Better Call Saul 1×04 – HeroTEMPO DI LETTURA 4 min

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Better Call Saul è una serie con tante qualità, ma se dovessimo racchiuderle tutte in un’unica parola, questa sarebbe senza alcun dubbio “armonia”. La meticolosa costruzione dei personaggi, i ritmi incalzanti spezzati da un’ottima gestione dei toni narrativi, una regia e una fotografia che strizzano l’occhio alla sua opera madre senza però snaturarla o ancora peggio scimmiottarla e un cast di tutto rispetto, sono tutti elementi che, per dirla in termini biblici, cooperano al bene. “Hero” non è certo il miglior episodio visto finora, non perché di scarsa qualità, ma semplicemente perché si configura come momento di transizione, nonché di costruzione del personaggio che abbiamo imparato ad apprezzare in Breaking Bad. Le modalità narrative grazie alle quali la figura di James McGill/Saul Goodman sta piano piano prendendo forma palesano una costruzione a intreccio che in più di un’occasione rimanda alle dinamiche che hanno portato, nel suo capostipite, alla magistrale metamorfosi da Walter White a Heisenberg. Ogni scelta compiuta non è mai fine a se stessa, ma sempre conseguenza della precedente e causa scatenante di ciò che avverrà dopo, sempre con un occhio di riguardo alla dimensione della fatalità. L’imprevedibilità diventa specchio della realtà. E la realtà, grazie a ciò, ne esce valorizzata, addirittura potenziata. Ciò che però distingue i due personaggi, oltre all’antiteticità delle loro personalità, è il rapporto con la legge. Jimmy ha sempre vissuto in equilibrio tra legalità e illegalità, come testimoniano i flashback, ma anche le recenti azioni compiute per tentare di sbarcare il lunario. Ma soprattutto è un uomo che ha una visione ben chiara della sua vita, di ciò che intende raggiungere e dei mezzi necessari perché ciò possa realizzarsi, elementi in netta contrapposizione con il percorso di Walter, innescato da un evento improvviso e catapultato in un mondo completamente nuovo per lui.
Quello che Better Call Saul cerca di raccontare può essere ricondotto ad una sorta di funambolismo tra ciò che è lecito e ciò che è necessario, nulla a che vedere con il cammino di ascesa e declino di Heisenberg. Gilligan e Gould sono riusciti a catapultarci nuovamente nell‘universo di Walter White, lo stesso in cui due gemelli attendono fuori dalla doccia di piantarti un’accetta in mezzo al cranio, dove cadaveri sciolti nell’acido piovono dal soffitto e dove donne e bambini vengono trucidati a sangue freddo. Questo nuovo scenario, ad una prima analisi edulcorato, però, è solo un’illusione, formatasi nella nostra mente semplicemente perché le vicende, questa volta, ci vengono presentate attraverso gli occhi di Jimmy, figura a tratti grottesca, che con il suo umorismo non solo conferisce alla serie quella componente comedy di cui tanto si è parlato in fase di realizzazione, ma inevitabilmente getta una luce particolare sull’intero show. Così come i primi due episodi hanno contribuito ad approfondire il rapporto tra Jimmy e Chuck e il terzo ha concesso un po’ di tempo per esplorare il legame d’amicizia tra Kim e l’avvocato, “Hero” si configura come puntata d’introduzione del villain di stagione, Howard Hamlin, creando un rapporto conflittuale tra studi legali, dove Kim rappresenta l’ago della bilancia, divisa tra le due alleanze, una basata su un rapporto più che altro di tipo lavorativo e l’altra fondata sul legame d’amicizia che intercorre tra lei e Jimmy.
Volendo cercare il pelo dell’uovo, l’unica critica potrebbe essere lanciata nei confronti di quei tempi morti “alla Breaking Bad“, tollerati dallo spettatore appunto perché familiari, che forse avrebbero rischiato di annoiare senza la promessa della rivelazione finale (in questo caso la truffa del salvataggio che rimanda al flashback d’inizio puntata). Dubitiamo fortemente che “Hero” verrà annoverato tra gli episodi più memorabili della stagione, ma comunque svolge il suo ruolo transitorio in maniera ineccepibile, portando avanti la trama in maniera brillante e non tradendo lo stile inconfondibile del suo team autoriale.

 

THUMBS UP THUMBS DOWN
  • La sigla con il celebre cassetto pieno di cellulari
  • “Saul. Saul Good, man!”
  • Sassafrass Glow e la permanente
  • The “Hamlindaco Blue”
  • La passeggiata all’esterno di Chuck
  • Alla luce della qualità della puntata, e più in generale della serie, gli ascolti non rendono giustizia al lavoro fatto da Gilligan e Gould

 

Better Call Saul si conferma un appuntamento imperdibile per gli amanti dell’ottima serialità televisiva. Sebbene sia innegabile il debito che lo show deve riconoscere alla serie madre, soprattutto per quanto concerne scelte di tipo tecnico e stilistico, l’atmosfera che Gilligan e Gould vogliono presentarci è di tutt’altro genere. La serie disegna un proprio percorso, guadagnando dopo appena quattro episodi la più totale autonomia e facendo sperare bene circa il mantenimento del già elevato livello qualitativo mostrato finora.

 

Nacho 1×03 3.23 milioni – 1.6 rating
Hero 1×04 2.87 milioni – 1.4 rating

 

 

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Ventinovenne oramai da qualche anno, entra in Recenserie perché gli andava. Teledipendente cronico, giornalista freelance e pizzaiolo trapiantato in Scozia, ama definirsi con queste due parole: bello. Non ha ancora accettato il fatto che Scrubs sia finito e allora continua a guardarlo in loop da dieci anni.

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