Ormai a ridosso della metà di questa terza stagione, si può ritenere formalmente delineato il modo in cui gli autori hanno deciso di presentare la loro storia. Una scelta che lascia abbastanza sorpresi, se si considerano i presupposti della trama.
Mettendo al centro della narrazione il Sexgate Clinton – Lewinsky, infatti, ci si sarebbe aspettati una scelta incentrata maggiormente sul lato gossip della vicenda. American Crime Story: Impeachment, invece, decide di mettere totalmente da parte le questioni più care ai tabloid, per dare spazio ad una storia più in linea con le tematiche della società attuale. Clinton, così, diventa un personaggio di secondo piano, lasciando che la centralità dei fatti ricada sulle figure di Monica Lewinsky e Linda Tripp. Una scelta efficace che non cambia solamente il modo di raccontare la vicenda, ma apre le porte a questioni decisamente più impegnative, correlate da frustrazioni, tradimenti e, soprattutto, abusi.
SE TELEFONANDO…
Messo da parte Bill Clinton dunque, anche questa puntata mette in primo piano il rapporto tra Monica e Linda, un percorso ben strutturato che porterà dritti al tradimento anticipato nei primi attimi del pilot.
Sulla carta “The Telephone Hour” può apparire come un episodio pedante, dopotutto, come esplicitato dal titolo, si tratta davvero di un’ora buona fatta esclusivamente di telefonate tra le due donne. Ma è qui che American Crime Story alza l’asticella. Il continuo susseguirsi delle scene al telefono, infatti, avviene in maniera altamente dinamica, con sovrapposizioni di immagini e dialoghi essenziali e rapidi, mai ridondanti. Un modalità che riesce a tenere lo spettatore incollato allo schermo nonostante l’atto in sé sia ripetitivo e le paranoie di Monica si susseguono ad intermittenza.
Naturalmente, il merito primario della riuscita di quest’episodio va alle due interpreti principali. Sarah Paulson e Beanie Feldstein continuano a fare un lavoro eccelso nel rappresentare i loro personaggi. Monica e Linda appaiono donne stratificate e cariche delle più svariate emozioni che ogni volta riescono a sfondare lo schermo grazie ad interpretazioni sublimi. La circolarità delle telefonate, in questo modo, acquista un peso specifico grazie alla rappresentazione delle due attrici che riescono a mantenere un’attenzione crescente sulle registrazioni, coadiuvate dai continui sbalzi d’umore, a seconda della situazione in corso.
ABUSO CIRCOLARE
Precedentemente si è fatto riferimento alle “paranoie” di Monica che, soprattutto nel corso di questo episodio, si sono manifestate in maniera sempre più schizofrenica. Il più delle volte, la donna mette in mostra un atteggiamento infantile, che ben si sposa con la sua età e la situazione in cui si ritrova coinvolta. Tuttavia, “The Telephone Hour” va più a fondo, cercando le radici nel passato di Monica, dipingendo così una problematica ben più grave di un flirt con il Presidente.
Da questo punto di vista, rientra il discorso relativo alla scelta fatta dagli autori nel presentare la stagione. Laddove un tempo era facile puntare il dito “sull’amante” e basare il tutto esclusivamente da questo punto di vista, oggi vi è una presa di coscienza maggiore, che riesce ad affrontare il discorso in maniera più profonda.
L’abuso diventa così il protagonista assoluto, mostrandosi in tutte le sue sfaccettature e andando a colpire tutti indistintamente. Vi sono gli abusi subiti da una Monica adolescente, incapace di comprendere la differenza tra un rapporto sano e uno malato; sempre Monica si ritrova ancora vittima di abuso di potere a causa di una nomea ormai destinata a seguirla in ogni ambito lavorativo. Vi sono poi altre concezioni di sentimenti negativi che qui gestiscono l’intera vicenda. Anche Linda Tripp si ritrova infatti vittima degli eventi, prima di diventarne, spinta da frustrazione e vendetta, persecutore. Un loop che butta nel mezzo anche Paula Jones, usata come pedina in una macchinazione più grande di lei.
Frustrazione, tradimento, abuso, è su questi elementi che American Crime Story: Impeachment ha voluto basare il suo racconto, andando ad aprire una pagina passata forse in sordina ai tempi dei fatti ma che ha trovato, nello standard delle narrazioni attuali, la possibilità di emergere al meglio.
THUMBS UP | THUMBS DOWN |
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American Crime Story continua a raccontare lo scandalo Clinton – Lewinsky attraverso una concezione del tutto nuova, portata avanti magistralmente dalle sue due interpreti principali.
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Nata con la passione per telefilm e libri, cresciuta con quella per la scrittura. Unirle è sembrata la cosa più naturale. Allegra e socievole finché non trova qualcosa fuori posto, il disordine non è infatti contemplato.
Tra una mania e l'altra, si fa carico di un'estenuante sensibilità che la porta a tifare per lo sfigato di turno tra i personaggi cui si appassiona: per dirla alla Tyrion Lannister, ha un debole per “cripples, bastards and broken things”.