Under The Dome 2×11 – Black IceTEMPO DI LETTURA 4 min

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“Black Ice!? Ma quello degli AC/DC?”. No, quello della CBS.
L’undicesimo episodio di Under The Dome, il serial tratto dall’omonimo libro di Stephen King. Quel telefilm che, quando lo guardi, vieni svuotato nell’animo e privato di qualsiasi capacità di relazione e comunicazione, trasformandoti in tutto e per tutto in un vegetale amorfo. “Attenzione! La visione di questo serial televisivo causa catatonia e analfabetismo difficilmente reversibili”: doverebbero metterla quest’avvertenza in stile sigarette all’inizio della puntata, giusto per avvertire lo spettatore del guaio in cui si sta per cacciare. 
Mentre dentro la Cupola aleggia un’innaturale gelo fuori stagione, intorno allo spettatore aleggia un’altrettanta innaturale aura di amarezza per quanto visto in questi nuovi quaranta minuti che spuntano sulla tabella di marcia il -2 al Season Finale, cosa di cui siamo tanto contenti. Così come siamo contenti del cliffhanger finale che porta alla nostra attenzione un’interessante scenario: la Cupola che riduce la sua estensione a vista d’occhio; fra tutte le casuali sfighe settimanali sottoposte ai Domers, questa si presenta come la più pericolosa poiché (in apparenza) lascia poco spazio a delle soluzioni analoghe a quelle con cui gli abitanti di Chester’s Mill respingevano le prove pescate a muzzo dalla Ruota di Milano. E’ in tutto e per tutto una di quelle svolte che fanno crescere la “smania del sapere” e di cosa succederà la prossima volta, sensazione del tutto inedita per Under The Dome, che finora aveva spinto il continuar della visione solo per il perverso amore delle consuete mimmate che ci piace tanto odiare; difatti, se questa svolta narrativa sarà usata bene come l’eccellente comparto mystery del serial, allora può darsi che il restringimento della Cupola donerà allo show del piacevole intrattenimento. Ovviamente, questa ipotetica previsione è più che altro un augurio esageratamente ottimistico; ok che la speranza è l’ultima a morire, ma qui diciamo che è stata proprio abbandonata per strada, e di conseguenza al suo destino. 
Forse è esagerato dirlo, ma “Black Ice” sta ad Under The Dome come il Black Tuesday sta agli Stati Uniti d’America. Il cosiddetto “Martedì Nero” rappresenta per gli Americani uno dei capitoli più cupi e disperati della storia della nazione a stelle e strisce, così come lo è l’episodio in questione per Under The Dome. E sia chiaro: non a livello di trama, quanto a livello del mood e della regia con cui si presenta allo spettatore, e cioè con una svogliatezza disarmante. Se escludiamo la scappatella a Zenith, che ha dato uno scossone generale alla trama, tutta la seconda stagione del serial ha visto il continuo ripetersi degli stessi schemi: un eterno ritorno dell’uguale che ha trasformato lo show in una noiosa filastrocca da raccontare a menadito per non prendere l’insufficienza; una volta, questa ripetitività, era spezzata dall’avanzare del mistero dietro la Cupola e i suoi effetti, ma anche questo interessante specchietto è stato apparentemente eliminato senza pietà dal contesto, lasciando la serie tv preda dei suoi difetti. Dunque, in sostanza, perchè “Black Ice” è stato paragonato al Martedì Nero? Perchè è qui che il castello di carte crolla su se stesso, è qui che il coperchio viene alzato e viene scoperto che il continuo utilizzo della stessa formula presenta il conto, dimostrando che non è abbastanza cambiare la situazione per costruire un’episodio diverso dal precedente, non basta cambiare una tempesta di sabbia con una pioggia di sangue incandescente: il tutto si ripeterà come una morbosa storia infinita dove le prove saranno risolte con una soluzione bislacca, i personaggi parleranno delle stesse cose (attraverso i soliti orribili dialoghi), faranno le stesse cose (come Big Jim che si pente delle sue azioni e cerca nuovamente di cambiare) e così via. Ma, come se non bastasse, all’orizzonte c’è un altro problema ancor più grave.
Se in origine lo show e la produzione erano i primi sostenitori di se stessi, adesso sembra che nemmeno loro ci stiano credendo, sembra che pure loro si siano resi conto del livello di dumbness che ha raggiunto Under The Dome tanto girare e scrivere questo episodio con una superficialità unica nel suo genere; ecco perché si diceva che, a fine visione, lo spettatore viene posseduto dall’amarezza: perché non c’è manco la voglia di tenere duro fino alla fine, e la cosa (giusto per usare il Rebecca modus operandi) è scientificamente dimostrata da alcuni buchi logici della puntata, primo fra tutti: Lyle che riemerge da un lago ghiacciato meno infreddolito di Julia. Ripeto: riemerge, meno infreddolito, da un cazzo di lago ghiacciato, con una cazzo di canottiera. Neanche la voglia di correggere piccoli, grandi errori come questo. La cosa che delude di più è proprio questa: che l’intera puntata è dominata dalla stanchezza di tutti i suoi collaboratori, i quali hanno lavorato a questa puntata solo perché tempistiche e contratto gli imponevano di farlo. 

THUMBS UP THUMBS DOWN
  • – 2 al Season Finale
  • La Cupola si restringe 
  • Comparto Mystery ancora protagonista di “Chi l’ha visto?”
  • Tutto il resto
Come detto in “The Fall“, si contava in modo parecchio speranzoso di non trovarci nuovamente ad esclamare “Che sviluppo rivoltante!” per descrivere (in maniera molto riassuntiva) la cattiva riuscita della puntata. Ma, con “Black Ice”, Under The Dome riesce a fare addirittura di peggio, toccando il baratro del fondo da ogni punto di vista: direi che quest’undicesimo episodio del serial è la definizione da vocabolario dell’espressione “episodio penoso”.
The Fall 2×10 6.29 milioni – 1.2 rating
Black Ice 2×11 6.62 milioni – 1.4 rating

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