Come si potrà constatare, American Crime Story: Impeachment ripropone un tentativo di impeachment che però non si è mai concretizzato. Un tentativo che, ovviamente, ha fatto il giro del mondo ed è diventato famosissimo soprattutto per ciò che riguarda la morbosa componente sessuale che lo riguarda, piuttosto che per il fatto che Bill Clinton abbia “mentito” durante la sua testimonianza.
Il rumore, anche se è probabilmente meglio chiamarlo boato, è esemplificato benissimo nei primi 20 minuti del season finale, per poi seguire una lenta discesa nell’oblio eseguita molto bene anche dal ritmo, così come dal tenore delle accuse fatte nel report di Ken Starr.
“In the whole report, the word “impeachment” appears 15 times.
“Breasts” 62 times.
“Cigar” 23 times.
“Semen” 19 times.
“Vagina” 5 times.
“Genital” or “genitalia” 64 times.
“Love” 18 times.“
“KEN STARR BROKE THE INTERNET!”
Essere capaci di discernere gli avvenimenti di questa stagione è importantissimo, specialmente visto e considerato il recente tentativo di impeachment di Trump, anche questo fallito. È importante sia in chiave giornalistica che in chiave politica perché, come si evince sempre di più da questo episodio, fondamentalmente lo scalpore generato deriva da un tentativo repubblicano di spodestare il Bill Clinton democratico. Un po’ come accaduto, anche se con più criterio, nei confronti di Trump.
“The Wilderness” in sé e per sé è un grandissimo episodio almeno nella sua parte iniziale perché riesce a ricreare con successo tutto il dramma politico che si è consumato in tempo reale la mattina del 9 Settembre 1998. Un cataclisma per tutti i modem 56K americani che oggi come oggi sembra impossibile da replicare ma che American Crime Story riesce a trasporre con estremo realismo, concedendo a tutti i protagonisti una prospettiva diversa.
“Ken Starr wrote this? Ken Starr, who probably conceived his children through a hole in the wall between his garage and his prayer room?“
E questi primi 20 minuti sono di fatto l’apice della puntata che poi, come una parabola discendente, prosegue un lento declino sia in ritmo che in qualità. Il tutto tenendo i due schieramenti separati nonostante l’argomento che li lega, un po’ come, giusto per rimanere sulle metafore matematiche, due iperboli che condividono gli stessi assi cartesiani senza minimamente incontrarsi.
PARABOLA ED IPERBOLE
Se c’è qualcosa che accomuna tutti i protagonisti è il lento ed inesorabile declino. Una non-vittoria che si consuma sotto ogni aspetto lasciando i vari character principali (Linda Tripp, Monica, Paula Jones, Bill) interdetti, soli e feriti mentre quelli secondari (Lucianne Goldberg, Ann Coulter, Hillary) proseguono la loro vita come se niente fosse.
La scelta di enfatizzare gli effetti di questo scandalo sui singoli personaggi funziona, soprattutto perché c’è tutto un sottotesto che riguarda i character e le loro personali aspirazioni che si scontrano contro i burattinai che lavorano nei media, pronti a tutto per un po’ di audience. Ecco quindi che Linda e Paula perdono il loro status quo di “smascheratrici” e diventano “vittime” delle loro aspirazioni, affossate da male lingue e commenti che ovviamente si sprecano nell’etere.
“The Wilderness” mette molto bene in risalto cosa accade quando si spengono le luci della ribalta o, alternativamente, quando le persone provano a saltare nel mix troppo tardi. Ne sa qualcosa Juanita Broaddrick e lo si percepisce dalla reazione dei due ignoti personaggi al bar, annoiati dall’ennesimo racconto che arriva fuori tempo massimo e che non rappresenta più una notizia, come invece avrebbe potuto essere con un altro tempismo.
L’episodio fa riflettere molto da questo punto di vista ma si perde in lungaggini in tutto il suo secondo e terzo atto, separando troppo le varie fazioni ed i vari character che non interagiscono in alcun modo e si isolano in silenzi eloquenti ma anche non così necessari. Un grosso peccato perché con qualche interazione in più e qualche minuto in meno i 73 minuti dell’episodio avrebbero potuto essere leggermente più scorrevoli e digeribili.
THUMBS UP | THUMBS DOWN |
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Potrebbe sembrare ingeneroso come voto ma questa è una sufficienza molto abbondante. Se l’episodio avesse osato un po’ di più e si fosse concesso meno punti morti, il Thank Them All sarebbe arrivato serenamente. Comunque il risultato globale è un’ottima stagione, specialmente considerate le varie difficoltà nel ricreare tutta la storia in maniera adeguata.
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Fondatore di Recenserie sin dalla sua fondazione, si dice che la sua età sia compresa tra i 29 ed i 39 anni. È una figura losca che va in giro con la maschera dei Bloody Beetroots, non crede nella democrazia, odia Instagram, non tollera le virgole fuori posto e adora il prosciutto crudo ed il grana. Spesso vomita quando è ubriaco.