Fin dal montaggio iniziale i più “anziani” avranno subito riscontrato una similitudine, se non un omaggio, alla serie che ha cambiato, se non sconvolto, l’intero modo di scrivere una sceneggiatura. Era il 21 Settembre 2005 e andava in onda la premiere della seconda stagione della serie in questione, un episodio che si intitolava “Man Of Science, Man Of Faith” e che, fin dai primi minuti, si faceva denotare per un inizio alquanto bizzarro e, soprattutto, per il montaggio visivo accompagnato da una sveglia mattutina dei Mama Cass che con la loro “Make Your Own Kind Of Music” penetravano nel cervello dello spettatore per l’innaturale tranquillità che voleva far provare la canzone. Parliamo ovviamente di Lost, giusto nel caso non lo sapeste.
Angela Kang per redigere lo script di “The Cell” si è chiaramente ispirata alla puntata scritta da Damon Lindelof per riprodurre il medesimo senso di inadeguatezza ed incongruenza tra il contesto visivo e quello uditivo. “Easy Street”, di The Collapsable Hearts Club feat. Jim Bianco & Petra Haden, riesce esattamente a ricreare la sensazione provata nel lontano 2005 facendo cadere Desmond Daryl e lo spettatore in un vortice di ripetitività che, se da un lato si può interpretare come sinonimo di quotidianità, dall’altro è un modo perfetto per destabilizzare la psiche di una persona che vede la luce solo per pochi secondi al giorno e solo quando comincia la musica. In una sorte di privazione della propria umanità, Negan e Dwight (nei fantomatici panni del “buon” vecchio Ivan Pavolv) provano letteralmente ad addomesticare Daryl quasi come fosse un cane (non a caso la pappa è a base di cibo per cani…) e, pertanto, lavorano sull’associazione del cibo, momento di giubilo, con la musica, annunciante l’arrivo della pappa, e della luce, sinonimo di libertà. Inutile negare che, nella sua lentezza, “The Cell” funziona piuttosto bene proprio per la psicologia che mette sul piatto e che, da sola, tiene su l’intera puntata.
Negan: “I’m gonna ask you one more time. Who are you?”
Daryl: “Daryl.”
Il paradosso del personaggio di Daryl è racchiuso nella celebrità/importanza del character che è inversamente proporzionale al numero di parole dette nell’arco di un’intera stagione, leggasi anche “bravura nella recitazione”. Inutile dire che questo terzo episodio mantiene vivo e vivido il paradosso del character interpretato da Norman Reedus che, nella sua più totale inespressività aiutata dall’abuso di capelli sul volto, riesce ad esprimere tutto il disagio e la caparbietà del suo Daryl.
Le parole che emette nel corso dei 45 minuti si possono contare sulle dita di una mano e la citazione soprastante è parte di quelle. La risposta “corretta” ovviamente era “Negan” ma la testardaggine di Daryl è nota così come la sua fedeltà a Rick e compagni, scontato quindi attendersi una risposta “sbagliata” da parte sua nonostante la situazione impossibile in cui si è ritrovato. Lo strepitoso Negan di Jeffrey Dean Morgan stavolta funge da supporter character più che da vero protagonista, ma è un supporter character che emana dubbio amletico misto a simpatia e terrore per la sua inquietante ecletticità che lo porta ad essere illeggibile nelle azioni, nei modi e nei ragionamenti. Il paragone con il Governatore sarebbe improprio ma è anche spontaneo perché, in The Walking Dead, solo loro due fino ad ora possono essere veramente considerati come villain, non solo per la posizione e lo spazio dedicatogli ma anche e soprattutto per il carisma. “The Cell” funziona anche per merito di Negan e del carisma dell’attore che lo interpreta, sottolineando però che è su Daryl il vero e proprio focus narrativo.
Ed ecco quindi che a distanza di due puntate dalla premiere sanguinolenta, e con alle spalle un episodio necessario per dare lustro all’esistenza di Carol e Morgan ma dalla dubbia qualità, The Walking Dead si concede un ultimo momento di tranquillità focalizzando l’attenzione su Daryl prima di ritornare ad Alexandria per la prima riscossione del “raccolto” da dare a Negan. Ora la stagione può cominciare.
THUMBS UP | THUMBS DOWN |
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And it feels so sweet
Cause the world is bout a treat
When you’re on easy street
And we’re breaking out the good champagne
We’re sitting pretty on the gravy train
And when we sing every sweet refrain repeats
Right here on easy street
It’s our moment in the sun
And it’s only just begun
It’s time to have a little fun
We’re inviting you to come and see why you should be
On easy street
Yea we got a front row seat
O, to a life that can’t be beat
Right here on easy street
It’s our moment in the sun
And it’s only just begun
It’s time to have a little fun
And we’re inviting you to come and see why you should be
On easy street
Yea we got a front row seat
O, to a life that can’t be beat
Right here on easy street
Cause the world is ‘bout a treat
When you’re on easy street
Cause the world is ‘bout a treat
When you’re on easy street“
The Well 7×02 | 12.46 milioni – 6.1 rating |
The Cell 7×03 | 11.72 milioni – 5.7 rating |
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Fondatore di Recenserie sin dalla sua fondazione, si dice che la sua età sia compresa tra i 29 ed i 39 anni. È una figura losca che va in giro con la maschera dei Bloody Beetroots, non crede nella democrazia, odia Instagram, non tollera le virgole fuori posto e adora il prosciutto crudo ed il grana. Spesso vomita quando è ubriaco.