“Can you imagine? Ten minutes ago, that was in outer space.”
(Le citazioni quelle belle)
Gli episodi di The Twilight Zone si dividono in due precise categorie: quelli che puntano tutto sul gioco narrativo (divertissement), come “Nightmare at 30,000 feet” e “A Traveler”, e gli episodi che, con la scusa del genere narrativo, scelgono di trattare argomenti che si riferiscono all’attualità e all’impegno sociale. Di questi gli esempi più evidenti sono “Replay” e il precedente “Six Degrees Of Freedom“.
Di quest’ultimo va evidenziata la firma, per il soggetto e la sceneggiatura, di Heather Anne Campbell, autrice anche dell’episodio in questione.
Un curriculum particolare il suo, non fosse altro che è perfettamente simile a quello di Jordan Peele. Anche lei, infatti, nasce come comica e autrice di monologhi irriverenti per show televisivi, prima di passare alla fiction. E guarda caso i suoi sono i soggetti più “politici” di questa prima stagione, quasi come se ci fosse una correlazione tra l’essere un comico e riuscire (particolarmente bene tra l’altro) a scrivere horror con sfumature socio-politiche.
“Not All Men” appartiene alla sua autrice così come Get Out e Us appartengono al produttore e narratore della serie (ruolo in cui si trova sempre più a suo agio di puntata in puntata). Se in Peele il focus delle storie è la comunità afroamericana, per la Campbell è il femminismo, sviscerato attraverso le proprie eroine femminili (come era già accaduto appunto per “Six Degrees Of Freedom”).
La storia narra le vicende di Annie Miller (Taissa Farmiga), impiegata timida e insicura (una specie di Fantozzi al femminile) che ha sempre paura di dire la propria opinione e di imporsi sugli altri, causa un’estrema rigidità mentale e la convinzione che rimanendo sempre sui binari impostati e dicendo sempre di sì non c’è rischio di grane.
Anche se a un primo sguardo appare insopportabile e irritante, per la sua estrema sensibilità e insicurezze varie, alla fine il personaggio compie un tale percorso di formazione che riesce, nonostante tutto, a piacere allo spettatore.
Tutto comincia quando, durante una notte di stelle cadenti, Annie e Dylan (un suo collega che l’ha invitata a casa sua in occasione dell’evento, di fatto molestandola sul lavoro) assistono alla caduta di uno strana “roccia” dal cielo che rilascia una particolare sostanza. Questa stimola negativamente il testosterone rendendo tutti gli uomini che ne vengono a contatto irascibili e violenti, senza più alcun freno inibitore. Il che porterà successivamente ad un clima di anarchia totale in cui Annie e la sorella Olivia (un’ottima Rhea Seehorn reduce da Better Call Saul) sono le uniche che cercano di riportare un po’ di buonsenso nella comunità, rischiando la propria vita.
Una trama molto simile, per certi versi, alla puntata The Screwfly Solution nella seconda stagione della serie antologica Master Of Horror. Anche in quel caso si parlava di un istinto omicida nei confronti delle donne da parte degli uomini, causato da una presenza aliena.
Anche se lo stile di racconto è completamente diverso (l’episodio di Master Of Horror era molto più splutter, e con un finale molto più pessimista) è interessante notare come questi due episodi, di due serie televisive differenti, abbiano molti elementi in comune. In questo caso, il parziale lieto fine è strettamente connesso con il “viaggio dell’eroina” che rilascia una Annie più sicura di sé e meno accondiscendente, soprattutto nei confronti delle avance maschili.
Anche se a tratti la storia è abbastanza prevedibile e presenta parecchi cliché da horror-movies che potevano essere anche evitati, l’episodio ha un ritmo narrativo che non annoia e presenta comunque un cast di un certo livello fatto di attori rodati e perfetti per i ruoli che interpretano. Oltre alle già citate Taissa Farmiga (ormai una carriera da scream queen, cominciata dai vari American Horror Story) e Rhea Seehorn va annoverato (per le quote azzurre) anche Luke Kirby, capace di far trasformare il suo Dylan da “gentiluomo” a “mostro” con il solo uso della mimica e della voce (e qualche tratto di CGI per gli occhi).
La dicotomia tra bene-male e femminile-maschile, strettamente correlati fra loro, è senza dubbio il tratto più caratteristico della vicenda e quello che colpisce di più lo spettatore a livello emotivo. È chiaro, infatti, che il pubblico maschile potrebbe risentirsi di questo manicheismo espresso dalla Campbell. Va detto però che la stessa storia giustifica in maniera mirabile questo aspetto che, almeno all’inizio, potrebbe essere confuso come un tentativo ingenuo di parlare di femminismo. I personaggi sono ben caratterizzati e tutti gli elementi presentati si rifanno a una logica precisa per cui non si può, alla fine, non concordare con la visione rilasciata dall’autrice dell’episodio, o quantomeno farsi un’idea del tema in questione, il che presumibilmente era l’obiettivo della stessa Campbell.
The Twilight Zone si dimostra così fedele all’idea originaria di Rod Serling, quello di una serie antologica che trattasse del “bizzarro” e del “surreale” per parlare però, in sottofondo, della realtà di tutti i giorni. Questi gli elementi che hanno fatto della serie una pietra miliare della storia del piccolo schermo e che vede in Jordan Peele e in Heather Anne Campbell, i suoi perfetti eredi.
“Tonight, Annie Miller found herself in the center of a mysterious and violent epidemic. What she encountered was no material disease, but rather a plague of conscience. One that gave men permission to ignore decency, consent and fear. And tonight, all it took was a few innocuous little rocks to turn men into monsters.
Here in The Twilight Zone.”
THUMBS UP | THUMBS DOWN |
|
|
Six Degrees Of Freedom 1×06 | ND milioni – ND rating |
Not All Men 1×07 | ND milioni – ND rating |
Quanto ti è piaciuta la puntata?
0
Nessun voto per ora
Tags:
Laureato presso l'Università di Bologna in "Cinema, televisione e produzioni multimediali". Nella vita scrive e recensisce riguardo ogni cosa che gli capita guidato dalle sue numerose personalità multiple tra cui un innocuo amico immaginario chiamato Tyler Durden!