La sesta è la volta buona. È sicuramente questo il caso di Invasion, serie sci-fi dalle menti di Simon Kinberg (Legion, Designated Survivor) e David Weil (Hunters), che finora non aveva ancora decisamente brillato.
Però anche un orologio rotto segna l’ora giusta due volte al giorno, ed ecco che arriva il primo episodio che rende giustizia al titolo della nuova serie targata Apple TV+.
Ci sono avanzamenti di trama decisi e non titubanti, dovuti all’incentrarsi su una singola storyline e un minutaggio asciutto. C’è suspense che domina l’episodio sin dall’inizio fino all’epilogo a “lieto fine”. C’è dell’horror, ci sono jumpscare, si vede poco e si intuisce molto. Ci sono, purtroppo, ancora personaggi odiosi come Aneesha (Golshifteh Farahani) e Ahmed (Firas Nassar). Finalmente ci sono gli alieni.
MEGLIO UNA FATTA BENE
Si rivela riuscito l’esperimento degli autori nel concentrarsi su una singola linea d’azione, perdendo un attimo di vista le dimenticabili trame a Londra, Tokyo e in Afghanistan. C’è infatti il tempo per raccontare un avvenimento per intero, senza spezzettarlo e renderlo disfunzionale. Viene narrato il primo contatto tra la famiglia Malik e la specie aliena che sta invadendo la Terra, con un’ottima messa in scena e VFX a livelli cinematografici.
La tensione pervade lo schermo riempito da una fotografia scura, scelta azzeccata per mostrare solo pochi dettagli e infondere ansia nello spettatore. Un altro elemento fondamentale è la durata. Soli 33 minuti che garantiscono una narrazione asciutta, senza gli inutili prolungamenti sterili sulla gelosia di Aneesha e la pochezza di Ahmed, divenuti ripetitivi già nel pilot. Certe volte è meglio ridurre che allungare inutilmente il brodo.
LO SQUALO… ALIENO
Uno degli elementi che garantiscono un ottimo voto a “Home Invasion” è sicuramente l’utilizzo dell’extraterrestre. Seguendo una regola aurea del genere, dettata da Steven Spielberg ne Lo Squalo, il mostro non viene mai mostrato interamente, e si riesce ad avere uno scorcio in più solo verso il finale. Una soluzione del genere accresce la tensione nello spettatore che ha paura di ciò che percepisce ma non può vedere e, soprattutto, provoca una certa curiosità verso l’invasore nelle sue fattezze.
Questo processo, messo in scena sapientemente dalla regista Amanda Marsalis (Ozark, The Umbrella Academy), che già aveva diretto il sufficiente “Going Home“, viene potenziato dal grande lavoro di sound editing svolto. Scopiazzando quello che era il punto di forza di una perla come A Quiet Place – Un Posto Tranquillo, Marsalis provoca tensione più con il suono che con l’immagine, lasciando all’immaginazione dello spettatore il resto del lavoro.
Tutto ciò fino ad arrivare al potente finale dove le urla di Aneesha sfogano tutta la suspense precedentemente accumulata.
TINTE HORROR
“Home Invasion” si potrebbe quasi definire in tutto e per tutto un episodio horror. Infatti vi sono frequenti jumpscare, caratteristici del genere, oltre ad una serie di cliché e situazioni già viste precedentemente in innumerevoli opere. C’è il vecchio col fucile, come Tim Robbins in La Guerra Dei Mondi, l’auto che non parte o, ancora, il bambino che strilla e si fa sentire dal mostro di turno. Inoltre, ci sono alcune citazioni a famosi capolavori del genere come Shining e la scappatoia dalla finestra utilizzata da Aneesha e i suoi figli.
Forse non sarà il massimo dell’originalità, ma tanto basta per innalzare il livello di una serie un po’ ferma su sé stessa che finora faticava a decollare.
THUMBS UP | THUMBS DOWN |
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Finalmente Kinberg e Weil confezionano un buon episodio, senza dilungarsi in inutili drammi ma focalizzandosi sul tema annunciato dal titolo: un’invasione aliena.
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Giovane musicista e cineasta famoso tra le pareti di casa sua. Si sta addestrando nell'uso della Forza, ma in realtà gli basterebbe spostare un vaso come Massimo Troisi. Se volete farlo contento regalategli dei Lego, se volete farlo arrabbiare toccategli Sergio Leone. Inizia a recensire per dare sfogo alla sua valvola di critico, anche se nessuno glielo aveva chiesto.