Trust 1×10 – ConsequencesTEMPO DI LETTURA 5 min

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“They all live happily ever after. What do you think this is, the fucking movies? Stories don’t just stop. Look.”

Effetto domino, butterfly effect, karma. Diversi nomi, diverse spiegazioni, un unico teorema alla base: ogni singola scelta ha le proprie irreversibili conseguenze. Tutte le decisioni che si compiono nel corso della vita hanno risultati diretti ed indiretti e quest’ultimi, paraddossalmente, possono essere i più pericolosi in quanto portano esiti tanto inaspettati quanto dolorosi. Il final season e forse addirittura final series di Trust, meravigliosa scommessa vincente di FX e Danny Boyle, è la summa delle gesta dei personaggi apparsi nello schermo durante l’epopea di cui il giovane Getty è stato protagonista.
Se nella scorsa puntata si era assistito alla fine del rapimento del giovane hippie, nei quarantacinque minuti odierni ogni character conclude il proprio personale cammino intrapreso in questi dieci capitoli, il tutto raccontato da un Brendan Freser strepitoso, multiforme e quasi probabilmente extra-diegetico. Il suo personaggio ha ricoperto diversi ruoli nel corso della serie, dallo “scagnozzo” del miliardario petroliere, al narratore che rompe la quarta parete, fino al grillo parlante, la coscienza di certi personaggi in diverse vicende. Inoltre Fletcher, con il suo vestiario bianco e la sua spiccata bontà, è stato all’interno dello show una figura quasi angelica, che ha portato speranza e fiducia anche nei momenti più disperati. Un personaggio unico e memorabile, capace di rubare la scena a più riprese.
Come detto precedentemente anche in quest’ultimo episodio il cowboy ha avuto il ruolo del narratore ed attraverso i suoi occhi ogni personaggio ha avuto il suo “happy ending”, evidenziando soprattutto il tramonto di una dinastia (Getty) e l’alba di un’altra (‘Ndrangheta).

“Google it.”

Come ogni family drama che si rispetti, all’interno della stessa famiglia ci sono diversi vincitori e vinti. Tra le fila dei vinti, come era auspicabile sin dall’inizio, è presente Jean Paul Getty. Danny, accostandolo a Re Mida, ha creato una metafora pressocché perfetta che risalta ogni pregio e difetto dell’uomo più ricco del mondo. Il magnate, nonostante il suo grande senso degli affari e il suo immenso patrimonio, ha visto tutti i suoi cari andarse, fuggire da un uomo dal cuore di pietra che ha dichiaratamente messo in primo piano il guadagno su qualsiasi altra cosa. Massima espressione di tale durezza la si è vista nello scorso episodio, nell’ultimo faccia a faccia con il figlio che più ha disprezzato negli ultimi anni. Dopo tutto l’egoismo che ha mostrato nelle puntate precedenti, non si può che godere della fine che il regista inglese gli ha riservato: la totale solitudine in un impero dorato, un patrimonio inutilizzabile ed inutile senza poterlo spartire con qualche erede.
Una conclusione meno amara l’ha avuta sicuramente il Golden Hippie, difatti il character interpretato da Harris Dickinson è diventato padre pochi mesi dopo la fine di un incubo che ha costruito lui stesso, con le proprie mani. Tuttavia Boyle non ha voluto creare illusioni allo spettatore, la felicità di John Paul Getty III, come detto proprio da Fletcher, è durata non più di qualche mese, al massimo qualche anno. Come visto in varie scene, il ragazzo non è mai uscito dal tunnel della droga, sostanze che lo hanno portato alla morte sette anni fa. Il suo calvario personale non è partito con il rapimento per mano di Bertolini, bensì è partito quando il padre, John Paul Getty II, ha abbandonato la famiglia, da lì il dolore dell’abbandono non l’ha più lasciato e tutto quello che è ha passato ne è una conseguenza. Un bambino mai cresciuto con un nome troppo pesante da portare sulle proprie spalle.
Infine, l’unico vero happy ending, tolto quello trascurabile di Bullimore, è quello di Primo. Il personaggio interpretato da uno strepitoso Luca Marinelli ha dato via alla creazione di una dinastia e di un impero mafioso che ancora oggi continua ad avere grande influenza in Calabria e nelle regioni limitrofe. Ironia della sorte, proprio come apostrofato dal narratore, il carburante per far partire questa macchina infernale l’ha pagato tutto il vecchio miliardario. L’aguzzino calabrese si è rivelato più astuto di quanto lo era stato in precedenza, puntando più sulla pianificazione che sulla soddisfazione dei suoi istinti più primitivi e superficiali. Proprio colui che stava per uccidere senza troppo pensarci il Golden Hippie, ha creato uno de maggiori mali italiani, dimostrando così di aver imparato dai propri errori. Lezione che ha compreso anche Fletcher nel finale d’episodio, andando a trovare il figlio che aveva lasciato, per non finire come il vecchio Jean Paul Getty.
Nota a margine per il grandissimo lavoro che ha avuto l’Italia in questa strepitosa prima stagione di Trust. Continuare a dire che il cinema italiano è morto ormai è follia, sono sempre più numerose le produzioni italiane che raggiungono il successo. La qualità è presente, in Trust la si può scorgere attraverso attori come Battiston, Arcangeli e Marinelli. Ciò che manca è la fiducia, fiducia che è necessario avere per non pagarne in futuro nuovamente le conseguenze.

 

THUMBS UP THUMBS DOWN
  • Brendan Freser
  • Donald Sutherland
  • Regia 
  • Sceneggiatura 
  • Serie in generale
  • Ovviamente nulla, come sempre tra l’altro
  • Ah sì, i ratings orribili ed ingiusti

 

Se John Pual Getty non avesse lasciato la famiglia suo figlio non sarebbe mai stato rapito. Se il magnate inglese avesse pagato il riscatto di Bertolini, l’Ndrangheta non sarebbe mai diventata così potente. Se gli spettatori americani fossero meritocratici Trust non avrebbe ascolti così pessimi, rischiando la chiusura dopo una prima stagione praticamente perfetta. Tuttavia la storia non si fa con i se.

 

White Car In A Snowstorm 1×09 0.54 milioni – 0.17 rating
Consequences 1×10 0.55 milioni – 0.11 rating

 

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Detto anche Calendario Umano, si aggira nel sottobosco dei prodotti televisivi e cinematografici per trovare le migliori serie e i migliori film da recensire. Papà del RecenUpdate e Genitore 2 dei RecenAwards, entra in tackle in pochi ma accurati show per sfogarsi e dire la propria quando nessuno ne sente il bisogno.

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