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Venom – La Furia Di Carnage

Recensione di Venom - La Furia Di Carnage, Tom Hardy torna nei panni di Venom in un film che rischia di rendere il simbionte il nuovo zimbello del Marvel Cinematic Universe

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A più di un anno dall’unione forzata con il simbionte alieno Venom, Eddie Brock (Tom Hardy) è pronto a riprendere in mano la sua carriera di giornalista investigativo intervistando in carcere il serial killer condannato a morte Cletus Kasady (Woody Harrelson) al fine di scoprire dove sono sepolti i corpi delle sue vittime. Quando però quest’ultimo diventa l’ospite di un altro simbionte ancora più feroce e spietato, il protagonista dovrà mettere da parte le divergenze con Venom per combattere la furia devastante di Cletus e del suo nuovo alleato Carnage.

A prescindere dal gradimento personale e dall’accoglienza negativa da parte della critica, a Venom – La Furia Di Carnage va comunque riconosciuto un grosso traguardo: il film, diretto da Andy Sarkis (Mowgli – Il Figlio Della Giungla) e scritto da Kelly Marcel (Crudelia, 50 Sfumature Di Grigio), ha infatti mostrato tutta la sua furia anche al botteghino, superando i 100 milioni negli Stati Uniti e raggiungendo quasi i 3 milioni di euro solo nel box office Italia. Risultati che mostrano numeri molto simili al periodo pre-pandemico e che premiano senza dubbio il timido ottimismo mostrato nei confronti di una situazione, ovvero l’andamento dei film nelle sale, al momento più delicata che mai vista la pandemia ancora in corso.
Il film, inizialmente previsto per il 2 ottobre 2020, è stato rinviato numerose volte rispetto alla data iniziale a causa della pandemia di COVID-19, venendo infine distribuito nelle sale il 1 Ottobre (il 14 Ottobre in Italia). Tom Hardy torna insieme al simbionte alieno Venom nei panni del giornalista Eddie Brock e, tra un siparietto comico alla Casa Vianello e l’altro, dovrà affrontare il suo nuovo nemico, lo spietato serial killer Cletus Kasady, interpretato da Woody Harrelson che, e dispiace molto dirlo, non brilla in questo personaggio fortemente bidimensionale e privo di qualsivoglia approfondimento psicologico. Un film che gioca molto di più sul rapporto conflittuale tra i “due” protagonisti che sulla trama e sull’azione – i combattimenti sono veramente ridotti all’osso per far spazio a siparietti (non) comici e sequenze senza capo né coda – e che trova nella mancanza di coerenza narrativa il suo più grande difetto.

Man, those two need some serious couples counseling.

Quando ci si approccia alla visione di un film tratto da un fumetto bisogna innanzitutto tenere a mente che il giudizio sarà, per coloro che già conoscono l’opera madre, condizionato dall’effettiva aderenza del film al fumetto. Nonostante chi scriva si trovi al di fuori di questa cerchia, risulta comunque facile empatizzare con la figura dello spettatore “tradito” dall’opera di adattamento, tanto più se, dal punto di vista del semplice amante di film, il sentimento finale è comunque lo stesso: una forte delusione.
Tralasciando il lavoro barbaro compiuto sul personaggio di Venom, trasformato in una macchietta a cui è affidata solo ed esclusivamente la linea comica – che non fa ridere – e relegato in questo secondo capitolo al ruolo di moglie di Eddie, dal punto di vista prettamente cinematografico la pellicola regala al suo pubblico 97 minuti di pattume audiovisivo come non se ne vedeva da tempo.

MA PASSIAMO AGLI INSULTI…


Come già accennato in precedenza, il più grosso problema del film è la totale assenza di coerenza narrativa. Se la delusione è la prima sensazione che lo spettatore percepisce al termine della pellicola, la seconda è senza dubbio la confusione.
Riassumendo la trama per sommi capi (da qui in avanti sono presenti spoiler): Eddie viene chiamato espressamente da Cletus come unico confidente e la risposta alla domanda del giornalista sul perché avesse scelto proprio lui è “I like you” (sceneggiatura e dialoghi sopraffini); Venom ha bisogno di una “pausa di riflessione” e va a farsi un giro in un locale gay dove fa coming out (sequenza completamente senza senso); Cletus prima litiga con Eddie parlando di cose personali di cui lui è informato ma che non si capisce bene perché dovrebbe esserlo, poi lo morde e il sangue dei due entra in contatto creando un nuovo simbionte (si riproducono così i simbionti?); Cletus e il simbionte fanno una strage e intanto recuperano Shriek che ha il potere di urlare fortissimo in faccia alla gente (la sua utilità finisce lì), ma a Carnage, che nel frattempo si scopre essere il figlio di Venom (si riproducono così i simbionti.) lei non piace e quindi la simbiosi tra lui e Cletus si mostra fragile; Eddie e Venom tornano amici e sconfiggono il nemico con il potere dell’amore e poi rinnovano i voti nuziali su una spiaggia dei Caraibi.
Ironia spicciola a parte, il lavoro di scrittura, e in particolar modo il lavoro compiuto sui dialoghi, rivela tutta la sua fragilità nei momenti in cui lo spettatore avrebbe bisogno di essere preso per mano, dove “per mano” si intende ricevere risposte basilari e sensate e che mostrino un po’ di coerenza in quei punti del film in cui qualcosa di apparentemente importante avviene. Nulla in merito alla riproduzione dei simbionti; si scopre che Carnage è il figlio di Venom e sembra non essere un’informazione rilevante; Cletus sembra avere una storia alle spalle che lo lega in qualche modo a Eddie ma nulla viene accennato. Tutti i personaggi si muovono alla cieca in un campo minato che continua ad esplodere sotto i loro piedi, mossi soltanto da una macchina narrativa che muove i suoi character solo per inerzia all’interno di una storia che fa acqua da tutte le parti e che, nel suo tentativo di risultare divertente, sfocia spesso e volentieri nell’imbarazzo.

Letal Protector Out.

Oltre alla già citata piattezza nella scrittura, si affianca una totale mancanza di identità dei suoi protagonisti, buttati nella mischia senza il benché minimo approfondimento psicologico e per questo privi di qualsivoglia strumento per creare empatia con chi sta guardando. Senza contare la marea di sequenze e dinamiche inutili come la scena del “coming out” di Venom, creata probabilmente al duplice scopo di inserire Little Simz – che ha collaborato alla soundtrack del film – e buttare a caso all’interno della pellicola un sottotesto forzato e non richiesto (LGBT+ e coming out party) ad un film che già mostra gravi carenze nel testo principale. Oppure l’intervento totalmente a caso di Dan, che in qualche modo arriva alla cattedrale per “salvare la situazione” (in realtà non fa altro che peggiorarla) vestito per la serata latinoamericano in discoteca; Eddie che parla con due galline e Venom che distrugge la cucina nel tentativo di cucinare; Shriek che vede il suo uomo “posseduto” da un grosso bestione alieno e si mette a ridere invece che rimanere attonita dalla paura e, in generale, l’intero arco narrativo del personaggio, che poteva tranquillamente essere tagliato senza creare il benché minimo cambiamento nella trama.
Dal punto di vista della CGI c’è un po’ di delusione, a maggior ragione visti i 110 milioni investiti nel progetto, ma si potrebbe anche chiudere un occhio, non fosse però per delle sequenze di combattimento durante le quali non si capisce una mazza e che finiscono per invalidare il mediocre lavoro fatto con la computer grafica. Uno dei più classici apri tutto, smarmella e porta a casa che non può far altro che amplificare, forte anche della scena post-credits, le già forti preoccupazioni circa l’inserimento di Venom all’interno del Marvel Cinematic Universe.


Senza se e senza ma, uno dei peggiori film usciti nelle sale negli ultimi dieci anni.

 

TITOLO ORIGINALE: Venom: Let There Be Carnage
REGIA: Andy Serkis
SCENEGGIATURA: Kelly Marcel
INTERPRETI: Tom Hardy, Michelle Williams, Woody Harrelson, Reid Scott, Naomie Harris, Stephen Graham
DISTRIBUZIONE: Sony Pictures Releasing (USA), Warner Bros. Entertainment (Italia)
DURATA: 97′
ORIGINE: USA, 2021
DATA DI USCITA: 01/10/2021

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Ventinovenne oramai da qualche anno, entra in Recenserie perché gli andava. Teledipendente cronico, giornalista freelance e pizzaiolo trapiantato in Scozia, ama definirsi con queste due parole: bello. Non ha ancora accettato il fatto che Scrubs sia finito e allora continua a guardarlo in loop da dieci anni.

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