Under The Dome 2×05 – ReconciliationTEMPO DI LETTURA 5 min

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Come ci suggerisce il nome, “Reconciliation” si fa carico di presentarsi come una sorta di “nuovo inizio” di Under The Dome, utilizzano una versione bislacca del Giorno del Ringraziamento americano (dove tutti si ricongiungono con qualcuno tra le scuse e i ringraziamenti) e s’ingrana la marcia verso un brand new start; la stessa cosa avviene più o meno in quest’episodio, dove la maggior parte delle trame sollevate dal pilot fino ad oggi arrivano ad una conclusione, mescolando le carte in tavola e dando vita ad un nuovo status quo per quelli di Chester’s Mill. L’unica cosa con cui il serial tratto dal romanzo di Stephen King non si ricongiunge è il suo pubblico, che l’ha ormai etichettato come lo zimbello del palinsesto estivo, buono solo come bersaglio per allenarsi a tirare pomodori e uova marce. Sicuramente, qualcuno di voi gentili lettori di RecenSerie, starà pensando che siamo troppo cattivi con questa serie, che ci stiamo andando giù troppo pesante con le critiche…e avrà pure ragione, ma il problema è che Under The Dome, tutti questi commenti intrisi di acidità da zitella, se li va proprio a cercare.
Arrivati a questo punto, si può affermare con certezza che il serial può essere annoverato nella categoria “guilty pleasure”, ovvero, in quell’insieme di cose in cui vengono catalogate tutte quelle cose che nessuno di noi vorrebbe mai vedere/sentire a causa della sua scadente qualità, ma che (per qualche strana ragione) ci attira ad esso come una falena è attirata dal fuoco; la falena sa che il fuoco fa male, ma non importa, è troppo bella la fiamma. La cosa funziona un pò come i Tomacco dei Simpson: fanno schifo, eppure mettono assuefazione e non si può smettere di mangiarli; ecco, Under The Dome è questo: un Tomacco dei Simpson. 
L’elemento di assuefazione (quello che, sicuramente, attira di più gli spettatori) è questo mistero legato alla Cupola e tutti gli altri piccoli peccatucci e segreti dei singoli personaggi e protagonisti che, pian piano, vengono a galla creando disastrosi scenari e, il più delle volte, sfiducia e stupore generale; il fattore del mistero e dell’ignoto è di sicuro l’aspetto migliore di tutta la serie ed è gestito così bene da far diventare assetato di curiosità e sapienza anche l’essere umano devoto al menefreghismo più totale. Grazie anche all’uso di colpi di scena, a volte riusciti e a volte telefonatissimi, Under The Dome presenta almeno una scusa valida per sottoporsi a questa tortura della durata di quaranta minuti, in cui la soluzione di questo intricato enigma sembra sempre più lontana.
Tutto il resto invece? Tutto il resto invece è un tripudio di facepalms e di “Mapperchè!?” gridati con così tanta frustrazione da raggiungere l’estensione vocale di Freddie Mercury. Certo, è stato così anche negli altri episodi, ma qui si raggiungono nuovi significati all’espressione “toccare il fondo”, nonchè nuovi livelli di imbarazzo che il serial tratto dal libro di King può raggiungere; la particolarità di “Reconciliation”, è che questo quinto episodio della seconda stagione è involontariamente un mix dei generi horror e comico, ma per i motivi sbagliati. Fa paura per quanto sia scemo (un cartellone con scritto “Voluntary Share Food Drive”? Che stiamo, alle elementari? E dove l’avete trovato il tempo per farlo?) e fa ridere perchè tutti, cast e produzione compresa, sono estremamente convinti di quello che fanno, anche se le decisioni narrative concordate sono palesemente delle vaccate, scritte e recitate peggio. Se questo commento vi sembra eccessivamente critico e spietato, analizziamo la cosa con un paio di esempi: 1) Phil, da DJ a sceriffo, da maestro delle compilation rock… a freddo assassino che manco il Punitore e terrorista esperto e collaudato; questo suo “turn heel” non è per niente interessante, ma piuttosto preoccupante, dato che in tempo zero diventa capace non solo di saper cosa usare per provocare delle esplosioni, ma anche di saper usare una pistola (senza nessun addestramento) e di non provare rimorso alcun nell’uccidere una persona: scavati la fossa, Frank Castle, arriva DJ Phil! Scherzi a parte: sul serio, cari lettori di RecenSerie, nessuno sa più cosa fare con questo personaggio dalla faccia antipatica; 2) Il problema della scarsità di risorse alimentari. Se prima poteva essere una questione importante e da analizzare con cura, questa “mini-saga” che aveva come obiettivo la risoluzione del problema della scarsità di cibo è stata conclusa nel peggiore dei modi: con una miracolata moltiplicazione delle scorte di cibo; gli sceneggiatori avrebbero potuto uscirsene in maniera più elegante semplicemente ammettendo la verità e dicendo allo spettatore che dovevano tagliarla su in fretta e furia per passare ad altro. Così facendo avrebbero fatto più bella figura, sopratutto perchè non è la prima volta che qualche sottotrama del telefilm viene risolta in questa maniera superficiale e approssimativa o, addirittura, quando viene il momento di mostrare lo sviluppo che tutti stavano aspettando… beh, commette terribili scivoloni e se la gioca proprio, proprio male. Un altro esempio? Il triangolo teendrama tra Joe, Norrie e Melanie: la chick fight tra le due teenagers ce la si aspettava praticamente dall’inizio; e invece, quello che abbiamo visto è stata solo una gara di spintono tra la giovin-zombie e la donna con la fronte grande come una pista d’atterraggio di un Boeing 747.
Sorvoliamo sulla blasfema e indecente citazione nel cliffhanger finale e sulle pessime realizzazioni sceniche (l’esplosione su tutto).

PRO:

  • Il mistero tiene botta
CONTRO:
  • Tutto il resto
Under The Dome continua a rimanere imprigionato sotto quella cupola infestata di tutte quelle cose brutte a cui non bisogna dare ascolto e che, sopratutto, non bisogna usare per fare un buon telefilm. Soluzioni sbrigative a trame tirate in lungo, personaggi senza senso e sballottati da rilanci fuori personaggi, direzione narrative totalmente fuori logica: questo e altro, a Chester’s Mill. Eppure, nonostante tutto quel mal di Dio, il comparto mystery del serial rende il tutto più guardabile, funzionando come una sorta di dolce medicina che rende più sopportabile l’agonia provocata da tutto il resto; ovviamente, è bene ricordare che quest’unico pregio non risolleva lo show dalla sua vertiginosa decadenza, ma lo rende solo l’unico elemento di sollievo.
Revelation 2×04 6.74 milioni – 1.50 rating
Reconciliation 2×05 6.57 milioni – 1.50 rating

VOTO EMMY

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