Sia “Confessions” che “Living Proof” sono infatti due puntate molto diverse tra loro ma sono anche molto simili per l’atteggiamento molto sperimentale dello script. E non ce ne si sta lamentando, anzi. “Confessions”, grazie al suo stile peculiarmente soggettivo, riesce a dare un taglio narrativo molto particolare soprattutto con un utilizzo dei flashback molto interessante e funzionale che ricorda a tratti Memento (paragone molto azzardato, lo sappiamo). Questa non è la prima volta che in questa stagione si sperimenta qualcosa di nuovo (sia “Star City 2040” che “Emerald Archer” sono un buon esempio in tal senso) ed è un punto che va a favore della nuova showrunner Beth Schwartz, bravissima nel rivitalizzare una serie che era andata più volte incontro ad un vicolo cieco.Oliver: “That wasn’t Mirakuru.”
Roy: “No.”
Oliver: “How did it happen?”
Roy: “What do you mean?”
Oliver: “How did you die?”
Roy: “How did you know?”
Oliver: “You, Thea, and Nyssa left here over a year ago in search of Lazarus Pits, and I have not seen bloodlust like that since Thea was resurrected by one.
L’elemento più apprezzabile di “Confessions” è però la prospettiva estremamente soggettiva che supporta ampiamente il lavoro degli sceneggiatori nel creare spazio per plot twist inaspettati. Sia la collaborazione di Dinah, sia soprattutto la morte e poi resurrezione di Roy Harper sono delle belle sorprese. Quest’ultima, in particolare, permette anche di estendere l’immaginazione circa il lavoro dei due fidanzati e di Nyssa in giro per il mondo, ovvero lì dove li si era abbandonati nella scorsa stagione. Tutto molto ben gestito. Ci si può lamentare solamente della gestione di Arsenal dopo aver ucciso i due poliziotti: ok, si può giustificare il tutto con gli effetti della resurrezione dal Pozzo Di Lazzaro ma un minimo di senso di colpa più marcato poteva essere mostrato.
Oltre a crogiolarsi sulle scale da solo a fine episodio, Roy si immola anche nella puntata successiva per spegnere l’elettricità del palazzo, quasi a voler enfatizzare il suo senso di colpa. Ma questa è più una deduzione lasciata in mano allo spettatore piuttosto che un’ammissione, ed in questo caso sarebbe stato utile dire due parole in più.
Oliver: “Haven’t you seen enough death? Your mother, our father. I want you to be better than him. I want you to help me. Help me end our family’s cycle of violence.”
Emiko: “We are not family. Do it. Kill me.”
Oliver: “No.”
“Living Proof” è un episodio che, invece di giocare sui flashback, lavora molto di flashforward con il ritorno della storyline ambientata nel 2040. Premesso che il prossimo episodio sarà il season finale e che quindi si dovrebbe attendere la chiusura della storyline relativa ad Emiko, si procede a passo spedito per mettere in ballo tutto quello che è stato faticosamente creato nel corso di questo settimo ritorno. La fine della collaborazione polizia-vigilantes viene sbandierata più e più volte, in maniera quasi fastidiosa se si ripensa a come la polizia di Star City abbia stupidamente trattato ogni volta i vari eroi nonostante i vari tentativi di Oliver & Co. di lavorare insieme. Ecco quindi che frasi come “I thought it was you. Somebody dressed like you stole the weapon from the subway.” diventano il pane quotidiano di poliziotti che si imbarazzano da soli grazie a questi ragionamenti. Francamente evitabili.
THUMBS UP | THUMBS DOWN |
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Spartan 7×19 | 0.71 milioni – 0.2 rating |
Confessions 7×20 | 0.64 milioni – 0.2 rating |
Living Proof 7×21 | 0.63 milioni – 0.2 rating |
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Fondatore di Recenserie sin dalla sua fondazione, si dice che la sua età sia compresa tra i 29 ed i 39 anni. È una figura losca che va in giro con la maschera dei Bloody Beetroots, non crede nella democrazia, odia Instagram, non tollera le virgole fuori posto e adora il prosciutto crudo ed il grana. Spesso vomita quando è ubriaco.