Fino a questo episodio, American Crime Story ha guardato al processo di O. J. Simpson da diverse angolature: la difesa, l’accusa, i singoli avvocati, O. J., il pubblico che segue la vicenda attraverso i media. Con “A Jury In Jail” la prospettiva è quella dei giurati che hanno un ruolo molto importante: è interessante quindi rilevarne gli stati d’animo, capire chi sono e il contesto in cui vivono durante tutte le fasi del processo.
Nelle recensioni precedenti si è discusso sul fatto che il sistema giudiziario americano dia alla giuria un ruolo fondamentale; era quindi solo questione di tempo prima che gli sceneggiatori decidessero di spostare la giusta attenzione sulle persone che, di fatto, decideranno in che direzione andrà il processo.
Chi è stato scelto per sedere tra i banchi dei giurati è inizialmente elettrizzato all’idea di poter prendere parte al processo del secolo e di usufruire di tutti i bonus che questo comporta, come alloggiare in un lussuoso hotel e fare parte di un grande circo mediatico. Ma se il processo si pensava potesse durare un paio di mesi, già dopo la prima seduta si è capito che così non sarebbe stato.
La gabbia dorata in cui la giuria è costretta, è costituita da una serie di privazioni, da leggere i giornali senza le informazioni su ciò che accade all’interno e all’esterno dell’udienza, niente televisione, fino al divieto di parlare con qualcuno o tra loro e tutto questo, unito alla lontananza da casa e alla solitudine provata dai giurati, diventa motivo di insofferenza.
A ciò si uniscono gli avvocati che, in competizione a causa dei ruoli che ricoprono, cercano in tutti i modi di eliminare gli ostacoli e di conquistarsi le grazie di alcuni, scavando nel passato dei giurati così da usare tutto ciò che possono per la causa.
Marcia Clark usa le informazioni sui membri per cercare di trovare un espediente alla prova dei guanti: dall’altra parte Cochran lancia le sue esche per ribattere la collega.
Durante la puntata l’attenzione ricade spesso sulla prova del DNA presente su tutta la scena del crimine, una prova schiacciante ma che grazie anche alla fama di Simpson viene messa in secondo piano. A questo si uniscono dei momenti non brillantissimi della Clark e soci così il processo diventa inevitabilmente un palcoscenico, in cui ogni attore può e deve esibire il proprio talento per portare a casa il risultato.
Il ruolo della giuria si colloca in mezzo a questo circo e complice la complessità della vicenda, le privazioni di cui sopra, diventa chiaro quanto sia difficile restare lucidi e coerenti al proprio ruolo.
La sceneggiatura punta a far comprendere allo spettatore le alleanze, la solitudine, il caos che i giurati stanno provando durante tutte le fasi del dibattito. L’alienazione è il sentimento che più di tutti li unisce, persone diverse che non hanno niente in comune e l’iniziale euforia di essere al centro dell’attenzione si è trasformata in senso di persecuzione e bisogno di tornare alla vita reale. L’esasperazione porta quindi ogni persona a trovare il modo di resistere ma il nervosismo è alto e alcuni non sopportano la pressione.
Gli autori riescono a rendere al meglio questi conflitti interni, riportano in modo realistico e credibile le emozioni dei giurati in cui lo spettatore si identifica poiché il loro ruolo è in parte anche il suo, che settimana dopo settimana guarda e analizza la vicenda dal proprio punto di vista.
“A Jury In Jail” è anche l’episodio in cui ci viene mostrato il cambiamento di Kardashian e la sua presa di coscienza. Anche se David Schwimmer non rende assolutamente giustizia al personaggio con una recitazione quasi inesistente che rende poco veritiere le sue azioni, Kardashian sembra aprire gli occhi su O. J.. L’amicizia e la lealtà nei confronti di Simpson avevano annebbiato completamente il suo giudizio e finalmente sembra capire che davanti a lui non si trova un compagno ma un assassino, una persona da allontanare e che non deve fare parte della sua vita. Robert è l’unico che vede cosa si nasconde dietro le giustificazioni folli di O.J. e il pianto liberatorio di Kardashian conferma questa nuova consapevolezza. Bisognerà poi attendere per vedere il tipo di conseguenze che ci saranno al processo, come Robert si rapporterà a Simpson e in che modo continuerà a difenderlo, considerando che ha messo in gioco la sua carriera per l’amico.
La puntata non avanza molto a livello di trama, probabilmente in vista degli ultimi episodi, ma è molto importante per accompagnare chi guarda nel clima di crisi e tensione che ormai pervade tutti: l’unico a non perdere la sua espressione sorniona è O. J. e si riconferma la bravura di Cuba Gooding Jr., perfetto per il ruolo. A noi non resta che attendere le ultime battute che si annunciano esplosive.
THUMBS UP | THUMBS DOWN |
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Conspiracy Theories 1×07 | 2.8 milioni – 1.2 rating |
A Jury In Jail 1×08 | 2.9 milioni – 1.2 rating |
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Un tempo recensore di successo e ora passato a miglior vita per scelte discutibili, eccesso di binge-watching ed una certa insubordinazione.