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Nulla da aggiungere. Potrebbe e dovrebbe essere questo il modo migliore per parlare del season finale della sesta stagione di Arrow.
Dire che “Life Sentence” è la degna conclusione di questa ennesima stagione del serial DC/The CW può essere forse esagerato, vista la condotta altalenante di questa sesta annata ma, analizzando a posteriori tutti i 22 episodi precedenti, si realizza come la 6×23 non potesse essere niente di meno che un punto fermo con cui concludere ed iniziare un nuovo percorso. E lo è per diversi motivi, di cui di seguito si elencano quelli degni di nota.
È il giusto e doveroso modo per farsi perdonare per una stagione che ha visto molti alti e bassi mentre cercava di raccontaretante troppe cose non trovando, spesso, il giusto linguaggio per descriverlo in tutte le occasioni. Non che questo sia stato un completo fiasco, però non tutte le sue ciambelle sono uscite col buco. Un episodio diretto, pieno di pathos e scelte coraggiose era quello che ci voleva per dimenticare svariate situazioni che hanno fatto venire i capelli bianchi al solo sentire l’idea di base, figuriamoci nel metterla in scena. L’altro motivo riguarda proprio le suddette scelte coraggiose prese in “Life Sentence”, scelte che avranno indelebili ripercussioni sul futuro della serie e che renderanno questo finale di stagione un vitale punto di snodo per Arrow.
Al di là dello scontro con il villain stagionale ben coreografato e scandito con il ritmo degno di uno showdown finale, l’episodio è cadenzato con un piglio sempre crescente che fa tanto “rito di passaggio” misto a “uomo morto sul miglio verde”. Per tutti i 40 minuti di puntata, mentre la spettacolare e sincopata azione distrae lo spettatore mostrando il riunito Team Arrow con FBI come special guest (facendogli credere che tutto possa risolversi con la scazzottata tra buoni e cattivi), sotto banco gli showrunner preparano la mazzata finale: Oliver Queen fa coming out (circa) come Tony Stark e Quentin Lance lascia questa Terra (così come già spoilerato dall’attore settimane fa).
Non si può dire con certezza se gli autori avessero programmato lo smascheramento di Green Arrow o la morte di Lance già da tempo immemore, tuttavia, si può vedere nelle loro azioni una certa audacia poiché non solo hanno deciso di battere questa strada ma soprattutto si sono accorti che molti escamotage cominciavano a non funzionare più come una volta; o comunque, per salvare sempre il protagonista dai suoi problemi di segretezza, bisognava mettere in atto macchinazioni enormi e cominciava a suonare assurdo vedere personaggi senza abilità uscire illesi da azioni spericolate.
Ma più che soffermarsi sull’atto in sé, è bene vedere ciò che in fondo rappresenta: un tentativo di far maturare ulteriormente il serial mostrando la mortalità dei protagonisti e la loro non-invincibilità. È comprensibile che, ad un certo punto, gli autori e la trama stabiliscano un cast con cui agire e scrivere le proprie storie; nonostante ciò, anche i personaggi (come le persone del resto) hanno un loro personale arco narrativo e conclusa quella curva di apprendimento bisogna accompagnarli verso la maturità e, se serve, alla conclusione del loro “mandato”.
“Life Sentence” cerca di far capire la mortalità della missione della “Squadra Freccia”, facendo pagare un prezzo enorme a due dei personaggi principali, lasciando però anche messaggi analoghi attraverso altri character (la chiamata di Wild Dog alla figlia) che comunque tirano acqua al proprio mulino, confezionando momenti molto intensi che mantengono lo spettatore costantemente col fiato sospeso fino alla conclusione della 6×23.
Dire che “Life Sentence” è la degna conclusione di questa ennesima stagione del serial DC/The CW può essere forse esagerato, vista la condotta altalenante di questa sesta annata ma, analizzando a posteriori tutti i 22 episodi precedenti, si realizza come la 6×23 non potesse essere niente di meno che un punto fermo con cui concludere ed iniziare un nuovo percorso. E lo è per diversi motivi, di cui di seguito si elencano quelli degni di nota.
È il giusto e doveroso modo per farsi perdonare per una stagione che ha visto molti alti e bassi mentre cercava di raccontare
Al di là dello scontro con il villain stagionale ben coreografato e scandito con il ritmo degno di uno showdown finale, l’episodio è cadenzato con un piglio sempre crescente che fa tanto “rito di passaggio” misto a “uomo morto sul miglio verde”. Per tutti i 40 minuti di puntata, mentre la spettacolare e sincopata azione distrae lo spettatore mostrando il riunito Team Arrow con FBI come special guest (facendogli credere che tutto possa risolversi con la scazzottata tra buoni e cattivi), sotto banco gli showrunner preparano la mazzata finale: Oliver Queen fa coming out (circa) come Tony Stark e Quentin Lance lascia questa Terra (così come già spoilerato dall’attore settimane fa).
Non si può dire con certezza se gli autori avessero programmato lo smascheramento di Green Arrow o la morte di Lance già da tempo immemore, tuttavia, si può vedere nelle loro azioni una certa audacia poiché non solo hanno deciso di battere questa strada ma soprattutto si sono accorti che molti escamotage cominciavano a non funzionare più come una volta; o comunque, per salvare sempre il protagonista dai suoi problemi di segretezza, bisognava mettere in atto macchinazioni enormi e cominciava a suonare assurdo vedere personaggi senza abilità uscire illesi da azioni spericolate.
Ma più che soffermarsi sull’atto in sé, è bene vedere ciò che in fondo rappresenta: un tentativo di far maturare ulteriormente il serial mostrando la mortalità dei protagonisti e la loro non-invincibilità. È comprensibile che, ad un certo punto, gli autori e la trama stabiliscano un cast con cui agire e scrivere le proprie storie; nonostante ciò, anche i personaggi (come le persone del resto) hanno un loro personale arco narrativo e conclusa quella curva di apprendimento bisogna accompagnarli verso la maturità e, se serve, alla conclusione del loro “mandato”.
“Life Sentence” cerca di far capire la mortalità della missione della “Squadra Freccia”, facendo pagare un prezzo enorme a due dei personaggi principali, lasciando però anche messaggi analoghi attraverso altri character (la chiamata di Wild Dog alla figlia) che comunque tirano acqua al proprio mulino, confezionando momenti molto intensi che mantengono lo spettatore costantemente col fiato sospeso fino alla conclusione della 6×23.
In questa puntata a dir poco spettacolare, gli unici difetti che si riscontrano (anche a posteriori) sono il ruolo di Diaz e la conclusione anti-climatica della sua zuffa con Freccia Verde. Mentre per la seconda si può forse capire la voglia di rendere Diaz un villain ricorrente, per la prima il personaggio non è mai stato molto all’altezza delle aspettative, mostrandosi sì sempre un passo avanti al Team Arrow ma, allo stesso tempo, mai come una minaccia consistente. Forse Diaz vale più come pretesto, come giustificazione, per rendere più potente lo smascheramento di Oliver e la morte di Quentin.
THUMBS UP | THUMBS DOWN |
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Arrow scocca la sua ultima freccia piantandola nel cuore dello spettatore. E non c’è paragone migliore per “Life Sentence” del tiro con l’arco: la prima parte della puntata è un lento flettere la corda, nel mezzo c’è la mira, e nella seconda parte il bersaglio centrato. Ora tutto sta nel mantenere queste coraggiose promesse, nell’andare fino in fondo a quanto deciso e affrontare le conseguenze di questi gesti, senza che questi ultimi si rivelino poi nella 7° stagione i classici cliffhanger nei finali organizzati giusto per arruffianarsi spettatori per il prossimo anno.
È vero che in un universo narrativo fatto di Terre parallele e magia c’è sempre il modo per avere la botte piena e la moglie ubriaca (vedi Laurel Lance) ma dopo quanto raccontato sarebbe il caso di non farlo. Sarebbe il caso di trattare un cambiamento in quanto tale e infrangere la regola non scritta del “cambiare tutto per non cambiare niente”.
È vero che in un universo narrativo fatto di Terre parallele e magia c’è sempre il modo per avere la botte piena e la moglie ubriaca (vedi Laurel Lance) ma dopo quanto raccontato sarebbe il caso di non farlo. Sarebbe il caso di trattare un cambiamento in quanto tale e infrangere la regola non scritta del “cambiare tutto per non cambiare niente”.
The Ties That Bind 6×22 | 1.00 milioni – 0.3 rating |
Life Sentence 6×23 | 1.35 milioni – 0.4 rating |
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