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Squid Game 1×09 – Un Giorno FortunatoTEMPO DI LETTURA 7 min

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Squid Game 1x09 recensioneSe qualcuno chiedesse quale sia la morale della favola serie, gli si potrebbe rispondere che i soldi non comprano la felicità, specialmente se sono macchiati col sangue. Un riassunto piuttosto efficace ed onesto dell’esperienza quasi mortale di Seong Gi-hun, un’esperienza che lo ha cambiato marchiandolo a fuoco e trasformandolo, come si evince dagli ultimi minuti, in un paladino della giustizia pronto a fare la guerra all’organizzazione dello Squid Game.
Nella sua complessità, “Un Giorno Fortunato” si candida a miglior episodio di tutta la serie proprio per essere riuscito a far luce e a veicolare un messaggio sociale complesso spesso dimenticato nella società capitalista in cui si vive. Il concetto del denaro come causa e soluzione di ogni male viene infatti preso e rigirato dalle scelte di Gi-hun sia dentro che fuori dal gioco. Nello scontro finale con Sang-Woo è pronto a rinunciare ai soldi pur di salvare il suo amico d’infanzia, mentre da vincitore sente troppo il peso delle morti dei suoi compagni per spendere anche solo 10.000.

TUTTO RISOLTO GLORIOSAMENTE IN 20 MINUTI


La struttura dell’episodio è molto sorprendente perché non segue uno schema preciso ed è evidente sin dai primi 20 minuti. L’ultima gara, che è appunto lo Squid Game, si conclude con estrema rapidità lasciato sorpresi ed interdetti vista la durata totale, facendo salire qualche dubbio su quanto seguirà. Eppure Dong-hyuk non delude, confermando ulteriormente di avere un piano ben preciso.
In “Un Giorno Fortunato” si può infatti riscontrare una struttura composta da tre parti, in cui innanzitutto si termina la competizione, successivamente si affrontano gli effetti della vincita in un flashforward risolutore ed infine, con un fantastico finale aperto, si concede la possibilità a Gi-hun di guadagnarsi il tanto agognato riscatto dandogli uno scopo nella vita.
Tutto ha una sua quadratura, un suo perché e non è mai inserito lì come riempitivo. È palese il senso e la voglia generale di creare un qualcosa di più grande di una semplice battle royale e l’obiettivo si può dire più che centrato. Dong-hyuk raggiunge completamente il suo scopo, crea un universo narrativo potenzialmente infinito (i VIP sono infatti da vari continenti, il che potrebbe tradursi in Squid Game internazionali) e si guadagna il diritto di essere sotto i riflettori di mezzo mondo.
E anche le accuse di plagio possono essere rispedite al mittente.

ERA SEMPRE STATO SOTTO GLI OCCHI DI TUTTI…


La ricomparsa a sorpresa di Oh Il-nam è una pugnalata al cuore che arriva di sorpresa, cogliendo chiunque impreparato. La sensazione di tradimento, sia nei confronti di Seong Gi-hun, sia dello spettatore è evidente, specialmente considerato tutto ciò a cui si è assistito e in particolar modo dopo lo straziante “Gganbu“. Eppure Hwang Dong-hyuk non sbaglia a distruggere (per l’ennesima volta) l’idea che pubblico e giocatori si sono fatti dello Squid Game, anzi, è un’ulteriore aggiunta per comprendere l’origine del gioco e aggravare, se possibile, il tenore della narrazione.
Tutto infatti si può ricondurre a quanto l’Host, ovvero Oh Il-nam, a.k.a. #001, ha rivelato a Gi-hun:

Do you know what someone who doesn’t have any money has in common with someone with too much money to know what to do with? Living is no fun for either of them. If you have too much money, then it doesn’t matter what you buy or eat, or drink, or whatever. Everything, well, it all gets boring.
All of my clients, started to eventually say the exact same things whenever we talked. […] We did a little bit of thinking. What could we all do to finally have some fun?

Una rivelazione piuttosto banale ed inaccettabile per chiunque non sia così ricco ma che assume dei connotati molto più complessi una volta che si riflette sulla motivazione. Una motivazione che, di fatto, accomuna sia i più poveri che i più ricchi, entrambi pronti a partecipare al gioco seppur da diverse prospettive, un gioco che i più poveri hanno accettato di buon grado consci del prezzo da pagare.
Allo stesso modo Il-nam e gli altri VIP hanno avuto modo di soddisfare la loro fame di divertimento arrivando addirittura a partecipare al gioco. E questo è probabilmente il vero plot twist che non ci si aspettava ma che, riguardando le puntate, poteva essere intravisto fin dall’inizio ci sono infatti ben 10 elementi che avrebbero potuto “spoilerare” la vera identità del #001:

  1. Innanzitutto, ammettendo di aver fatto qualche ricerca, il primo suggerimento arriva dal suo nome in quanto “Il” può essere tradotto come “uno/primo”, mentre “Nam” significa “uomo”, quindi sapendo un po’ di coreano si sarebbe potuto apprezzare il gioco di parole che vede Il-nam come “primo uomo“, ovvero il giocatore #001;
  2. In “Un, Due, Tre, Stella“, durante il gioco, ad un certo punto viene mostrata la visione dal punto di vista del robot-bambola ed il numero #001 sembra non essere scannerizzato a dovere visto che i bordi verdi che circondano i corpi degli altri giocatori sono molto più spessi dei suoi;
  3. Sempre in “Un, Due, Tre, Stella” la sua attitudine è molto più solare e divertita rispetto a quella degli altri, tanto che ad un certo punto è l’unico a muoversi, praticamente incoraggiando gli altri partecipanti a giocare;
  4. Durante la notte di violenze e rivolte viste in “Non Si Abbandona La Squadra“, tutto viene cessato solo quanto Il-nam urla a gran voce di fermare le violenze e, solo a quel punto, il Front Man cessa le ostilità;
  5. A posteriori, la strategia su come vincere Tiro Alla Fune in “Non Si Abbandona La Squadra” sembra essere più frutto delle tecniche viste durante anni e anni di Squid Game piuttosto che derivante dall’infanzia; detto ciò, se non fosse stato per l’idea di Sang-woo sarebbe morto insieme agli altri;
  6. Quando Jun-ho scopre gli archivi dei vari giochi in “Un Mondo Giusto“, manca “casualmente” la pagina dedicata al numero #001;
  7. In “Gganbu“, conscio che il numero di giocatori sia dispari e che chiunque non venga scelto nel gioco delle biglie passerà direttamente al turno successivo, Il-nam si siede in un angolo sperando di passare inosservato non venendo scelto;
  8. Sempre in “Gganbu“, la percezione che viene data di Il-nam è quella di un anziano confuso e con dei chiari problemi di salute che afferma costantemente che la location del gioco gli ricorda molto la sua vecchia casa; anche qui, a posteriori, si capisce che in realtà la riproduzione della sua casa è fatta di proposito;
  9. A questo punto appare anche scontato confermare la legge non scritta del cinema e del piccolo schermo secondo cui un personaggio non è morto fino a quando non si vede il cadavere, e anche anche, si potrebbe aggiungere. Il che conferma come la sua morte non sia mai avvenuta ma sia stato fatto sentire solamente lo sparo in “Gganbu“. Allo stesso modo, non si è mai visto il cadavere di Jun-ho dopo che è caduto dalla scogliera in “Front Man“, quindi…;
  10. La scelta di far abbandonare il gioco a Il-nam giusto prima della gara sul ponte di vetro è ovviamente calcolata vista la pericolosità e l’assenza di controllo che si avrebbe avuto in quel gioco. Un altro elemento che ora acquista ancora più senso ma che, guardando “I VIP“, non era stato minimamente contemplato.

Constatando tutti questi elementi, probabilmente ora un rewatch della stagione sembra essere quasi d’obbligo, insieme ai più sentiti complimenti a Hwang Dong-hyuk per essere riuscito a sorprendere tutti mantenendo una coerenza ed una coesione della storia non indifferenti.

ROSSO


Una piccola riflessione non può non essere fatta doverosamente all’ultima pettinatura sfornata da Gi-hun. Tralasciando il fatto che il colore rosso non dona molto a Lee Jung-jae (ma anche probabilmente a quasi nessun altro al mondo), la scelta potrebbe essere bollata semplicemente come stravagante ma in realtà si intravede un altro significato più collegato all’esperienza che ha avuto.
La trasformazione arriva infatti dopo l’incontro con il suo Gganbu ed è una trasformazione volta a creare un reminder costante di ciò che ha vissuto: il colore scelto infatti non è verde, blu o arancione ma è un rosso che ricorda non a caso le tute degli addetti dello Squid Game. Un dettaglio non da poco e anche estremamente apprezzabile.

 

THUMBS UP THUMBS DOWN
  • Tutto, perfino i capelli rossi di Gi-hun
  • In tutto ciò, l’unico vero rammarico è non essere riusciti a fare un po’ più di luce sul Front Man

 

È impossibile negare ad “Un Giorno Fortunato” il massimo dei voti. Un po’ per l’indimenticabile conclusione con tanto di finale aperto, un po’ perché rispecchia la generale sensazione lasciata dalla serie.
A questo punto, anche constatando l’enorme seguito mondiale guadagnato dallo show, è presumibile che Netflix non fermerà qui questa macchina d’ascolti, la domanda che sorge spontanea allora è solo una: come proseguirà? Un sequel, un prequel o semplicemente una seconda stagione che potenzialmente potrebbe rovinare tutto? Ai posteri l’ardua sentenza.

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Fondatore di Recenserie sin dalla sua fondazione, si dice che la sua età sia compresa tra i 29 ed i 39 anni. È una figura losca che va in giro con la maschera dei Bloody Beetroots, non crede nella democrazia, odia Instagram, non tollera le virgole fuori posto e adora il prosciutto crudo ed il grana. Spesso vomita quando è ubriaco.

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