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Sacrificio e devozione.
Con queste due parole si può riassumere questo episodio che è il vero e proprio punto di partenza di questa seconda stagione, dopo l’interlocutoria puntata precedente. Si può subito dire che è un buonissimo episodio nel quale si trovano molti degli elementi che hanno reso questa serie un imperdibile appuntamento.
La trama può essere riassunta così: John Hutton, dopo aver scoperto di non avere mai avuto un cancro ma una più banale ulcera, comincia a riconsiderare tutte le sue decisioni derivate dalla sua fine imminente, dettate solo dalla stato di necessità che ha generato tutta una serie di problemi relazionali con la sua famiglia, di sangue e acquisita.
Il primo passo riguarda la gestione del ranch e i ruoli di potere al suo interno. Tramite il personaggio ribelle del cowboy Walker, c’è quindi la possibilità di prendere di petto il rapporto conflittuale tra Rip e Kayce appena accennato nella stagione scorsa. I due non sono altro che i due lati della stessa medaglia dei concetti di sacrificio e devozione, di cui si faceva cenno prima, in relazione a come questi vengono applicati nei confronti di John Hutton. Rip deve sostanzialmente a John la sua nuova vita. Qualcuno che l’ha fatto crescere domando un carattere ribelle e trasformandolo in un uomo dedito completamente alla causa, pronto al sacrificio pur di dimostrare la sua immensa gratitudine. Con lui non c’è bisogno neanche di parlare. Splendida la scena nell’ufficio di John: poche parole che nascondono tanti implicazioni a cui Rip sembra sottomettersi senza minimamente avere necessità di ribellarsi. Infatti la ribellione è stata rappresentata finora proprio da Kayce, almeno fino a quando suo padre non è tornato nella sua vita. Il figliol prodigo che torna al ranch per salvarlo, sostituendosi di fatto a Rip, diventato inutile adesso e forse pronto per un processo di liberazione necessario da questa sua famiglia acquisita.
Usando una serie di scene di confronto tra i due, si entra in un intricato sistema di piani di lettura dove non è facile capire quali siano le reali intenzioni dei personaggi che in tutto l’episodio hanno anche la necessità di “recitare” una parte di fronte a tutti i mandriani, in attesa di una guida che lentamente si stava logorando dietro a giochi di potere, fuori e dentro al ranch.
In tutto questo, l’episodio riesce a dimostrarci (ancora una volta) quanto il saper manipolare le persone giochi un ruolo fondamentale per esercitare il potere. Lo si vede con John ma è evidente come questo venga messo in atto da Beth, sia quando decide di comprarsi una tenuta non in vendita, sia contro lo stesso viscido agente immobiliare che gliel’ha suggerita.
Ecco, c’è spazio anche il lato fragile di Beth ed è interessante analizzare come questo interpreti in una maniera ancora diversa il concetto di sacrificio e devozione insieme alla ribellione. Se Kayce rischia di perdere tutto quello che ha costruito fuori dal ranch seguendo il senso del dovere, è evidente come per Beth tutti gli sforzi fatti finora non abbiano mai portato ad uno stato di equilibrio. Probabilmente la più intelligente dei figli di John con cui la donna è legata da un rapporto malsano di amore/odio. Non è un caso che in questo episodio sia protagonista dei due momenti più intensi, prima con Rip e poi con Kayce, assumendo un ruolo rispettivamente di amante o di sorella sorprendentemente matura ma allo stesso tempo emotivamente fragile.
Manca all’appello in questo episodio il terzo e ultimo figlio rimasto in vita di John, citato in una frase, ma su cui probabilmente ci saranno sviluppi interessanti in termini di conflitti. Ovviamente si sta parlando del bistrattato Jamie, un’altra declinazione sul concetto di dovere e di ribellione. Un’altra pecca nella gestione educativa di John (e di sua moglie).
THUMBS UP | THUMBS DOWN |
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Yellowstone finalmente ci soddisfa e siamo contenti. Quindi attendiamo con trepidazione il prossimo episodio. Con la speranza che mantenga questo ottimo livello.
A Thundering 2×01 | 2.41 milioni – 0.4 rating |
New Beginnings 2×02 | 2.21 milioni – 0.4 rating |
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Dopo miliardi di ore passate a vedere cartoni giapponesi e altra robaccia pop anni ’80 americana, la folgorazione arriva con la visione di Twin Peaks. Da allora nulla è stato più lo stesso. La serialità è entrata nella sua vita e, complici anche i supereroi con le loro trame infinite, ora vive solo per assecondare le sue droghe. Per compensare prova a fare l’ingegnere ma è evidentemente un'illusione. Sogna un giorno di produrre, o magari scrivere, qualche serie, per qualche disperata tv via cavo o canale streaming. Segue qualsiasi cosa scriva Sorkin o Kelley ma, per non essere troppo snob, non si nega qualche guilty pleasure ogni tanto.