Almost Human 1×11 – DisruptTEMPO DI LETTURA 3 min

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Vorrei lanciare una freccia in favore di Almost Human perchè, se ad oggi è nella rischiosa posizione in cui si trova, è anche per colpa dello scellerato ordine in cui son stati mandati in onda gli episodi. “Disrupt” è una di quelle puntate che puoi mettere in qualsiasi parte di una stagione perchè tanto non fa differenza visto che
non ci sono legami con le altre puntate, in pratica è un filler ma con qualche acuto che mira a dare profondità alla serie ed ai personaggi. Di puntate come questa Almost Human ne è pieno (praticamente 8 su 11 sono dei filler) e le uniche due che si prodigano per costruire una mitologia, eccetto il “Pilot“,  sono solo “Unbound” e “Perception“, esattamente le ultime due puntate. “Disrupt” ha la sfortuna di succedere a queste due boccate di ossigeno e non si può non notare una certa disparità di livello.
Di per sè non c’è niente che non vada: Kennex risolve il caso e fa qualche battuta irriverente nei confronti del Detective Paul; il caso del giorno è interessante quanto basta per permettere una visione piacevole dell’episodio; la presentazione di questo mondo futuristico è sempre molto dettagliata e attenta. Quello che manca veramente è la profondità della storia legata insieme ad un’evoluzione che si fa sempre più necessaria per garantire il proseguo di questa serie. Almost Human parte fondamentalmente svantaggiata perchè il suo creatore, J.H. Wyman, ha già dato prova della sua bravura con Fringe e qui non ci si aspetta niente di meno da lui. Non ci fosse stato Fringe saremmo comunque un po’ scettici circa le potenzialità inespresse della serie, tuttavia non è così e quindi l’asticella delle aspettative parte subito molto alta.
L’idea di presentare un episodio basato su hacker e su moderne tecnologie di sicurezza casalinghe rendono molto bene le potenzialità che questa serie ha ma che non vuole esprimere. Lo stesso maggiordomo elettronico S.A.M. ne è una prova abbastanza concreta soprattutto quando, nella sua versione cyborg, si muove ed agisce con le fattezze di un burattino posseduto, cosa che inevitabilmente avrà riportato alla mente la saga di Puppet Master. La stessa creazione di una realtà virtuale dove gli hacker si ritrovano per fare feste selvagge è altrettanto intrigante seppur non del tutto nuova. Insomma, le caratteristiche per far bene la serie ce le ha tutte, solo che manca la volontà di osare provando a creare qualcosa di più complicato.
Dorian, ad esempio, in questa puntata risulta molto assente a causa di quelle immagini che girano nei suoi circuiti come se fossero esperienze di vita vissuta realmente. Anche qui non si può non notare un certo braccino corto che fatica a lesinare dettagli e che, proprio per questo, non riesce nel compito di instillare la pulce nell’orecchio del pubblico, e se non si fa breccia tra i propri fan allora vuol dire che non è scoccata la scintilla.

PRO:

  • Kennex ed i vari problemi del Detective Paul
  • Sistemi di sicurezza del futuro e hacker party
CONTRO:
  • Dorian sottotono
  • Ennesima puntata fin troppo filler
Ci sono ancora due puntate per riuscire a guadagnare il ticket per il rinnovo della serie, di questo passo però sembra anche giusto cedere il passo a progetti più coraggiosi. Ad ogni modo “Disrupt” è godibile ma è l’ennesimo filler propinato impropriamente. Bisogna far di meglio.

 

Perception 1×10 5.74 milioni – 1.6 rating
Disrupt 1×11 5.35 milioni – 1.7 rating

 

 

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Fondatore di Recenserie sin dalla sua fondazione, si dice che la sua età sia compresa tra i 29 ed i 39 anni. È una figura losca che va in giro con la maschera dei Bloody Beetroots, non crede nella democrazia, odia Instagram, non tollera le virgole fuori posto e adora il prosciutto crudo ed il grana. Spesso vomita quando è ubriaco.

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