Confidando che l’immagine sia “creepy enough” per stimolare la voglia di iniziare questa nuova serie sudcoreana, si può anche affermare che la series premiere di Squid Game sia tanto bella quanto strana. Chiaramente c’è un forte impatto visivo (e anche recitativo) che arriva direttamente dai tradizionali eccessi di colori, visibilissimi nell’immagine qui di fianco, e dalla tendenza di trasporre nella realtà tutto ciò che potrebbe essere presente in un manga o in un anime. Ciò che magari potrebbe non essere così straniante o assurdo per il pubblico asiatico (comunque abituato a prodotti come Sweet Home), lo è invece per lo spettatore medio europeo e italiano che, al massimo, è abituato a serie come Curon o Luna Nera, che non sono assolutamente paragonabili né per la regia, né per la cura nella produzione.
“In my town, we had a game called the Squid Game. We called it that because it’s played in a court shaped like a squid. The rules are simple. Children are divided into two groups, the offense and the defense. Once the game starts, the defense can run around on two feet within bounds, while the offense outside the lines are only allowed to hop on one foot. But if an attacker cuts through the waist of the squid passing defense, then they are given freedom to use both feet.“
DID YOU SAY PLAGIO?
La storia al centro di Squid Game non è nemmeno un qualcosa di strettamente legato alla Sud Corea perché, se non si considera il nome del gioco, potrebbe essere stata una serie ambientata in qualsiasi altro paese come USA o UK. Come viene ripetuto più volte, il fulcro di Squid Game è un gioco diviso in sei diverse competizioni che si rifanno a famosi giochi per bambini (il nome della puntata “Un, Due, Tre, Stella” è piuttosto chiaro in tal senso) e ha un cospicuo premio in denaro per il vincitore, mentre offre morte e sofferenza a tutti i perdenti. Infatti, se da un lato i giocatori che perdono vengono uccisi nella competizione, dall’altro il premio in palio è di 45,6 ₩ miliardi di won sudcoreani, una cifra che tradotta in euro corrisponde per l’esattezza, col cambio attuale, a 32.899.843 €. Centesimo in più, centesimo in meno. E considerando che i partecipanti sono tutte personalità estremamente in debito nella vita reale, il gioco non vale la candela.
Hwang Dong-hyuk, creatore, showrunner, sceneggiatore e anche regista di tutti gli episodi, ha messo in piedi uno show intrigante, estremo ma anche molto simile a Kami-sama no Iu Tōri, noto in Italia come As The Gods Will. Il manga vedeva infatti protagonisti degli studenti che devono partecipare forzatamente a giochi come Un, Due, Tre, Stella e chi perde muore. Una trama molto simile a quella di Squid Game, motivo per cui Hwang Dong-hyuk è stato accusato di plagio rigettando però le accuse sostenendo di essere al lavoro su questo progetto dal 2008, mentre As The Gods WIll è uscito solamente nel 2014. Ai posteri l’ardua sentenza.
C’È TANTA SUD COREA E ANCHE UN PO’ DI SAW
Dopo la visione del pilot, oltre al paragone già citato con As The Gods Will, i rimandi a Saw – L’Enigmista non possono essere evitati visto che, banalmente, i due prodotti condividono il connubio tra giochi e morte, dove vincere è l’unico modo per rimanere in vita. Hwang Dong-hyuk però è riuscito a tracciare una riga molto marcata che differenzia la serie dai vari film: qui la partecipazione è volontaria, in Saw non lo era.
L’utilizzo dei colori vivacissimi e dei sensazionalismi visivi, come la bambola-robot enorme o il nutrito numero di lavoratori vestiti con tuta rossa e maschera nera presenti nella foto, sono particolari che prendono sempre più forza man mano che si procede nella visione e acquistano un loro perché. Oltre a proseguire il lavoro di demarcazione e differenziazione dalle altre opere già citate, il pilot di Squid Game crea intorno a sé un alone di mistero quasi grottesco che ben si lega con la personalità discutibile del protagonista, Seong Gi-hun, tanto da far quasi sorridere in alcuni momenti non propriamente ironici. E tanto basta a stimolare la visione.
THUMBS UP | THUMBS DOWN |
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Poteva essere una cafonata ed invece la series premiere di Squid Game si rivela una vera sorpresa in grado di far amare/odiare il proprio protagonista, suscitare una voglia irresistibile di proseguire il binge-watching
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Fondatore di Recenserie sin dalla sua fondazione, si dice che la sua età sia compresa tra i 29 ed i 39 anni. È una figura losca che va in giro con la maschera dei Bloody Beetroots, non crede nella democrazia, odia Instagram, non tollera le virgole fuori posto e adora il prosciutto crudo ed il grana. Spesso vomita quando è ubriaco.