Quali sono i pro e i contro di una
trasposizione cinematografica e/o televisiva? I pro sono che i nostri
personaggi e trame preferite prendono vita attraverso attori, effetti
speciali e cineprese. I contro che tutto il buon materiale a
disposizione possa essere sfruttato male da sceneggiatori e produttori hollywoodiani
più
interessati al profitto, ai “big money”, piuttosto
che alla rapporto fedeltà romanzo/film et simila. Fortunatamente,
quando si tratta di Stephen King, i fantomatici registi della “terra
promessa” delle pellicole hanno sempre avuto un certo riguardo
verso la trasposizione delle sue opere, riuscendo a sfornare grandi
capolavori del cinema quali (primi fra tutti) Shining e It; se poi
dietro la cinepresa ci sta una colonna d’uomo come Brian K. Vaughan,
fumettista e regista di talento, allora non solo si va sul sicuro, ma
si può anche pretendere una produzione di un certo livello.
Informo
tutti i lettori che questa nuova serie TV è tratta dal libro “The
Dome” di King, e anche se qualcuno di voi non l’ha letto (come
il sottoscritto) è comunque doveroso chiedere alla produzione che
porta nomi come quelli dei pezzi da novanta sopracitati, qualcosa di
esplosivo, eccitante, accattivante e coinvolgente. Quanti aggettivi
ho detto? Quattro? E quanti ne ha azzeccati la serie? Cazzo, tutti e
quattro. E pure in un solo colpo, con un solo episodio.
Parlavo di sceneggiatori e produttori e tra i vari che si sono accollati l’onere di portare in vita il progetto ci sono alcuni nomi decisamente altisonanti come uno Spielberg, lo stesso King, il già citato Vaughan ed un certo Jack Bender che è stato produttore esecutivo e ha diretto una cosa come 42 episodi di Lost (non 4, non 8, non 15 nè 16 e nemmeno 23 ma proprio 42). Con un pedigree di produttori esecutivi di questo calibro è difficile che ne esca una stronzata epica ma mai dire mai. Ad ogni modo Vaughan riesce a fare una cosa che
pochissimi sceneggiatori e registi hanno saputo fare negli anni: entrare nella testa
del soggetto che ha partorito la cosa che stanno adattando per il
piccolo/grande schermo, e ci riesce con una genuinità e con un tale
impatto da rimanere niente popò di meno che…beh, il termine giusto
credo sia “scimmiati”. Questa sua facoltà di aver
empatizzato una mente come quella di King, non solo gli fa onore, ma
gli ha dato il potere di riprodurre alcuni tratti tipici dello
scrittore che ritroviamo in questo episodio pilota; non so quanti di
voi abbiano letto qualcosa del caro vecchio Stephen, ma come tutti
gli scrittori, anche il romanziere di Portland ha cari certi tratti
tipici (cari anche ai suoi lettori e al sottoscritto) che non riesce
proprio a scrollarsi di dosso e che qui ritroviamo tutti con
prepotenza e con un realismo da brivido, che sono:
-
Innanzitutto, un evento
improvviso, inspiegabile e surreale come una gigantesca cupola che
fa il verso a quella dei Simpson che cade sopra (per la cronaca sono i Simpson ad aver copiato da King e non viceversa visto che The Dome è degli anni ’70)… -
…a una cittadina, Chester’s Mill, che nessuno ha
mai sentito. Apparentemente tranquilla, il solito paese di campagna
fatto da vicini acqua e sapone… ma con i suoi sporchi e (ci
giurerei, sanguinosi) segreti di cui pochissimi abitanti sono a
conoscenza (e uno l’han già fatto pure fuori, aaalèèèè). -
Tanti personaggi che creano una
fitta ragnatela di interazione destinate ad arrivare a degli
esplosivi culmini, con situazione iniziali che delineano un
carattere base che muoverà tutte le loro azioni principali, con
sicuramente qualche esorbitante colpo di scena. Alcuni di loro
magari sembrano non centrare un emerito cazzo nella storia (come la
strana famiglia di fatto), ma che di sicuro, con il twist successivo
di emozioni, troveranno il loro posto nella storia e tutti i nodi
verranno al pettine.
-
Messaggi/frasi/comportamenti
enigmatici e apparentemente sconnessi tra loro, in una trama che
unisce sapientemente lo sci-fi, l’horror ma sopratutto il thriller,
genere che più di tutti tiene lo spettatore sul “chi va la”
e che regala sempre i migliori colpi di scena (s’è visto a fine
episodio con il peacemaker di Duke). -
Misteri. Un sacco di mistero che
in confronto Lost è la versione per bimbi dell’asilo di Cluedo.
c’è e Brian K. Vaughan “is in da house” (come direbbero i
rapper della West Coast) o “is in da dome”? Va beh,
lasciamo stare la battutacce, che forse non è il caso.
Ma cos’è una buona sceneggiatura senza un cast decente e ben amalgamato? Niente, ecco perchè tra i vari protagonisti ci sono un certo
Purtroppo,
per il momento questo c’è da dire, ricordo che il pilot è
come un open day dove i professori fanno vedere quant’è figa e
quant’è bella la scuola dove forse potrebbe andare il figliolo
accompagnato dai genitori che la visita, si dà una
presentazione molto generale di quello che succede, in questo caso
direi che è più come una fiera della gastronomia, dove si possono
assaggiare un sacco di piatti stuzzicanti, tanto da lasciare il
sapore in bocca e volerne mangiare ancora. Ecco, è proprio così, Under The Dome ha il pericoloso pregio di essere assuefante
(del resto, è stata seguita da 13 milioni di spettatori). D’altro
canto, forse si è data una presentazione fin troppo generale della
situazione spiegando un po’ di cose ma, ovviamente, non tutte le
cose, dato che (molto probabilmente) il caro Brian vorrà tirare
molto per le lunghe la serie e con tante stagioni, almeno da come è
strutturato l’episodio si ha questa impressione. Questo, per chi non
ama le serie troppo lunghe e intricate, potrebbe essere un problema,
unito al fatto che questo telefilm ha molti elementi che hanno reso
Stephen King…beh, Stephen King e che forse sono più apprezzabili
da chi ha già letto molti suoi lavori o che abbia già visto molte
opere tratte dai suoi romanzi, quindi se non vi piace quello che fa,
come scrive e tutto quello che l’ha reso quello che è, allora state
alla larga da questa serie, vi fareste solo del male (però oh, se
siete masochisti, noi di RecenSerie mica vi giudichiamo).
Una
menzione d’onore va anche agli effetti speciali che hanno
mostrato i veicoli quali camion e arerei schiantarsi contro le
pareti, utilissimi per dare allo spettatore la sensazione di essere
rinchiusi dentro qualcosa di vasto e gigante come una cupola
trasparente, e soprattutto l’indimenticabile “cow-split” che ha fatto sorridere un po’ tutti perchè, ammettiamolo, avremmo voluto tutti essere la presenti.
PRO:
- Tanti personaggi gestiti con
intelligenza, dando ad ognuno il giusto spazio - La “cow-split”, già considerata un must
- Superba rappresentazione dello
stile da cui è tratto il serial - Ottimi effetti speciali
- Senso di suspance costante
- Potrebbe piacere ai soli fan di
King, altri (per convincersi) potrebbero aver bisogno di una seconda
e più attenta visione - Episodio molto ma molto
introduttivo. Per sapere altro, bisognerà avere molta pazienza.
serie (per come si è inizialmente presentata) riesce nell’intento di
catturare l’attenzione, meritandosi fiducia e assolutissimamente una
possibilità di essere seguita. Io, come spero tutti voi, non posso
far altro che aspettare di vedere quante luci (e sopratutto, ombre)
vengano sollevate allo scoperchiare della cupola.
Quanto ti è piaciuta la puntata?
0
Nessun voto per ora