da giovane desideroso di “get yourself ahead” (praticamente tagline della stagione) si ritrova ubriaco, invischiato in una rissa da bar, ed infine a terra abbandonato. Le parti del Nucky giovane sono sempre più interessanti, anche grazie alla scelta dell’ottimo cast (seriously, se si fosse ascoltato il discorso che il Nucky giovane espone alla moglie senza guardare si sarebbe tranquillamente scambiato Pickering per Buscemi) ci si chiede se forse non sarebbe stato meglio tralasciare molte parti da bambino e saltare subito a queste. Inoltre si fa finalmente l’incontro con Gillian ragazzina. E già si intravede quello che sta per succedere, dato che Nucky ha già colto gli indizi sulla sordida passione del Commodoro per le ragazzine. Si era già parlato nella precedente recensione di come gli autori seminassero elementi qua e là nella storia. Ebbene, finalmente ci assicurano che la lettera firmata Nellie Bly che Nucky riceve nella terza puntata è proprio di Gillian. Ipotesi già prefigurata in internet, trova qui conferma quando Gillian si presenta a Nucky proprio con quel nome.
Nelly Bly fu una giornalista a cavallo tra fine ‘800 e ‘900 celebre per le sue inchieste in incognito, di cui la prima e più celebre fu quella riguardante proprio un ospedale psichiatrico, per la quale la Bly si finse pazza per farsi internare e si sottopose agli stessi trattamenti delle pazienti, per denunciarne la disumanità.
Il riferimento di Gillian nella lettera quindi non è solo all’ospedale psichiatrico ma anche al loro primo incontro, che ha inevitabilmente cambiato le loro esistenze.
“I know what I am doing it for.” Forse se Kennedy avesse parlarto col Nucky degli inizi non avrebbe esitato a entrare in affari con lui. Il suo amore per la famiglia in arrivo giustifica ai suoi occhi qualsiasi passo verso il raggiungimento di quegli obiettivi di successo che si è prefissato. A questo Nucky, che comunque si trova a pochi passi dall’osare troppo per raggiungere il fine, si contrappone quello odierno che ubriaco, mentre si adagia nella farsa del fingere di essere qualcun’altro ed evadere per qualche momento, si rende conto che forse tutto quel voler “farsi strada” non aveva una motivazione sufficiente. Ma ormai è tardi per tornare indietro, come aveva detto lui stesso a Chalky nella puntata precedente, e l’unica cosa da fare è guardare avanti e allo scontro finale.
Un episodio che sa di fine stagione e che proprio per questo ottiene l’effetto emotional con lo spettatore ma non quello sorpresa. Questa season finale è iniziata come un gioco al massacro, e lo spettatore, sapendo quindi che non sarebbe certo finita a tarllucci e vino, si aspettava morti importanti a destra e sinistra. Ben diverso sarebbe stato l’impatto delle morti di Chalky e Van Alden se non fossimo a sole 2 puntate dalla fine. Non si ha il tempo di pensare “chissà come cambierà lo show ora che non c’è più Chalky?” e né avrebbe senso chiederselo visto che la serie è agli sgoccioli. E comunque, se c’è una cosa che sanno fare Winter e Korder, quest’ultimo sceneggiatore dell’episodio, è dare a ogni personaggio la fine che merita sia il personaggio, sia il pubblico. Per questo e per gli elementi, sapientemente inseriti, di spunti e riferimenti a vecchi passaggi e a fatti reali, “Devil you Know” non può non suscitare una buonissima impressione e opinione nello spettatore, opinione mitigata se si pensa che sono state due “big death” a renderla così remarkable.
THUMBS UP | THUMBS DOWN |
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King Of Norway 5×05 | 1.94 milioni – 0.8 rating |
Devil You Know 5×06 | 1.55 milioni – 0.7 rating |
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