Sono passati quarant’anni esatti dalla tragedia di Vermicino. Chi c’era non può dimenticare le lunghe ore di ansia passate davanti alla tv, in attesa della buona notizia del salvataggio del piccolo Alfredo Rampi.
Era anche la prima volta che arrivava una prova tangibile del livello a cui era giunto il potere dei mass media.
Proprio perché fu un’esperienza emotivamente dolorosissima e senza pari, alcuni si chiedono quale senso abbia riproporla sotto forma di fiction televisiva. Chi c’era, dicono fra l’altro, sa già come andò a finire.
L’unico modo per sapere se si tratta di un buon metodo per narrare la storia alle nuove generazioni, o per fare il punto su cosa è cambiato nell’era di internet e dei telefonini, è sottoporsi alla visione. Intanto, si sostiene la biodiversità rispetto ad altri prodotti italiani recenti.
UN’ESTATE DEGLI ANNI ’80
Le sequenze iniziali sono ad altissima intensità emotiva. La ricostruzione d’epoca è affidata alle canzoni di Alice e di Alberto Camerini, oltre che allo stramaledettissimo gioco Boing e ai giocattoli ispirati a Mazinga. Il picco del sentimento si tocca però con la scena della Polaroid fatta al bambino, in canottiera a righe. Sarà la foto simbolo dell’intera vicenda, da allora in poi.
Ovviamente, una simile carica non può essere mantenuta per tutto il minutaggio. La sceneggiatura si prende giusto il tempo di parlare dei problemi cardiaci del piccolo Alfredo, poi il ritmo si assesta nel tentativo di proporre gli eventi “in presa diretta”. Tutti i personaggi sono sorpresi dall’accaduto e dalla sua enormità, a cui cercano di fare fronte come meglio possono.
SCIVOLARE IN UN INCUBO
L’episodio, infatti, non parla ancora di circo mediatico (ci sarà tempo per farlo in seguito), ma si concentra soprattutto sugli errori e sulle ingenuità delle figure coinvolte.
Gli scavi vengono effettuati senza sapere quanto fosse largo e profondo il pozzo in cui il bambino era caduto. La tavoletta con cui si pensava di recuperarlo si incastra, per questioni di dimensioni. Arrivano cani per il controllo delle folle, utilizzati per le ricerche al posto dei cani molecolari, al momento non disponibili e così via.
Il tutto, si badi bene, senza mai denigrare i carabinieri o i giovani speleologi che tentano il salvataggio, né cercare di fare la minima ironia a loro spese.
Nell’occhio del ciclone però, ci sono soprattutto i coniugi Rampi, genitori di Alfredino, interpretati per l’occasione da Anna Foglietta e da Luca Angeletti.
PROTEZIONE CIVILE
Più che all’agire dei singoli individui, la colpa di ogni ritardo e fallimento viene attribuita alla disorganizzazione dei soccorsi e alla mancanza di coordinazione fra le varie figure preposte a prendere le decisioni.
La tecnologia dell’epoca non era certo d’aiuto. Sembra di parlare di mille anni fa, ma la gente non aveva a disposizione i telefonini né un motore di ricerca. Questo significava, ad esempio, dover spulciare elenchi cartacei e fare un giro di telefonate su telefoni fissi per trovare una trivella più grossa possibile con cui scavare.
Non per niente, il caso di Vermicino diede una grossa spinta alla creazione della Protezione Civile italiana. Alla decisione contribuì anche il devastante terremoto dell’Irpinia, avvenuto pochi mesi prima.
Queste problematiche saranno, comunque, un tema che questa fiction dovrà affrontare se vorrà giustificare la propria esistenza.
THUMBS UP | THUMBS DOWN |
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Marco Pontecorvo, nell’accettare la regia di questo progetto, si è assunto un compito non facile. Ancora è presto per dire se l’obiettivo è stato centrato. Per rendere meglio l’idea dell’incubo, le scene con luce e musica sono tutte riservate al “prima” e al “fuori”. Quando il bambino cade nel pozzo, tutto diventa buio. Le uniche comunicazioni non di servizio sono quelle, strazianti, fra Alfredo e la sua mamma.
Resta da vedere come questa miniserie saprà gestire un tragico crescendo lungo ben 60 ore. Un evento rimasto impresso profondamente nella memoria storica di un’intera nazione. Per ora, comunque, il “naturalismo” con cui è presentata la vicenda spinge a continuare la visione.
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Casalingoide piemontarda di mezza età, abita da sempre in campagna, ma non fatevi ingannare dai suoi modi stile Nonna Papera. Per lei recensire è come coltivare un orticello di prodotti bio (perché ci mette dentro tutto; le lezioni di inglese, greco e latino al liceo, i viaggi in giro per il mondo, i cartoni animati anni '70 - '80, l'oratorio, la fantascienza, anni di esperienza coi giornali locali, il suo spietato amore per James Spader ...) con finalità nutraceutica, perché guardare film e serie tv è cosa da fare con la stessa cura con cui si sceglie cosa mangiare (ad esempio, deve evitare di eccedere col prodotto italiano a cui è leggermente intollerante).