Too Old To Die Young 1×09 – Volume Nine: The EmpressTEMPO DI LETTURA 5 min

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Yaritza:“You’re not Magdalena’s son anymore. Or Miguel’s cousin. Who are you?”
Jesus:”Rojas, king of kings.
I’m going to be their father and their mother from now on.
I’m going to seduce them.
And command them.
Force my will on them.
I’m going to carve my name into history books.
No one will ever give you power.
You always have to take it.”

 

Col penultimo capitolo della stagione, Nicolas Winding Refn decide di spingere la storia di Too Old To Die Young verso derive, se possibile, ancora più estreme, dai caratteri sempre più affascinanti ed universali da un lato, mentre dall’altro accentua considerevolmente quegli elementi biblici e soprannaturali, fin qui solo accennati. In una messa in scena così ricca e variegata, dove c’è perfino spazio per una pungente quanto sottile ironia (la fiaba di Cappuccetto rosso alternativa e la reazione della cameriera, ma soprattutto il “consiglio d’amministrazione” del cartello), la conseguente analisi dell’episodio non può far altro che adeguarsi, cercando di barcamenarsi tra le diverse chiavi di lettura e gli innumerevoli sotto-testi che s’intrecciano di continuo.
Cominciando dal livello puramente narrativo, va subito notato che, dopo la trucida morte di Martin, la trama, almeno nella prima parte, sembra tornare a voler prendersi una pausa. Protagonista è quindi  un Jesus che, libero dal fardello della vendetta, può “celebrare” il ricordo di sua madre per l’ultima volta, ovviamente a suo modo. In una sorta di gioco di ruolo, viene messa in mostra tutta la straordinarietà del personaggio, un boss violento e spietato con un morboso complesso edipico mai superato (altro che Tony Soprano). In lui convivono più personalità in una, come l’inquadratura allo specchio vuole esplicitare, ma adesso, come gli ricorda Yaritza, è giunta l’ora di sceglierne una. Jesus sceglie allora di essere “il re dei re”, non più l'”Americano”, ma addirittura il “Messico” stesso, quasi rinnegando adesso quello che la madre voleva per lui quando l’aveva portato via. Nel suo delirio di onnipotenza Jesus enuncia i propri comandamenti: i messicani non sono più i “mangia-fagioli” da lui un tempo profondamente disprezzati, ma il “popolo eletto” che lui riporterà alla gloria in veste di loro Dio, supportato dalla sua “sacerdotessa della morte”.
In maniera perfettamente parallela procede invece l’altra storyline, quella dell’altra “fazione”, di Viggo e in questo caso della “maga” Diana. Non è un caso se la prima parte si conclude proprio con la “profezia” di quest’ultima, le cui visioni sembrano annunciare il suo incontro con Yaritza. Sono infatti le due donne le custodi di questo lato soprannaturale in crescita, capaci di conferire sacralità alle missioni dei rispettivi compagni (“l’imperatrice” del titolo è forse una delle due? Oppure Magdalena, che nella vita e nella morte, ha iniziato tutto?). Nella seconda parte, quindi, ecco arrivare anche per Viggo un destino simile a quello di Jesus, colpito anch’esso dalla morte della madre. E sempre come il messicano, una volta “libero” le sue prime parole sono:”li voglio uccidere tutti”. Dopo aver perso  il loro erede, Martin, tocca quindi a lui e a Diana, rimasti soli, provare a fermare la furia omicida del giovane. Una missione che la donna alla fine sembra accettare serenamente, con quel suo chiudere gli occhi, quasi in pace, e quel  “stiamo per fare una nuova conoscenza” che sembra confermare, circolarmente, la profezia iniziale.
Gli occhi, per l’appunto, sono il mezzo visivo ricorrente utilizzato da Refn per fare ora da raccordo, ora da conflitto, tra i protagonisti. Gli occhi che a inizio episodio Diana rivuole e poi riottiene, mentre le vengono donate “visioni” che la faranno giungere alla verità. Una magia ancestrale, la sua, misteriosa quanto spaventosa, ma pura. Ben diversa da quella di Yaritza, la sacerdotessa della morte, le cui leggende parlano invece di uno sguardo gelido, che giudica, fascinoso e angelico. Più materiali, invece, sono gli occhi delle due “braccia” della morte/genitrice: l’occhio vitreo di Viggo, che la madre custodisce con sé nella morte; Jesus invece i suoi se li fa truccare da Yaritza, imitando quello che la sua di madre faceva per lui da bambino. “Sembriamo gemelli” dice la donna, a sancire la loro completa unione fisica quanto spirituale. Se la lussuria sfrenata di Yaritza e Jesus appartiene a un immaginario forte, giovane e bello, Viggo e Diana, in contrasto, appaiono freddi, malati e stanchi, eppure uniti anch’essi da un amore altrettanto forte, anche se antico, quasi tenero, come quello di una vecchia coppia sposata (vedi la scena finale al ristorante).
Tra sacro e profano, si arriva quindi a quelle dicotomie universali che caricano lo scontro di epicità assoluta: due generazioni una contro l’altra, vecchio (testamento) e nuovo (testamento), passato e futuro, predestinazione e libero arbitrio, infine americani e messicani (che però, da vero popolo eletto, “c’erano prima”). Le esplicite e già citate analogie bibliche rendono ancor più chiara la scrittura di Refn, con Jesus, appunto, figlio/sposo di Magdalena, che fonda il proprio culto, che vuole essere il nuovo dio. Incalzato dalla sua sacerdotessa, enuncia i suoi “comandamenti”, contro tutte le razze ed etnie che non sia la loro porteranno più stupri, più torture. Esattamente quello che Diana e Viggo, nella loro sacra (e altrettanto violenta) missione di protezione dell’equilibrio, combattono strenuamente. Nel bellissimo montaggio che vede Viggo attuare il suo sterminio nel campo, c’è anche tempo infatti per infilarci i simboli delle degenerazioni del genere umano nel corso della storia, dai soldi/consumismo al nazismo/intolleranza. Perché questo è il mondo di Too Old To Die Young, rappresentazione estrema (ma così tanto?) della realtà. Un mondo crudele e spietato dove perfino il lupo di Cappuccetto rosso è uno stupratore e la morale della fiaba è di non avere alcuna pietà nei suoi confronti.

 

THUMBS UP THUMBS DOWN
  • La colonna sonora 
  • Yaritza e Jesus 
  • Diana e Viggo 
  • Il CDA versione criminale 
  • Il “re dei re”
  • La fiaba alternativa di Cappuccetto Rosso 
  • Al nono episodio lamentarsi del ritmo può sembrare decisamente ridondante, però dopo i forti scossoni degli episodi precedenti, l’azione torna a latitare e l’attenzione dello spettatore può quantomeno risentirne 

 

Esattamente come un film (di ventordici ore), Too Old To Die Young arriva al suo terzo atto, che come da manuale tira le fila di quanto mostrato finora e registra la crescita dei suoi protagonisti. Chi è arrivato fin qui, e non ha abbandonato la serie al secondo episodio come molti (a torto o a ragione, dipende dai punti di vista), può comunque dire di aver visto un prodotto oltremodo unico nel panorama televisivo odierno. E di questo Refn va solo ringraziato.

 

Volume 8: The Hanged Man 1×08 ND milioni – ND rating
Volume 9: The Empress 1×09 ND milioni – ND rating

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2 Comments

  1. Scusate ma Yariza gli rema contro al Jesus(gli uccide i suoi uomini e fa scappare le prostitute)e Diana intende dire che si unirà a loro. In pratica è una talpa.

  2. Sì, sul comportamento ambiguo di Yaritza e potenzialmente doppiogiochista non mi ci son voluto soffermare, privilegiando più la figura di Jesus e simbolismi annessi, giusto per non escludere definitivamente la possibilità che possano ancora essere segretamente in combutta, prima di veder il finale almeno. Anche se certo le affinità con Diana e Viggo, come ho scritto sono indubbie, così come il fatto che la “profezia” riguardi lei, in veste di antagonista oppure di compagna, appunto. Io non mi son voluto sbilanciare, ma potresti sicuramente aver ragione.

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