L’attesa di una serie TV è essa stessa la serie TV costituisce un ecosistema narrativo particolarissimo. Dal momento in cui uno show viene annunciato, passando per l’annuncio del cast, fino alla visione dell’episodio pilota, nel cervello dello spettatore viene a crearsi un intero mondo fragilissimo. Mondo che verrà poi frantumato dai primi minuti di una qualsiasi 1×01, lasciando al suo posto una catarsi dettata dall’entusiasmo, oppure la pura e semplice delusione.
Young Sheldon lascia assolutamente intatto il precedente ecosistema costituito dalle aspettative. Quando distrattamente si è appresa la notizia di questo spin-off, era già possibile costruire nella propria testa l’ossatura base della serie. In tutto il suo piattume e la sua inutilità, oltre che da una buona dose di paraculaggine.
Chiunque ricordi gli albori di The Big Bang Theory non può non aver notato la mutazione continua della celebre sit-com che, da rappresentazione di un mondo specifico (quella dei nerd e della loro difficoltà di relazionarsi con il mondo esterno – la theory non fa riferimento al Big Bang da cui tutto è nato, bensì da un più scurrile banging), è piano piano divenuta un one man show, una volta appurato il successo del personaggio interpretato dall’ottimo Jim Parsons. Però l’intera struttura su cui si regge TBBT – da buona sit-com che si rispetti – è quella del parlato, del narrato. La parola, la battuta, la smorfia sovrasta l’azione. Andando più sullo specifico: Sheldon ha spiccato il volo come personaggio per ciò che diceva e per come lo diceva. Quindi anche per cosa raccontava.
La sua infanzia è più volte ripresa nella serie. Dal fanatismo religioso della madre, all’alcolismo del padre, all’ambiente retrogrado della sua infanzia in generale. Il Pilot di Young Sheldon si limita a mostrare ciò che lo spettatore già conosce perfettamente, o perché esplicitamente detto, o per un semplice processo di deduzione. Che i familiari fossero molto più umani della descrizione quasi bestiale che il Dottor Cooper porta costantemente avanti era di facile previsione. La resa così umana che ne risulta, soprattutto del padre e del fratello maggiore, tende ad aumentare la drammatizzazione dello spin-off che, già privato del leggero scenario da sit-com, accentua ulteriormente il “disagio” dell’intera famiglia Cooper.
E poi non si ride mai. Anzi, si abbozza un qualche sorriso proprio nel racconto fuori campo del “vero” Sheldon, tutto il resto è un riquadro familiare utile a impostare quella che a tutti gli effetti è una nuova comedy patrocinata da un personaggio il cui marchio è utile per aprire tutte le porte.
Il primo episodio di Young Sheldon quindi presenta un “già sentito”, grazie a 10 stagioni (!) di monologhi sheldoniani. Ma anche il “già visto” non si lascia desiderare. Inutile elencare la quantità di comedy impostate su una famiglia semi-disfunzionale con ogni componente a rappresentare personalità diverse, utili ad attirare tutti i tipi di pubblico. Certo – si potrebbe obiettare – in questo caso c’è la particolarità del piccolo Sheldon, bambino prodigio e sociopatico. Vero. Ma una certa Malcolm In The Middle, una delle serie più sottovalutate di sempre, aveva già battuto anche questo terreno.
E Malcolm era indubbiamente più simpatico del mini-Sheldon di Iain Armitage. Bazinga!
THUMBS UP | THUMBS DOWN |
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Allo stesso modo si accoglie questo spin-off tutt’altro che richiesto. La schiaffeggiante votazione rappresenta un gesto di pigrizia e indolenza verso il nulla cosmico che questa serie potrà in qualche modo evocare. Un’apatia quasi peggiore del furore che spesso spinge ad attribuire valutazioni ben più negative.
Pilot 1×01 | 17.21 milioni – 3.8 rating |
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Approda in RecenSerie nel tardo 2013 per giustificare la visione di uno spropositato numero di (inutili) serie iniziate a seguire senza criterio. Alla fine il motivo per cui recensisce è solo una sorta di mania del controllo. Continua a chiedersi se quando avrà una famiglia continuerà a occuparsi di questa pratica. Continua a chiedersi se avrà mai una famiglia occupandosi di questa pratica.
Gli piace Doctor Who.