IL CASO MEDIATICO
Il tritacarne mediatico, già iniziato nella puntata precedente, in questo settimo appuntamento prende definitivamente il via colpendo tutti i protagonisti della vicenda in modo violento e ossessivo, come sempre succede in questi casi. Ecco allora che Linda Tripp, sempre perfettamente interpretata da Sarah Paulson, finisce inevitabilmente nell’occhio del ciclone, nonostante in apparenza la situazione non sembri toccarla particolarmente.
Lo stesso non si può dire per Paula Jones, interpreta da Annaleigh Ashford (Betty per i fan di Master Of Sex) uscita in lacrime dal primo incontro vis à vis con Clinton e rispettivi legali, la cui versione viene messa fortemente in dubbio. A colpire immediatamente, però, è l’attrice scelta per interpretare Hillary Clinton: Edie Falco, l’indimenticabile Carmela Soprano, moglie di Tony protagonista de I Soprano, la cui presenza, nonostante lo screen time ridotto, vale di per se già la visione dell’episodio. Senza dubbio si tratta di un ottima rappresentazione dal punto di vista mediatico, giornalistico e scandalistico della vicenda, a non convincere, però, è il lato politico della questione.
IL CASO POLITICO
Il Presidente Bill Clinton, a cui presta il volto Clive Owen (The Knick, Lisey’s Story) autore qui di un‘ottima prova attoriale che ci restituisce tutta la complessità intellettuale del personaggio, ai tempi dello scandalo, andò incontro a enormi difficoltà sotto il profilo politico a causa del caso Lewinsky e il fatto di aver mentito sotto giuramento.
Ed ecco allora che quel “I did not have sexual relations with that woman” racchiude il vero nocciolo del problema e non le presunte molestie o il fatto che l’ex governatore dell’Arkansas avesse sfruttato la sua posizione per sedurre giovani stagiste. Una situazione moralmente triste ma veritiera visto che ai giornalisti e all’apparato conservatore repubblicano non importava nulla delle vittime. L’obiettivo divenne così, unicamente, quello di far cadere il Presidente, usando ogni mezzo possibile pur di porre fine al suo secondo mandato, appena iniziato dopo la riconferma alle elezioni politiche.
Tuttavia le numerose dietrologie politiche, le manovre del partito repubblicano, le implicazioni anche all’interno del partito democratico e in generale tutta la parte politica dello scandalo, per ora, risultano appena accennate e poco approfondite rispetto al resto.
Sicuramente nei prossimi episodi tali aspetti verranno maggiormente presi in considerazione, ma giunti ormai a soli tre episodi dal termine appare evidente come non sia questo l’aspetto preminente su cui si concentra la narrazione ed è sicuramente un peccato, visto che per una vicenda di tale portata ci sarebbe stato tantissimo da dire.
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Visto l’incredibile materiale a disposizione, uno dei casi politici più eclatanti e famosi nella storia politica statunitense, ci si aspettava ben altro dallo show, soprattutto per quanto riguarda il lato politico della vicenda. Preso atto di questo problema fondamentale, la serie si conferma ottima sia a livello tecnico che dal punto di vista delle interpretazioni degli attori. La valutazione è sufficiente, ma la sensazione è che si sia sprecata una grande occasione per raccontare un evento spartiacque negli Stati Uniti dell’epoca. Peccato.
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Venera due antiche divinità: Sergio Leone e Gian Maria Volontè.
Lostiano intransigente, zerocalcariano, il suo spirito guida è un mix tra Alessandro Barbero e Franco Battiato.