Zorro 1×01 – The Chosen OneTEMPO DI LETTURA 7 min

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Zorro 1x01 recensione“Là sulla duna,
quando brilla la luna,
spunta il nostro eroe Zorro,

che lascia il suo segno, una Z, a chi è indegno,
la Z che vuol dire Zorro!

IL RITORNO DELLA Z


L’uomo ha in sé l’innata tendenza a raccontare sempre le stesse storie e gli stessi personaggi, ma da angolazioni differenti. Si perde il conto di quante storie su Artù e i cavalieri della Tavola Rotonda, sulla guerra di Troia, sui viaggi di Ulisse, sul mito di Eracle o sulle avventure di Robin Hood siano state realizzate dalla notte dei tempi ai giorni nostri. Spaziando tra i generi e gli approcci più disparati, dalla parodia alla riproposizione in chiave fantasy o fantascientifica, fino alla rilettura di genere o ai tentativi di rendere più solida la dimensione storica di queste opere (un esempio su tutti: King Arthur).
Questa tendenza non ha risparmiato gli eroi della cultura più recente. Sicché non solo Lancillotto e Achille, ma anche Sherlock Holmes, il mostro di Frankenstein, Dracula e Amleto hanno rivissuto innumerevoli volte nei romanzi, nelle serie televisive, nei videogiochi, nei fumetti, nell’animazione e nei film.
Tra quei personaggi che vengono periodicamente “rispolverati” c’è anche Zorro. Nato dalla penna dell’altrimenti sconosciuto Johnston McCulley, questo vigilante mascherato, molto probabilmente il primo della sua specie, è stato riproposto in tutte le salse possibili. In Italia è noto soprattutto grazie alla serie televisiva del 1957, targata Disney, o a quella a colori del 1990, o ancora grazie all’anime italo-svizzero-giapponese del 1994. Più di recente ne sono stati realizzati due film, in cui la maschera nera è stata indossata da Antonio Banderas. Tuttavia, era da un bel po’ che Don Diego de la Vega mancava dagli schermi televisivi. E ad Amazon Prime hanno pensato bene di colmare questa mancanza, regalando al mondo intero (ma all’Italia più tardi, perché da noi a quanto pare arriverà prossimamente su Canale 5) la serie di cui di seguito verrà analizzato il primo episodio.

LA ORIGIN STORY DI ZORRO


Come fare a riproporre Zorro nel 2024? La sua storia, tutto sommato, è nota a chiunque e non ha più l’appeal di una volta. Il miliardario che di giorno fa la bella vita e lo sciupafemmine e di notte si maschera di nero e combatte il crimine non risulta più innovativo come cento anni fa, anzi, rischia di apparire un personaggio noioso. Per di più lo stesso concept è stato “riciclato” per Batman. E Batman è più figo di Zorro, no?
Per questo in quel di Amazon hanno pensato di cambiare pesantemente la storia, mantenendo l’ossatura originale ma rivoltando tutto il contorno. Don Diego de la Vega è sempre uno scavezzacollo all’apparenza viziato e superficiale, ma il suo ritorno dalla Spagna alla California è legato a una tragedia assente dalla versione “originale” della storia: la morte del padre, Don Alejandro.
L’idea in sé non è malvagia, perché crea un mistero sul quale il protagonista dovrà indagare nel corso della stagione e ibrida l’azione con il giallo investigativo. Tuttavia, e qui arriva la vera bomba, l’assassino “ufficiale” di Don Alejandro è… Zorro! Ma come? Zorro non dovrebbe essere Diego? Eh no, in questa versione Zorro è un po’ come Robin o Ghost Rider: ne esiste più di uno. Quello originale è un nativo americano e Diego è il secondo, colui che ne raccoglie l’eredità perché un altro nativo gli dice che lui è il prescelto… come un Harry Potter qualsiasi. Persino l’iconico Tornado non è il suo cavallo, ma il destriero del predecessore trasmesso in eredità con il costume.
Certo, poi la sceneggiatura si corregge in corso d’opera e Diego accetta di diventare il nuovo Zorro per un sincero desiderio di aiutare il prossimo (in questo caso il nativo ingiustamente incarcerato), ma il fatto che la decisione di diventare un vigilante mascherato nasca da uno stimolo esterno più che da un sincero desiderio del protagonista depotenzia la storia. Il bello di Zorro stava proprio nel fatto che Diego fosse un uomo privilegiato, che avrebbe potuto continuare la sua vita immerso nel lusso e negli agi, e decidesse volontariamente di combattere per i deboli e gli indifesi. Non perché qualcuno gli offriva l’identità di Zorro.
Insomma, come origin story questa serie non si presenta sotto i migliori auspici. La stessa idea del passaggio di consegne da uno Zorro all’altro, che sulla carta poteva essere interessante, è qualcosa di già visto nel film del 1998 La Maschera di Zorro. Solo che lì funzionava egregiamente perché quell’opera era pensata come un sequel della storia classica e tra il vecchio Zorro e il suo successore nasceva un vero legame maestro-allievo. Nella serie Amazon, invece, Diego e il precedente Zorro non hanno nessun legame.

LARGO ALLE DONNE!


Essendo una serie del XXI secolo, questo nuovo Zorro è all’insegna dell’inclusione. Che poi già le vecchie serie lo erano: dove altro si è mai visto un personaggio di supporto muto così importante come Bernardo?). Comunque sia, da questa volontà di inclusività a tutti i costi deriva sicuramente la scelta di infilare nella storia i nativi americani di una non meglio precisata tribù (anche se essendo la zona di Los Angeles si può supporre siano del popolo Tongva).
E ovviamente, non possono mancare le donne. Forti, che spaccano deretani, menano quanto e più degli uomini, vorrebbero essere indipendenti ma sono schiacciate dalle imposizioni del patriarcato. Basti pensare a Nah-Lin, che si ritiene degna di essere il prossimo Zorro ma, poverina, viene scartata dallo sciamano della sua tribù (ovviamente uomo) in favore di un altro candidato, che non solo è maschio, ma è pure bianco. Non ci sarà da stupirsi quindi se certe frange estremiste del popolo del web eleggerà Nah-Lin a simbolo della duplice ingiustizia del patriarcato bianco nei confronti delle donne e dei popoli non-caucasici.
Più interessante sembra l’altra figura femminile, Lolita Márquez, amica d’infanzia e interesse amoroso di Diego. Peccato che sia fidanzata con il capitano Enrique Sánchez de Monasterio, che in questo modo vince il non invidiabile compito di essere doppiamente nemesi del protagonista: nemesi sentimentale, in quanto uno dei tre vertici del triangolo amoroso che sicuramente la serie costruirà, ma anche nemesi vera e propria, in quanto capitano delle forze armate alle quali Zorro si oppone.

UNA SERIE DALLE IDEE POCO CHIARE


Al di là delle modalità un po’ pasticciate con cui Carlos Portela, il creatore della serie, tenta di narrare il mito di Zorro, a convincere poco è la mancanza di un tono unitario.
L’episodio pilota si apre con toni abbastanza brutali. Niente splatter, però rispetto agli standard delle vecchie serie di Zorro, dove nessuno moriva o rimaneva permanentemente offeso, ci sono diversi cadaveri e lo stesso eroe eponimo muore nei primi minuti, dopo essere stato sadicamente chiuso in una chiesa in fiamme, crivellato di proiettili e costretto a gettarsi dalla cima dell’edificio per avere una morte rapida.
Poi però l’episodio vira su toni decisamente più leggeri. E non ci sarebbe nulla di male se fossero solo intermezzi per allentare la tensione e rendere meno pesante la narrazione. Peccato che anche nei combattimenti si mantenga questo stile scanzonato, da commedia slapstick o da serie action dei bei tempi antichi in cui non si poteva mostrare sangue per non traumatizzare i piccoli spettatori.
Salvo poi chiudere nel finale con una nota di nuovo truculenta: Diego de la Vega che, per depistare i soldati del comandante Sánchez, mostra una Z sanguinante incisa sul proprio petto. A parte l’ovvia domanda “Quando se la sarebbe fatta e come si sarebbe cambiato d’abito, se solo un attimo prima aveva sentito il rumore degli zoccoli?”, non si capisce quale vorrebbe essere il target di questo prodotto.
Vuole essere rivolto ai nostalgici del passato? Allora perché modificare tanto la storia originale?
Vuole essere rivolto alle nuove generazioni? E allora perché riproporre gag e coreografie che puzzano di stantio, quando i giovani d’oggi sono abituati dagli altri prodotti seriali a ben altro intrattenimento.
Forse questo Zorro non andrà così male, forse si conquisterà il suo pubblico. Ma una cosa è certa: del vigilante mascherato californiano si poteva fare volentieri a meno.

 

THUMBS UP THUMBS DOWN
  • Portela cerca di rinnovare la storia di Zorro…
  • Il mistero della morte di Don Alejandro può essere un buon giallo
  • … ma molte delle sue trovate non convincono
  • Il primo Zorro è un nativo americano!
  • Il personaggio di Nah-Lin
  • I toni altalenanti dell’episodio: prima cupo, poi troppo leggero, infine truculento

 

Zorro di Amazon Prime è la nuova versione di una vecchia storia di cui non avevamo bisogno, ma che forse in fondo ci meritiamo, perché se al giorno d’oggi i supereroi hanno così tanto successo da spingere le piattaforme streaming a riesumare le loro più antiche incarnazioni la colpa è soprattutto nostra.

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Divoratore onnivoro di serie televisive e di anime giapponesi, predilige i period drama e le serie storiche, le commedie demenziali e le buone opere di fantascienza, ma ha anche un lato oscuro fatto di trash, guilty pleasures e immondi abomini come Zoo e Salem (la serie che gli ha fatto scoprire questo sito). Si vocifera che fuori dalla redazione di RecenSerie sia una persona seria, un dottore di ricerca e un insegnante di lettere, ma non è stato ancora confermato.

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