American Crime Story: Impeachment 3×09 – The Grand JuryTEMPO DI LETTURA 5 min

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American Crime Story Impeachment 3x09 Recensione

I crimini e gli illeciti sono commessi da Bill Clinton vengono investigati da Ken Starr. Le conseguenze, però, le pagano tutte le donne, coinvolte loro malgrado nella vicenda. Questo, in sintesi, il messaggio lanciato da questa puntata di American Crime Story.
Ad un episodio dal season finale, lo show decide di togliere il focus dal 42esimo Presidente degli Stati Uniti e di concentrarsi su tutti quei personaggi femminili che, in questa vicenda, sono usati quando sono utili e, se non ritenute utili, rilegate a una nota di pagina, come nel caso di Juanita Broaddrick.
C’è Monica Lewinsky, ma ci sono anche la stessa Juanita Broaddrick, Hillary Clinton, Linda Tripp, Paula Jones e l’agente Karin Immergut. Alcune di loro hanno accusato Bill Clinton di molestie, altre hanno avuto con lui una relazione sentimentale che ha rovinato loro (ma non a Clinton) la vita. Altre ancora sono usate come pedine da Ken Starr, a cui interessa ordire una crociata politica, senza considerare eventuali crimini (come l’accusa di stupro) che sono estranei al suo piano. La storia, nel parlare del secondo processo di impeachment nella storia degli Stati Uniti, le ha dimenticate o le ha esposte alla gogna mediatica e al pubblico scherno (Monica). American Crime Story, in questa puntata, cerca di dar loro una nuova luce, mostrando al pubblico la vita di questi personaggi durante e dopo le vicende legate a Clinton.

IL GRAND JURY


Il cuore della puntata è rappresentato dalle testimonianze rese davanti al Grand Jury da Bill Clinton, Monica Lewinsky e Linda Tripp. Il trattamento riservato a Clinton è molto diverso rispetto alle due donne (dopotutto, lui è il Presidente). Ha avuto infatti la possibilità di testimoniare in collegamento dalla Casa Bianca e di leggere delle sue dichiarazioni preparate in anticipo. Negli altri due casi, invece, le protagoniste hanno dovuto recarsi in tribunale tra due ali di folla. La strategia di Clinton è ben articolata perché si difende prendendo come punto di riferimento una definizione – non molto intelligente – fornita proprio dall’accusa. Nel complesso, se la cava senza grandi difficoltà. Lo stesso non si può dire di Monica e Linda, che sembrano essere le vere persone sotto processo, al posto del loro ex datore di lavoro.
Se Monica, dopo un inizio di interrogatorio molto difficile e contraddistinto da pregiudizi, sdegno e domande profondamente intime e personali, riesce a ottenere il sostegno del Grand Jury, Linda ha un’esperienza molto diversa. Come è nel suo carattere, non cerca in alcun modo di trovare una connessione con i membri della giuria, cosa che invece viene fatta da Monica. Inoltre, va sottolineato che quella di Linda è una razionalizzazione ex post delle sue azioni. Quando ha deciso di registrare Monica, lo scopo era quello di scrivere un libro e diventare rilevante nell’arena pubblica. Questo sentimento emerge quando non riesce a credere al fatto che i giornalisti non siano più accampati davanti casa sua. Linda Tripp è un piccolo ingranaggio governativo che voleva essere la parte centrale del quadrante dell’orologio, e ha sempre agito per diventarlo. Su una cosa, però, ha ragione. Anche se per motivi non certo altruistici, lei ha contribuito a svelare un grande abuso di potere commesso dal Presidente. Le sue azioni, invece, sono considerate molto peggiori di quelle di Bill Clinton.

MACCHINAZIONE POLITICA


Un piccolo spazio, in questa puntata, è dedicato anche a Paula Jones, vittima di Clinton e succube di suo marito e di una miliardaria conservatrice con un’agenda politica. Quella che era una vicenda di natura prettamente apolitica – abusi di potere e accuse di molestie sessuali – è stata infatti trattata attraverso le lenti dello scontro partitico. Anche Linda agisce in parte per antipatia nei confronti del Presidente. È Ken Starr, però, che rappresenta tutto questo nella sua essenza più pura. Non a caso, uno degli assistenti di Starr è Brett Kavanaugh, attuale controverso giudice della Corte Suprema.
Starr vuole rimuovere Clinton dalla Casa Bianca e togliere il potere ai Democratici. Il suo focus è su quello: abuso di potere, una delle fattispecie per le quali è previsto l’impeachment. Non a caso, quando Juanita Broaddrick parla di stupro, a Starr non interessa. Ai suoi occhi, quella vicenda è una distrazione, non c’è motivo per investigare. La giustizia non è tra i suoi obiettivi. Per ottenere lo scopo, Starr non si fa problemi a dare un ruolo importante all’agente Immergut solo perché pensa sia meglio che sia una donna a fare certe domande a Monica.

DEUMANIZZAZIONE


La scena finale è una delle più forti dello show. Monica, in uno stato di profondo malessere e imbarazzo, deve confermare nei dettagli tutti gli incontri di natura sessuale avuti col Presidente. Privata della sua umanità e ridotta a uno spreadsheet con date e orari degli incontri, si trova costretta a rivelare ogni singolo dettaglio, aumentando sempre di più il suo malessere. Anche l’agente Immergut non è a suo agio.
Alla fine del colloquio, Monica mostra un’umanità che manca agli altri personaggi e chiede all’agente Immergut se il bambino in grembo sia un bambino o una bambina. Si tratta di una puntata a tratti potente, ma a cui manca la forza portata dai coniugi Clinton. Qui si vedono brevemente, quando Bill cerca di farsi perdonare da Hillary. Lei, pur arrabbiata, ricorda a se stessa che la cosa più importante è la lotta contro i loro nemici, che vogliono affondare entrambi. Una coppia machiavellica, una vita in difesa del proprio potere contro i nemici.

 

THUMBS UP THUMBS DOWN
  • La machiavellica relazione tra i Clinton
  • Le tre testimonianze
  • Linda Tripp e la disperata ricerca di rilevanza e potere
  • Il colloquio finale di Monica
  • Storyline dedicata ai media di destra completamente abbandonata
  • Assenti le dinamiche politiche, tranne che per Ken Starr

 

L’accusato è Bill Clinton, ma sembra che le conseguenze le paghi chiunque altro.

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