Jon Snow che va alla barriera e si allea con pericolosi nemici (gli estranei) creando parziali scontenti all’interno della comunità in cui è stato appena accolto; Arya che intraprende vari percorsi di formazione e crescita personale incontrando ambigui personaggi che le insegnano tanto e con la consapevolezza di un destino da portare avanti; Sansa e/o Bran costretti a sevizie e a prigionia. E dire che già Game Of Thrones a sua volta non era il trionfo dell’innovativo per quanto riguarda nemici da sconfiggere, scenari sociopolitici, guerre, tradimenti e famiglie che si dovevano riunire.
IL GIA’ VISTO
Indubbiamente quanto sopra descritto richiama moltissimo con quanto visto in questa ormai metà di stagione di Tribes Of Europa. Rappresenta ciò un difetto? Assolutamente no. O comunque non è un motivo, come si vedrà più avanti, per perdere l’interesse nel proseguire con la visione. Non è una scena esattamente innovativa quella di Moses – figura di per sé ambigua moralmente, ma brillante e frizzante – che va a trovare la classica amica con cui ha dei conti in sospeso senza venire ben accolto; così come la tensione sessuale tra Liv e il militare aveva solo un conto alla rovescia.
Insomma, per chi si è nutrito negli ultimi anni di narrativa televisiva (e non solo), Tribes Of Europa indubbiamente ha dalla sua l’attrattiva unica di far espandere ad altri confini nazionali la conoscenza seriale dello spettatore. Apprezzabile in tal senso il lavoro che sta svolgendo Netflix e di conseguenza le maggiori risorse che le case di produzione non statunitensi o britanniche hanno dalla loro.
Risulta quindi quasi più degno di nota questo aspetto, qualora si volesse consigliare lo show ad un neofita, rispetto a ciò che effettivamente viene narrato e mostrato. Tutto ciò, finora, può catalogarsi tranquillamente in una sorta di narrativa di consumo, un puro intrattenimento che non farà mai gridare al capolavoro né coinvolgerà lo spettatore in un’esperienza visiva e in un coinvolgimento emotivo degno di nota, come in passato era capitato ad altri show.
EFFICACIA GARANTITA
Come detto, tuttavia, il già visto non rappresenta per forza un difetto da condannare. L’esperienza degli ultimi anni ha insegnato alle emittenti a evitare il fallimento annunciato. Nella precedente recensione si è fatto riferimento a Revolution. Show del genere hanno sofferto all’epoca il bisogno di riempire il palinsesto per settimane e settimane, dovendo allungare in maniera non indifferente il brodo, di conseguenza facendo facilmente perdere l’attenzione allo spettatore. Rari possono dirsi i casi di serie non procedurali che nello scorso decennio hanno avuto lunga fortuna con un format di più di venti episodi a stagione.
In questo caso, restringere tutto a 6 episodi, alternando e distribuendo in modo equo le sotto trame, è senz’altro garanzia di attenzione (il minutaggio stesso degli episodi è facilmente sostenibile).
UN MISTERO, UN COLPO DI SCENA, UN CLIFFHANGER
Dopo questo terzo capitolo, quindi, la voglia di continuare a vedere cosa succede non è indifferente. Sia per il cubo che mostra scene strane, sia per il colpo di scena ben orchestrato di Liv che intorta Grieta, ma soprattutto per la condanna a morte nei confronti di Kiano. Un mistero, un colpo di scena e un cliffhanger: quanto di meglio ci si potesse augurare per attivare quel minimo di beinge watching che Netflix si augura sempre di solleticare.
THUMBS UP | THUMBS DOWN |
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Netflix ormai ha ridefinito l’idea di prodotto di consumo. La serie deve rispondere ad un particolare hic et nunc: interesse totale nel guardare un episodio e una serie intera, amnesia totale una volta terminata. Solo i posteri potranno giudicare positivamente o negativamente questa strategia.
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Approda in RecenSerie nel tardo 2013 per giustificare la visione di uno spropositato numero di (inutili) serie iniziate a seguire senza criterio. Alla fine il motivo per cui recensisce è solo una sorta di mania del controllo. Continua a chiedersi se quando avrà una famiglia continuerà a occuparsi di questa pratica. Continua a chiedersi se avrà mai una famiglia occupandosi di questa pratica.
Gli piace Doctor Who.