Tribes of Europa a un passo dal finale di stagione riesce a intrattenere ma mostra una serie di eventi che lasciano perplessi e non convince del tutto. L’azione, come al solito, si divide tra i tre fratelli, separati dall’attacco dei Corvi e che ormai percorrono sentieri del tutto diversi, non sapendo ciascuno la sorte degli altri.
Liv da parte sua, invece, pensa alla sua famiglia sin dal primo momento ed è l’unica che tenta di fare qualcosa per riunire tutti e liberare dalla schiavitù quel che resta della sua tribù ma purtroppo il suo personaggio comunica una profonda antipatia, forse perché si presenta fin troppo come colei che ha la soluzione in tasca mentre tutti gli altri non hanno capito nulla.
Solo Elja sembra procedere con la sua grande missione non pensando troppo alla sua famiglia ma facendosi ingannare dal primo sconosciuto.
Kiano, invece, si era mostrato fin troppo debole fin dalla sua cattura e il desiderio di un Boj non è altro che un tentativo di venire fuori da una situazione come quella della schiavitù che non conosce e non gli piace, giustamente.
Le tre situazioni si intrecciano nel momento in cui Lord Varvara vuole recuperare il Cubo di Elja e Liv sembra del tutto intenzionata a entrare in città. Gli autori gestiscono bene il minutaggio rivelando a poco a poco qualcosa anche se a volte gli stacchi da una scena e l’altra tradiscono una lista della spesa da cui vengono spuntati gli elementi nel carrello.
UNA BOSCAIOLA TUTTOFARE
La famigerata Liv degli Origini, la donna che ha catturato un Corvo e ha ottenuto le informazioni fondamentali per procedere ed entrare nella Capitale, non ha ancora dimenticato il suo passato e mentre il Comandante David è imprigionato con l’accusa di alto tradimento, come appreso nel precedente episodio, lei pensa bene di immischiarsi nuovamente nella sua vita guadagnando un’importante missione.
Tutta la situazione è davvero surreale: il fatto che dei militari esperti accolgano una ragazzina dei boschi tra i loro ranghi, per quanto sicura di sé, e le affidino una missione di vita o di morte che potrebbe cambiare le sorti della Repubblica Crimson risulta uno scivolone incredibile. Il cliché del “tutto dipende dalla ragazza” e “la ragazza prende le sue decisioni” è veramente poco credibile.
Anche i dialoghi tra Liv e il Comandante David risultano poco credibili, esattamente come il Grande Padre della Repubblica Crimson che vuole vederla e, addirittura, proporle la salvezza della sua famiglia in cambio del Corvo Grieta, non ha alcun senso.
UN BRUCO CHE VUOLE ESSERE FARFALLA
La storia di Elja risulta un po’ più interessante per la questione della formazione e del viaggio, del Cubo spaziale ma un appunto va fatto: il personaggio di Elja da solo non è in grado di tenere la scena, motivo per cui passa da una compagnia all’altra. Anche la figura di Moses, presa singolarmente, è davvero poco efficace e risulta di una certa antipatia, ma probabilmente l’obiettivo era quello: in coppia con questo scialbo Elja la coppia sembra funzionare e i due personaggi si compensano a vicenda.
In questo episodio la loro stoyline si muove davvero con nuove scoperte e un’inedita trasformazione del Cubo atlantideo e, forse, le premesse per capire cosa sia successo nel dicembre nero del ’29.
Quello che rimane assurdo è come una potenza militare come la Capitale possa essersi lasciata sfuggire un ragazzino e un furgone che di certo non passa inosservato.
UN BURATTINO CHE VOLEVA DIVENTARE UN BAMBINO VERO
Lord Varvara: “And what do you think distinguishes a Crow?”
Kiano: “Strength.”
Lord Varvara: “Strength?”
Kiano: “Sense of honor.”
Lord Varvara: “Honor?”
Kiano: “The willingness to kill.”
Lord Varvara: “Good.”
Kiano: “No! Don’t!”
Lord Varvara: “But what is he lacking, Bozies?”
All: “The willingness to die!”
Lord Varvara: “Are you afraid to die?”
All: “No, Lord Varvara!”
Lord Varvara: “But you are, Kiano. You are afraid to die.”
La storia meno riuscita sembra essere quella di Kiano. La presentazione di questa Lord Varvara assetata di sesso e sangue, con tacchi futuristici mentre schiavizza sessualmente ragazzi di dubbia eterosessualità, è difficile da guardare senza farsi due risate. In particolare il casting per Kiano non è stato assolutamente azzeccato: l’attore non riesce mai a bucare lo schermo risultando poco convicente.
Non possiede poi il minimo senso critico, non riuscendo a giudicare chi ha di fronte, ma solo la sua insofferenza alla schiavitù e il suo desiderio di libertà. Probabilmente gli autori lo salveranno per la minima aria piacente, ma allo spettatore potrebbe non importare vista lo scarso appeal del character.
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L’episodio si lascia guardare. Non ci si trova di fronte a un capolavoro ma si può confidare nel season finale per salvare l’ultimo di molti prodotti originali tedeschi disponibili su Netflix.
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La notte sognivaga passeggia nel cielo ed il gufo, che mai dice il vero, sussurra che sono in me draghi ch'infuocano approdi reali e assassini seriali, vaghi accenti d'odio feroce verso chiunque abbia una voce e un respiro di psicosfera che rende la mia indole quanto mai nera. Però sono simpatica, a volte.