Come era auspicabile aspettarsi, la prima stagione di Tribes Of Europa non si conclude con la fine dei “viaggi” (alcuni in senso metaforico, altri più concreto) dei tre protagonisti, né tantomeno con il loro tanto agognato ricongiungimento. In vista di un’ ipotetica seconda stagione, la serie infatti lascia molti scenari aperti, portando i tre personaggi principali al raggiungimento solo della prima tappa dei loro percorsi paralleli. Punti che bastano e avanzano per alimentare la curiosità dello spettatore in attesa del prosieguo della storia.
SEI EPISODI, TRE STORIE
Seguendo le vicende dei tre fratelli Liv, Kiano e Elja, Tribes of Europa ha di fatto potuto raccontare tre storie differenti, che in comune hanno solo il punto d’origine, corrispondente al prologo costituito da “Capitolo 1”.
Le vicende di Liv sono caratterizzate da una trama pseudo-politica, fatta di piani strategici di guerra e missioni diplomatiche volte alla pace, di contrasti ideologici e colpi di stato. Non meno violenta è la trama di Kiano: un metaforico viaggio distruttivo, più che costruttivo, volto a narrare i sacrifici che il personaggio è costretto a compiere pur di rimanere in vita in un ambiente ostile.
Infine la trama più classica e soft vede protagonista il più giovane dei tre fratelli: Elja. Questo affronta un esempio classico di viaggio dell’eroe, composto da un giovane protagonista con un ideale, una missione più grande da portare a compimento per il bene superiore, un aiutante eccentrico a supportarlo nell’impresa e degli ostacoli da superare lungo il cammino. Quello di Elja è un percorso di crescita nel vero senso della parola, caratterizzata da un clima molto più leggero e spensierato, in cui le minacce incontrate non costituiscono quasi mai un evento veramente e profondamente traumatico, ma piuttosto un incentivo a maturare e a raggiungere la propria meta.
Elja è anche il protagonista che porta più di tutti il destino del mondo sulle proprie spalle, mentre i fratelli sono più orientati sull’autoconservazione o tutt’al più alla salvaguardia del proprio nucleo familiare.
LA TRAMA IMPAZZITA DI LIV
Spostando l’attenzione su Liv, è facile notare come nel corso degli episodi la sua sia stata probabilmente la trama più discontinua e difficile da seguire. A ogni protagonista è stato affiancato un personaggio importante e controverso con cui condividere la narrazione e purtroppo il personaggio di David (Robert Finster) non si può considerare all’altezza di Moses (affiancato al piccolo Elja) e Lord Varvara (comprimario/antagonista della trama di Kiano).
E’ evidente come il personaggio di Liv, già poco caratterizzato di suo, non riceva alcun supporto da quello di David e anzi il tedio dello spettatore si amplifichi solamente quando i due condividono la scena. Molto più interessanti sono invece le interazioni tra Liv e Grieta. Dai confronti tra le due donne, in perenne conflitto ma anche portatrici di un vicendevole rispetto, emergono sempre i loro tratti più interessanti: la perspicacia e capacità retorica di Liv da un lato e l’integrità di Grieta dall’altro.
La prima tappa del percorso intrapreso da Liv in questi primi sei episodi corrisponde però alla presa al potere da parte di David e l’alba del conflitto tra Crimson e Corvi. Conflitto al quale Liv decide di sottrarsi allontanandosi definitivamente dalla società militare per avvicinarsi invece, presumibilmente, alla tribù amazzone delle Femen, finalmente comparse nel finale dopo essere state più volte nominate nel corso della stagione.
Dopo un intreccio così a lungo noioso e poco stimolante, si spera che l’introduzione di questa nuova tribù porti a un reale punto di svolta nella trama di Liv e a una sua maggiore caratterizzazione.
LA MORTE DI KIANO DEGLI ORIGINE E LA NASCITA DI TAROK IL CORVO
La storyline più struggente e angosciante tra tutte però vede protagonista Kiano, ridotto a schiavo sessuale dell’ambigua e criptica Lord Varvara e sottoposto ai suoi continui giochi manipolatori.
Nel corso delle puntate, Kiano è stato progressivamente fatto a pezzi dal punto di vista emotivo e psicologico, venendo sottratto prima della propria tribù, del proprio stile di vita, della propria famiglia; poi dell’indipendenza e dell’integrità e infine, con questo sesto capitolo, del proprio cuore e del proprio nome. Quello di Kiano è un percorso diametralmente opposto a quello di suo fratello Elja. Se quest’ultimo ha modo di viaggiare, di fare esperienza e di maturare, Kiano invece rimane fermo, bloccato in un unico luogo e subisce piuttosto un’involuzione, o meglio, un annullamento di sé. Col finale del sesto episodio, che ha visto il ragazzo costretto a uccidere il proprio padre pur di sopravvivere, Kiano cessa definitivamente di esistere e lascia spazio a Tarok, un involucro ormai svuotato e riempito di solo risentimento e sofferenza.
Come per Kiano, anche per Liv e Elja “Capitolo 6” costituisce una sorta di tramonto del primo arco narrativo e una preparazione a una nuova alba, che si spera possa essere ammirata con la conferma di una seconda stagione della serie.
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Nel corso della sua stagione d’esordio, Tribes Of Europa ha dimostrato sicuramente uno scarso spirito innovativo sotto certi versi, ma anche una grande versatilità nella struttura narrativa. Questa capacità di esplorare generi, temi e stili differenti tra un protagonista e l’altro costituisce la vera attrattiva della serie e il motivo per cui le attese per un’eventuale seconda stagione rimangono alte.
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Un tempo recensore di successo e ora passato a miglior vita per scelte discutibili, eccesso di binge-watching ed una certa insubordinazione.