Ma come si fa a giudicare questo momento storico di Doctor Who?
Va dato merito a Chris Chibnall di mettere lo spettatore in totale difficoltà, indeciso se provare sdegno per lo show drasticamente differente da quello che ha imparato ad amare, oppure se entusiasmarsi per la rottura di continuità che non fa altro che rendere immortale la serie in questione.
L’intera tredicesima stagione, al suo giro di boa, sembra apparire come il manifesto stilistico dello showrunner che ha saputo mettere in campo freschezza, irritazione e stravolgimenti epocali.
VIAGGIO NEL TEMPO NARRATIVO
Molto raramente in Doctor Who si è ricorso a flashback, flashforward e simili. Il tempo è sempre scorso in maniera regolare, nella sua irregolarità di fondo. Apparentemente “Once, Upon Time” sembra tradire questo dettame, eppure anche in questo caso si è di fronte ad una scelta logica e coerente: il Dottore nasconde i suoi amici (e inconsapevolmente sé stessa) all’interno dei propri flussi temporali. Se da un lato Dan e Yaz vivono situazioni che avrebbero potuto vivere o che non riconoscono, dall’altra Vinder e il Dottore si trovano a vivere il loro passato.
I flashback mascherati danno così modo di avere informazioni sul passato del primo da un lato, di accrescere la curiosità sulla questione centrale del/della protagonista dall’altro. Rivedere l’incarnazione di Jo Martin fa sicuramente piacere ma, in generale, i dettagli sul passato del (forse) Time Lord portano lo spettatore a sbraitare esattamente come la protagonista a fine episodio. Lo sguardo nel passato avviene però in un “perfetto presente”, fino a che i Mouri riprendono il loro posto, in una “quest” perfettamente in linea di una classica trama verticale.
Ciò non toglie che sia tutto un enorme casino lo stesso.
BEL E VINDER: OVVERO COME IL RECENSORE SI METTE IN GIOCO CON UNA PERICOLOSISSIMA TEORIA
Per i 48 minuti di episodio, con tutta la discontinuità con cui questo scorre, sembra un qualcosa di troppo: tra un focus a Liverpool su Dan; vicende apparentemente poco interessanti inerenti Vinder; la fame di vedere il passato del Dottore; Yaz che gioca alla playstation con i weeping angels; la sotto-trama su una tizia sconosciuta che cerca il suo amore perduto. Come se lo spettatore non fosse già abbastanza confuso e spaesato di suo.
Subentra poi una seconda sensazione, soprattutto se si guarda all’approfondimento su Vinder, al focus particolare su questo personaggio che il Dottore dice ai Mouri di non aver ancora mai conosciuto. La dispersione di trame e personaggi, oltre alla discontinuità temporale, rende abbastanza palese che Bel e Vinder siano legati. Che la prima sia alla ricerca del secondo e che la patria perduta di quest’ultimo sia quella da cui scappa Bel.
Poi si parla di un nascituro.
In piena crisi temporale dove tutto è sfasato.
Dove un neonato potrebbe essere abbandonato in un varco dimensionale e accolto da una signora che sfrutterebbe i suoi strani poteri per dare vita ai poteri rigenerativi dei Time Lord.
Roba che River Song, Amy e Rory appaiono dei dilettanti.
WEEPING ANGELS
Illazioni che umilieranno lo scrivente nel prossimo futuro a parte, è interessante come Chibnall, oltre che rivoluzionare tutto l’universo narrativo, stia cercando di congedarsi anche porgendo i suoi grandi rispetti a ciò che lo show è sempre stato.
Dopo un focus sui Sontaran e la comparsata di Dalek e Cybermen, il prossimo episodio sembra mantenere la promessa che va avanti dalla premiére, ovvero i Weeping Angels.
La commistione tra rivoluzione della mitologia e struttura classica, con episodi ambientati un po’ ovunque, tra passato e futuro, è un ottimo elemento utile a mostrare la sapienza di scrittura di Chibnall. A parziale risposta di quanto affermato ad inizio recensione, almeno questo è un qualcosa che si può affermare senza problemi. Doctor Who aveva bisogno di un cambiamento e i cambiamenti non sempre piacciono, ad un primo impatto. Ma sapere che c’è un criterio dietro rende più tranquilli e fiduciosi.
Poi la curiosità per ciò che sarà è più prepotente che mai. E scusate se è poco.
THUMBS UP | THUMBS DOWN |
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Forse un episodio frammentato e troppo sui generis per come lo spettatore è da sempre stato abituato. Ma si potrebbe anche ringraziare per questo, così come per la curiosità suscitata.
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Approda in RecenSerie nel tardo 2013 per giustificare la visione di uno spropositato numero di (inutili) serie iniziate a seguire senza criterio. Alla fine il motivo per cui recensisce è solo una sorta di mania del controllo. Continua a chiedersi se quando avrà una famiglia continuerà a occuparsi di questa pratica. Continua a chiedersi se avrà mai una famiglia occupandosi di questa pratica.
Gli piace Doctor Who.