Too Old To Die Young 1×05 – Volume Five: The FoolTEMPO DI LETTURA 4 min

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Too-Old-To-Die-Young-1x05“I’ve just kinda been sittin’ at the bar talkin’ to myself for the last couple hours, um, it’s gettin’ pretty lonely over there.”

Risvegliatisi dal riposino pomeridiano, ci si rende conto che la storia di Too Old To Die Young procede. A suo modo: insomma, tra sbadigli e puntate relativamente stand alone (come potrebbe essere tranquillamente inquadrato questo quinto capitolo intitolato “The Fool”), la storia sembra dare una parvenza di linearità con uno dei primi veri collegamenti tra le varie puntate.
Questa progressione, se così vogliamo etichettarla, avviene sempre nel consueto contesto narrativo di Refn: una maniacale cura dei dettagli, un desiderio viscerale di sminuzzare ed analizzare ogni singola ripresa e scena ed una cadenza soporifera a tutti i dialoghi. Nonostante nella terza puntata ci fosse stata la concessione di una parte centrale leggermente più vivace, con dialoghi concretizzati in botta e risposta decisamente rapidi, ben presto si è riapprodati al consueto schema narrativo. Tanti silenzi, tante luci e soprattutto tanta acid music.
Il vero punto di domanda è uno: ma la storia?
Perché sì, insomma, ormai si è arrivati a mezza stagione ma cosa esattamente cerca di rendere partecipe Refn con questo studiatissimo Too Old To Die Young?
L’estetismo narrativo prevale sulla storia e la soffoca, nascondendola minuto dopo minuto (anche questa puntata supera abbondantemente l’ora di durata) agli occhi dello spettatore. E quello che rimane è troppo poco. Da un lato c’è il disappunto per l’incapacità che c’è stata in queste passate cinque puntate di far cogliere allo spettatore una storia (qualunque questa dovesse essere). Dall’altra c’è la gioia nel poter avere un’altra serie d’autore: come lo è stato Twin Peaks (Lynch) e forse più di recente Homecoming (Esmail), è possibile avere riscontro in un certo avvicinamento del media seriale ad una porzione di registi più interessati al “come” una storia venga narrata rispetto all’oggetto stesso della narrazione. Tutto ciò, ovviamente, impreziosisce una serie ma una storia a cui poter fare ritorno deve esserci: Twin Peaks con le sue puntate ha creato una vera e propria mitologia; Homecoming non è stata al livello del prodotto di Lynch, ma Esmail è stato in grado di far coincidere bellezza scenica ed una storia accattivante.
Se a questi due prodotti viene avvicinato Too Old To Die Young, la sconfitta è totale: la lunghissima scena del bar o quella relativa all’inseguimento in macchina, rappresentano una pura e semplice enfatizzazione del nulla con (nella prima) dei dialoghi di indecifrabile validità e peso e con (nella seconda) una conclusione talmente surreale da indurre a credere che con quindici minuti massimo una puntata del genere sarebbe tranquillamente riassumibile. Con ampio margine.
A far da cornice, poi, si aggiungono tantissime scene prive di una qualche necessità narrativa (sfociando quindi nel semplice esercizio di stile): la scena della doccia è visivamente inattaccabile con una particolare propensione al colore rosso (l’intimo della ragazza, il filtro rosso della luce e di conseguenza il colore della stanza), ma rappresenta circa sette minuti (sette!!) di silenzi e di zero assoluto.
Too Old To Die Young non è una serie fatta male, ma non è possibile racchiudere tutta la validità di un prodotto nel suo essere ineccepibilmente perfetto e creativo in ogni singola ripresa. Lo spettatore richiede una storia per potersi sentire parte del progetto ed elemento attivo della storia. La serie di Refn, quindi, non è un prodotto fatto male, bensì necessita una maggiore declinazione verso il pubblico; questo non perché risulta criptica, ma perché di una sequela di belle scene uno ad un certo punto ne ha anche abbastanza e magari vorrebbe sentire un dialogo rappresentato in modo umano e vorrebbe forse capire anche un minimo della storia.

 

THUMBS UP THUMBS DOWN
  • Fotografia e regia
  • La possibilità di fare un gran bel riposino
  • Lento progresso nella storia
  • La scena ambientata nella doccia
  • Gli eccessivi dettagli
  • Quasi ottanta minuti di puntata, di nuovo
  • Enfatizzazione del nulla
  • La scena dell’inseguimento: dura una notte intera e solo il giorno dopo si ricordano di avere un fucile a disposizione?
  • La scena del bar

 

E quindi? Quindi si ritorna alla consueta sufficienza in cui un ottimo comparto tecnico riesce a sopperire alle enormi mancanze del resto del prodotto. Ma questa situazione non può durare per sempre e la stagione è già arrivata a metà.

 

Volume 4: The Tower 1×04 ND milioni – ND rating
Volume 5: The Fool 1×05 ND milioni – ND rating

 

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Conosciuto ai più come Aldo Raine detto L'Apache è vincitore del premio Oscar Luigi Scalfaro e più volte candidato al Golden Goal.
Avrebbe potuto cambiare il Mondo. Avrebbe potuto risollevare le sorti dell'umana stirpe. Avrebbe potuto risanare il debito pubblico. Ha preferito unirsi al team di RecenSerie per dar libero sfogo alle sue frustrazioni. L'unico uomo con la licenza polemica.

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