Considerando quanta carne sta mettendo sul fuoco Tribes Of Europa, già da questo “Capitolo 2” è prevedibile che non ci sarà abbastanza tempo per risolvere tutte le questioni aperte. E questo non è necessariamente un elemento negativo, anzi, è palese che Philip Koch abbia abbastanza chiare davanti a sé tutte le diverse possibilità offerta da un’Europa molto diversa da quella che si conosce.
Quindi la curiosità di esplorare diversi stati e vedere come si sono adattati è ovviamente bella forte ma, in questo caso, si vuole semplicemente enfatizzare un elemento (ovvero la scelta di fare solo 6 episodi) che serve per gestire le aspettative nel caso in cui si arrivi ad un (probabilissimo) finale aperto.
BERLINO
“Capitolo 2” affronta ovviamente le conseguenze degli eventi visti nella series premiere e, da buon classico secondo episodio, ne raccoglie i cocci e tenta (discretamente) di tenere alto l’interesse. In tal senso la scelta di dividere la narrazione in tre blocchi è un toccasana perché, oltre a permettere una visione più estesa dell’Europa del 2074, concede a tutti i protagonisti un po’ di spazio ed una certa esposizione. Il fatto che questa esposizione poi non arrivi è un altro discorso, tuttavia avere Liv, Kiano ed Elja che hanno un minutaggio abbastanza proporzionale alla loro caratura ha un senso.
Altro lato positivo della scelta di Koch è sicuramente la possibilità di esplorare diversi luoghi senza essere bloccati nel classico “viaggio” volto alla crescita personale, cosa che comunque può accadere ma sarebbe almeno differente per ciascun protagonista. In tutto ciò il fatto di dover andare a Berlino Brahtok è sicuramente uno scopo da perseguire che motiva e stuzzica l’appetito dello spettatore che è ormai pronto ad esplorare altri luoghi della nuova Europa dopo le foreste.
MOSÈ
Oliver Masucci è molto probabilmente l’unico volto famigliare di Tribes Of Europa ed il motivo è legato alla sua interpretazione di Adolf Hitler ad un’altra serie tedesca di Netflix che è assurta agli onori della cronaca: Dark. Masucci in Dark aveva il ruolo di Ulrich Nielsen, qui invece viene introdotto proprio in questo episodio nei panni di Moses, un character molto eccentrico che (molto) facilmente si accaparra le simpatie del pubblico. Ed il motivo è presto detto: i protagonisti mancano di un certo carisma.
Tra Liv, Kiano ed Elja, l’unico personaggio che si sta dimostrando un po’ interessante è Liv (comunque affossata da una monoespressività ingombrante), mentre Kiano ed Elja nei due episodi visti finora non hanno fatto altro che rimanere con la faccia attonita e la mascella spalancata. Non proprio il genere di protagonisti che servono a far breccia nel pubblico, ma è anche questo il motivo per cui Moses si erge subito al di sopra dei suoi colleghi grazie ad un baffo importante ed una parlantina che lascia il segno. E serviva proprio un character così.
IL CUBO UNIFICATORE
In tutto ciò, il vero filo conduttore delle vicende sembra essere questo fantomatico cubo di cui tutti sembrano essere a conoscenza, meno i protagonisti. L’autoesclusione degli Origine ha chiaramente pesato nella condivisione d’informazioni, quindi c’è da presupporre anche una crisi familiare ad un certo punto visto che i tre fratelli sembrano essere completamente all’oscuro di che tipo di società si trovino al di fuori del loro villaggio.
La sensazione che dietro questo cubo si nasconda la possibilità di riportare in vita la civiltà di un tempo non è nuova, e ricorda un po’ quel Revolution di kripkiana memoria in cui l’elettricità veniva meno all’improvviso. Come si diceva, quindi, non una tematica nuova ma sicuramente un topic che attrae ed ispira, dipende solo come verrà sviluppato. Per ora “Capitolo 2” sembra la fine di un prologo, quindi ci sono ancora 4 episodi per approfondire il tutto.
THUMBS UP | THUMBS DOWN |
|
|
Confrontata con il pilot, “Capitolo 2” è sicuramente un gradino sotto quanto si è visto nei precedenti 40 minuti. Tuttavia non si può negare che certe riprese e alcuni nuovi personaggi (Moses in primis) tengono alta l’attenzione e la voglia di proseguire un prodotto carino ma comunque afflitto da alcuni limiti.
Quanto ti è piaciuta la puntata?
0
Nessun voto per ora
Tags:
Fondatore di Recenserie sin dalla sua fondazione, si dice che la sua età sia compresa tra i 29 ed i 39 anni. È una figura losca che va in giro con la maschera dei Bloody Beetroots, non crede nella democrazia, odia Instagram, non tollera le virgole fuori posto e adora il prosciutto crudo ed il grana. Spesso vomita quando è ubriaco.