Luna Park 1×01 – FarfallaTEMPO DI LETTURA 5 min

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Luna Park 1x01 recensioneLuna Park, diretta da Anna Negri e Leonardo D’Agostini sotto la scrittura di Isabella Aguilar (sceneggiatrice anche di Baby), è la nuova miniserie di 6 episodi italiana targata Netflix che mira a chi ha una voglia pressappoco disperata di spensieratezza.
Nora Marini (Simona Tabasco) fa parte di una famiglia di giostrai – proprietari del Luna Park (da qui il titolo della serie) – in quel di Roma, dove vive con sua nonna Miranda (Milvia Marigliano) e suo padre Antonio (Tommaso Ragno) che cerca di compensare l’assenza della moglie Stella (Ludovica Martino) che subito si apprende essere venuta a mancare da tempo.
Non da meno è il legame nonna-nipote nonostante la presenza di alcune incomprensioni e discussioni che, com’è normale, ricorrono anche nella famiglia meno problematica possibile.

IL TROPPO CHE STORPIA


“Farfalla”, il titolo di questo primo episodio, fa riferimento al tatuaggio di Nora che appare quasi in primo piano davanti agli occhi dello spettatore e di un bambino di passaggio nella scena che, incuriosito, osserva il disegno dal quale la madre, indignata, lo distrae prontamente. Le danze si aprono, dunque, col bigottismo e perbenismo tipico dell’Italia degli anni ’60 che, qualcuno azzarderebbe dire, ad oggi non ha poi fatto tanti passi in avanti in merito a certe questioni. O almeno non come ci si aspetterebbe.
In linea con questo atteggiamento, poco dopo la ragazza col tatuaggio si macchia di un crimine, offrendo così un cliché che – nonostante possa essere giustificato dall’ambientazione della serie tv in cui è inserito – lascia un attimo di perplessità e amarezza.
Come se non fosse già diventata la sagra dei luoghi comuni a soli due minuti dall’inizio, si aggiunge pure l’imbroglio a carico di un piccolo mercante napoletano che condisce la scena con un certo tono grottesco anziché parodistico.

ENTRANDO NEL VIVO (FORSE)


Il parco divertimenti viene presentato agli spettatori tramite gli occhi di un gruppo di giovani amici che decide di trascorrere lì una serata spensierata. Tra le giostre più comuni, contorsionisti e mangiafuoco, c’è anche la tenda della cartomanzia, solitamente gestita da Miranda che per una volta ha affidato il compito alla nipote Nora. Da quest’attrazione viene affascinata Rosa Gabrielli (Lia Grieco, il cui padre – Tullio – è interpretato da Paolo Calabresi), una giovane benestante e aspirante scrittrice, incuriosita dal saperne di più circa la sua futura carriera. È a questo punto che le scene inizialmente brevi che si susseguivano in maniera quasi frenetica, vengono sostituite da un attimo di “stabilità scenografica” che dà il vero avvio alla trama.
Infatti si entra nel vivo della questione quando Rosa interroga la cartomante in merito alla scomparsa di sua sorella, avvenuta quando ancora era una bambina. Da questo momento in poi, il tutto acquisisce un minimo di spessore, soprattutto in virtù di una rivelazione inaspettata che farà nascere dei sospetti in Nora sulla sua stessa identità.
Nonostante quest’ultima nota (appena) positiva, essendo il cast composto per lo più da volti nuovi chiaramente ancora alle prime armi con la propria carriera attoriale, alcuni dialoghi risultano poco naturali e a tratti imbarazzanti. Forse non a caso, la regia – in questa prima puntata – fa leva soprattutto sull’ambientazione del luna park (con le sue luci, giochi di contrasti e colori) per alimentare l’interesse verso la trama, ma in questo modo si finisce col dare poca attenzione ai personaggi, di cui si sa a malapena il nome. Dunque, un minimo di biografia e delineazione del carattere dei protagonisti avrebbe aiutato a far sì che ci si potesse “affezionare” ad essi, cosa che avrebbe creato empatia: ossia l’elemento vincente alla base di molti binge watching di successo.

DI TUTTO UN PO’…


La vicenda principale viene naturalmente accompagnata da eventi che fanno da cornice, come le prime esperienze amorose di alcuni personaggi e l’inseguimento dei sogni giovanili di altri. Si aggiunge anche il ritorno del figliol prodigo Ettore l’acrobata (Mario Sgueglia) che porta con sé da Parigi vecchi ricordi di famiglia.
Tipico del periodo in questione, è il contrasto fra le varie classi sociali che, infatti, porta sullo schermo la contrapposizione fra la mondana Roma bene e la meno ricca ma più autentica città di periferia a cui umilmente appartengono i Marini. Ettore, tuttavia, dopo il soggiorno parigino sembra stufo della “vita da roulotte” e si sente attratto ormai più dal primo mondo che dal suo. Tenta così di far aprire gli occhi al fratello Antonio sul potenziale economico che ha nelle proprie mani col terreno di famiglia che, con gli investimenti giusti, potrebbe far fruttare somme considerevoli e dare una svolta decisiva alla loro esistenza.
Non resta che sperare che almeno una delle vicende finora riportate possa evolversi divenendo motivo di azione perché, al momento, tutto ciò che resta è solo fumo. Fumo che lascia un po’ offuscati dinnanzi alla marea di persone, rapporti e dinamiche confuse che non permettono di apprezzare eventuali pregi.

 

THUMBS UP THUMBS DOWN
  • Volendo, i colori della sceneggiatura
  • Il solito cast italiano che mette insieme facce nuove, ancora acerbe, e attori che ormai hanno dato quello che avevano da dare…
  • Recitazione definibile (per essere buoni) “basic”
  • Tematiche adolescenziali per un pubblico di giovani(ssimi)

 

Al termine di questo pilot l’unica sensazione che si ha è quella di aver atteso invano che qualcosa di finalmente coinvolgente potesse rendere valida la visione di questo telefilm. Purtroppo, dai circa 50 minuti di riprese, esce fuori soltanto un progetto che sembra ancora abbozzato, in quanto un insieme di idee non esattamente originali e che pecca di anacronismo sia linguisticamente che musicalmente. Scelta che si spera sia – per qualche motivo – voluta.

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Amante della letteratura, decisamente meno della matematica, procrastinatrice seriale la cui unica costanza nella vita è la pizza. Giunge a Recenserie per mettere a tacere i sensi di colpa del troppo tempo speso a guardare serie TV anziché studiare e farsi una carriera.

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