Boardwalk Empire è una di quelle serie che, come Dexter o Game of Thrones, possono vantare una sigla che, vuoi per la colonna sonora, vuoi per l’accurata fattura, lo spettatore appassionato non si stanca mai di guardare. E’ per questo che ha ancora più valenza il fatto che questa puntata alla sigla con la usuale scena di Nucky, in abito di fronte alle bottiglie di alcolici in mare, si sostituisca una scena in cui nuota in un mare vuoto, con i vestiti lasciati sul bagnasciuga. Al suo impero costruito sull’alcool si contrappone la sua caduta che, nella solitaria immagine di un mare senza bottiglie e senza persone ben rappresenta quella che è la condizione di Nucky, sconfitto e abbandonato, ormai libero di dirigersi verso orizzonti indefiniti.
Fino a quando non è egli stesso a dire che è andato a farsi una nuotata, potremmo pensare a questa opening scene come alla classica scena finale di un film anticipata all’inizio, che lascia all’episodio il compito di raccontare come si è arrivati lì. Ma così non è.
Rientra invece in una struttura circolare che caratterizza sicuramente l’episodio ma anche la stagione stessa. Infatti così come si era aperta, col Nucky bambino che nuota nelle acque antistanti il boardwalk cercando di afferrare una moneta, la stagione si chiude. E potendo dare uno sguardo ancora più ampio, notiamo come lo stesso episodio pilota diretto da Scorsese si apriva con una scena ambientata in acqua, durante uno scambio di casse di whiskey.
Inoltre finalmente possiamo dire che non era solo chi scrive e ha scritto le precedenti recensioni ad essere ossessionata da Jimmy e dall’importanza del suo rapporto con Nucky, ma anche gli stessi Korder e Winter. Il fantasma di Jimmy ha aleggiato su tutta la stagione fino a tornare prorompente protagonista nel finale richiamando gli inizi dello show quando insieme a Nucky era il protagonista principale. E non tanto, o meglio, non solo perché è il figlio di Jimmy a premere il grilletto. Infatti la stessa scena della morte di Nucky è pura citazione della morte di Jimmy col foro di proiettile sulla guancia. Mancava solo un “I am not seeking forgiveness.” Inoltre la brillante alternanza di scene tra gli attimi del passato e del presente al momento dello sparo, sembra un parallelismo tra il riferimento alla morte di Nucky, spiritualmente avvenuta col tradimento di Gillian, e quella di Jimmy che prima di morire diceva di essere già morto in trincea, con la sequenza che si chiudeva proprio con questo suo ricordo di guerra.
La morte di Nucky per mano di Tommy però, per quanto giustificabile dal punto di vista del “what goes around comes around” sembra frutto di una serie di forzature riconducibili tutte all’infelice scelta di concentrare gli eventi in una stagione da 8 puntate con tanto di salto temporale.
Abbiamo già espresso più volte gli aspetti critici che questa scelta ha comportato. In questo caso la totale assenza di approfondimento del personaggio di Tommy, che non sappiamo cosa abbia fatto in questi 7 anni, rende la rivelazione finale sì un plot twist fortissimo per chi non l’avesse già immaginato, ma anche un espediente un po’ facile per ottenere un finale col botto senza impelagarsi con la scrittura di un nuovo personaggio. Si potrebbe anche appuntare che Tommy ha avuto altri momenti prima della scenata alla “Rebel without a cause” per uccidere Nucky, quindi perché aspettare proprio quello? Forse non aveva in mente di ucciderlo all’inizio, forse si era arruolato nel suo “esercito” per conoscere da vicino l’uomo di cui aveva sentito parlare dalla nonna. Forse la soluzione sta nel “E’ la tua risposta a tutto” riferito al denaro, con cui Nucky l’ha liquidato più volte (e non solo lui, visto che a tutte le persone da cui si congeda ha lasciato solo soldi) senza volerne sapere di lui; riconoscendo in questo suo atteggiamento egoista e superficiale la causa della rovina della propria famiglia, Tommy non ha potuto contenere la rabbia.
O forse queste sono solo congetture per non voler pensare che il posporre il piano di vendetta agli ultimi secondi fosse solo una furbata per avere un finale a sorpresa.
In ogni caso, a differenza del personaggio reale a cui Nucky Thompson è ispirato, la parabola del Nucky dipinto in Boardwalk è giunta al termine nel modo più coerente possibile dati gli elementi di questa stagione. Dal momento in cui tende il braccio alla giovane Gillian sul boardwalk la sua vita prenderà la piega che lo porterà molti anni dopo a giacere, occhi sbarrati, su quello stesso boardwalk. La tragedie delle vite di Gillian, di Jimmy, Angela e infine anche di Tommy sono state segnate da quel primitivo momento in cui Nucky ha ceduto al Lato Oscuro della Forza.
“Continua ad andare finché non puoi più tornare indietro. Non puoi sapere qual è il limite finché non lo passi e allora è troppo tardi.” Dice ad Eli, nella scena dell’addio con l’unica famiglia che gli è rimasta. Se infatti per un momento, mentre ballava con Margaret all’Eldorado, ha chiuso gli occhi abbandonandosi all’idea di una nuova vita con lei, si rende subito conto che si tratta solo di un sogno, un desiderio di pace ormai irrealizzabile, dati i trascorsi, un Eldorado appunto leggendario e irraggiungibile. Ma anche con Eli il rapporto non è mai stato “rose e fiori” e se, nonostante tutti i tradimenti, Nucky lo ha sempre risparmiato, è solo perché lui è il suo “little brother“.
E’ forse per aver realizzato che il punto di non ritorno per lui è stato il tradimento di Gillian che quando va a parlarle non riesce nemmeno a guardarla negli occhi ma, anzi, questi sono velati da lacrime. Lacrime che comunque non lo portano ad aiutarla. La scena è straziante sia perché fino all’ultimo si spera che lui cambi idea sia perché Gretchen Mol dà un’interpretazione intensa molto commovente. Nel momento in cui si capisce che per lei è troppo tardi perché le è già stata praticata un’operazione per asportarle il “male” non si può non provare una forte compassione per un personaggio che è incredibilmente evoluto dall’inizio della serie, quando nemmeno ci si immaginava che ruolo importante avesse e avrebbe avuto per Nucky, che ne era il protagonista.
Encomiabile come sempre, ed in particolare in questa stagione, l’Al Capone di Stephen Graham che a questo punto mi sento di dire, a costo di fare la fine di Gillian in manicomio, nulla ha da invidiare a quello di De Niro ne Gli Intoccabili. Grazie anche alla mirabile scrittura di questo affascinante personaggio l’interpretazione dell’attore britannico riesce, oltre a darne l’immagine di criminale esaltato ed eccentrico, a umanizzare Capone più di quanto si potesse immaginare: dal rapporto col figlio (nella scena del saluto lacrimoni che nemmeno una giornata piovosa a Milano) a quello con i suoi adepti, alla stampa e infine con sé stesso, come quando nella sua ultima scena da protagonista, che si consuma sulle scale del tribunale in cui sta per essere condannato, mostra come la vanità e l’egocentrismo che l’avevano posto sotto le luci della ribalta, abbiano lasciato il posto ad una maturità e consapevolezza del proprio ruolo, al quale sa di non poter sfuggire né davanti al suo stesso fratello, né tanto meno davanti ai giornalisti che gli chiedono la “posa sorridente col mento all’insù“.
“Una generazione se ne va, un’altra arriva” dice Narcisse poco prima che la nuova generazione lo freddi davanti alla chiesa dove ha appena predicato. Avvincente l’alternanza di scene tra Luciano, Lansky e Siegel che progettano l’omicidio di Narcisse e quelle di Nucky pedinato, denotando la qualità da film che questa serie ha sempre mostrato.
Boardwalk Empire saluta i suoi spettatori con una final season dall’inizio leggermente deludente ma di qualità sempre crescente fino alle ottime battute finali.
In generale alcune scelte, come quella di iniziare e chiudere la terza stagione con una storyline a sé stante e un “cattivo” (Gyp Rosetti nella fantastica interpretazione di Bobby Cannavale) si sono rivelate meno indovinate di altre (concentrare la quarta stagione su un personaggio fortissimo come Chalky White). In particolare l’ultima stagione ha sofferto del salto temporale che ha diffuso per diverse puntate un certo smarrimento e del ridotto numero di puntate che non ha permesso lo sviluppo di alcuni eventi e personaggi che avrebbero trovato più respiro con l’aggiunta di qualche episodio (i boss di minor visibilità come Maranzano e Joe Masseria, o anche Tommy). La stessa scelta di dare molto spazio ai flashback che all’inizio non sembrava molto convincente, si è invece rivelata un elemento chiave per arrivare al cuore dello show e del suo indiscusso protagonista: Enoch Thompson.
Boardwalk Empire è una serie che merita di essere vista, e che ci mancherà, per innumerevoli ragioni: è storica e riguarda un periodo affascinante e controverso, è ben curata nei dettagli e nei dialoghi, ha presentato personaggi sia realmente esistiti che inventati interessanti e appassionanti, ha scelto attori eccezionali con i quali non ha sbagliato un colpo, è stata sempre coerente a sé stessa senza assecondare a tutti i costi i voleri del pubblico. Le perdoniamo quindi qualche scivolone lungo la strada attribuendo un meritatissimo 4,5 al trio delle meraviglie Winter-Korder-Van Patten che ci hanno regalato storia e personaggi indimenticabili. To The Lost.
THUMBS UP | THUMBS DOWN |
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Friendless Child 5×07 | 1.95 milioni – 0.8 rating |
Eldorado 5×08 | 2.33 milioni – 0.9 rating |
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