Tra i primi prodotti televisivi ad emergere in questo principio di 2022, sulla ABC si fa largo Women Of The Movement.
Historical drama scritto e creato da Marissa Jo Cerar e diretto da Gina Prince-Bythewood, l’opera inaugura la nuova annata seriale portando in scena una storia reale, potente, fatta di ingiustizia ed ineguaglianza. E non è difficile capirne il motivo sin dai primi istanti che ne descrivono l’ambientazione: America, anni ’50, segregazione razziale.
Women Of The Movement si rifà ad una storia realmente accaduta ma che nella progettazione della serie tv si basa principalmente sul libro scritto da Devery S. Anderson intitolato “Emmett Till: The Murder That Shocked the World and Propelled the Civil Rights Movement”. Un’opera che è anche un mezzo di denuncia che ripercorre in dettaglio la tragedia di Emmett Till, quattordicenne afro-americano brutalmente ucciso nel 1955, e di come per decenni i suoi assassini siano rimasti impuniti a causa di quegli elementi già sottolineati in precedenza: America, anni ’50, segregazione razziale.
STORIA E PRODUZIONE
Women Of The Movement ha esordito lo scorso 6 gennaio sulla rete ABC, tuttavia il progetto iniziale parte da molto prima e su tutt’altro network. L’idea di una serie basata sulla storia di Emmett Till prende infatti piede nel 2016, quando un team composto da Jay-Z, Will Smith e Aaron Kaplan propone lo show alla HBO.
Con il passare del tempo e la momentanea messa da parte del progetto, cambia anche il modo di concepire l’adattamento il cui focus assume altri contorni. Il suddetto team ritorna a lavoro nel 2020 e in concomitanza con il 65° anniversario della morte di Emmett, la ABC ne ufficializza la produzione. Una serie che non sarà più incentrata sull’assassinio in sé, bensì sulle sue conseguenze. L’uccisione di Emmett, infatti, fu l’evento scatenante che diede un’enorme spinta al movimento dei diritti civili e, in questo caso specifico, Women Of The Movement sceglie di concentrarsi sulle donne che mantennero vivo tale movimento. Il tutto spinti dalla figura di Mamie Elizabeth Till-Mobley, la mamma di Emmett.
Ed è proprio da questo personaggio che la serie ha inizio. Interpretata dall’attrice Adrienne Warren, il character di Mamie Till viene mostrato sin dai primi istanti attraverso un’inquadratura del tutto incentrata sull’essere madre. Il dolore che si dovrà raccontare in seguito assume così contorni più potenti grazie alla manifestazione cruda e reale dell’amore di una madre verso il figlio. Un modo sicuramente efficace per colpire sin da subito lo spettatore e incanalare al meglio l’idea di questa donna che, dopo l’assassinio del figlio, dedica la sua vita alla ricerca di giustizia.
UN PASSATO NON TROPPO LONTANO
Women Of The Movement è una storia di razzismo e disuguaglianza nell’America degli anni ’40/’50 ma che ricalca tristemente anche i giorni nostri. Durante la visione del pilot, infatti, non ci si può approcciare agli eventi come ad un passato lontano ed è questo un ulteriore elemento che dona ancora più forza all’episodio.
Se infatti ad una prima occhiata la strada intrapresa dalla serie appare più volte utilizzata a livello narrativo, la sua carica emotiva senza tempo, unita al messaggio sempre attuale, lo rende un prodotto necessario.
Ed è da questo che “Mother And Son” parte. Il primo episodio, infatti, svolge un ottimo lavoro nel presentare i personaggi principali: oltre Mamie Till, rilevante è anche la figura della nonna Alma Carthan (interpretata da Tonya Pinkins) ma soprattutto Emmett Till, portato in scena dal giovane attore Cedric Joe.
Si è già detto come il fine ultimo della serie sia quello di raccontare il movimento dei diritti civili portato avanti in quegli anni dalle donne, il tutto prendendo come punto di riferimento Mamie Till e la sua ricerca della verità. Il pilot di Women Of The Movement, però, non inizia la sua narrazione da questo ma svolge un’egregia funzione di background nel presentare ambientazione, fatti e avvenimenti.
Un lavoro ben articolato ma non scontato, dato che si parla di una miniserie di sei episodi. La puntata dedicata a Emmett si dimostra così altamente funzionale, con una descrizione ben definita del ragazzo (esuberante e ingenuo), della madre (un po’ troppo apprensiva) e della differenza culturale e razziale tra Chicago e il Mississipi; il tutto coronato dalla presentazione fortemente accurata degli uomini bianchi, figli della loro società ma anche di un’innata prepotenza e prevaricazione. Tutti elementi utili nel spianare la strada al vero fulcro della storia che Women Of The Movement affronterà nei prossimi episodi.
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Women Of The Movement presenta una storia di certo non nuova ma che sembra non essere stata raccontata ancora abbastanza.
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Nata con la passione per telefilm e libri, cresciuta con quella per la scrittura. Unirle è sembrata la cosa più naturale. Allegra e socievole finché non trova qualcosa fuori posto, il disordine non è infatti contemplato.
Tra una mania e l'altra, si fa carico di un'estenuante sensibilità che la porta a tifare per lo sfigato di turno tra i personaggi cui si appassiona: per dirla alla Tyrion Lannister, ha un debole per “cripples, bastards and broken things”.