“Oh shit, it’s a chicken holocaust.”
Il Trattato di Versailles, richiamato all’interno della puntata quale metafora per inquadrare la complicata situazione tra Taylor e Bobby, molto spesso viene inquadrata non tanto come un trattato di pace quanto, piuttosto, una dichiarazione di non belligeranza, un armistizio. Ed è questo che, al termine dell’episodio, sembra essere stretto tra le due principali fazioni in gioco in questo inizio di stagione: Bobby e Taylor, entrambi consapevoli del pericolo economico nel continuare la loro guerra fratricida, sembrano raggiungere un accordo di momentanea pace.
Un accordo che, seppur con premesse ben differenti, ricorda chiaramente quello raggiunto sul finale della terza stagione tra i due personaggi principali di questa serie (Bobby e Chuck). Un patto di non belligeranza, quindi, che prevede un finto pubblico appoggio vicendevole tra le due parti per poterne trarre i primi profitti economici. L’altro accordo di cui si faceva menzione poco fa, invece, quello tra Chuck e Bobby, sembra aver raggiunto uno step successivo: Chuck si ritrova a correre per l’ennesima carica di rilevante importanza, ma il nemico che gli si para di fronte è spietato ed ha un ruolo sociale ben più di rilievo, ma soprattutto Chuck ha timore dei suoi vecchi pupilli che ormai gli hanno voltato le spalle. C’è quindi la necessità di un alleato potente, spietato e pronto a mettersi in campo per fare qualcosa che Chuck, forse, non sarebbe pronto a fare (una sorta di questione già sorta quando Bobby parlava di Grigor). Axelrod è sicuramente l’alleato che nessuno si aspetterebbe e che rispecchia quanto di meglio poteva capitare allo spietato ex procuratore distrettuale. L’episodio non si circoscrive, però, alla pura e semplice rincorsa politica di Chuck.
L’episodio concede la possibilità allo spettatore di spaziare ed approfondire il passato di un personaggio progressivamente diventato, episodio dopo episodio, sempre più importante: Taylor Mason. L’arrivo del padre della ragazza permette di analizzare l’aspetto famigliare così segretamente taciuto fino a questo momento e che per forza di cose risulta fondamentale per capire la criptica caratterizzazione che è stata data ad una vera e propria macchina per fare soldi senza alcun tipo di sentimento o emozione. Anzi, per l’esattezza i pochi sentimenti che la ragazza ha mostrato nella scorsa stagione sono stati fatti a pezzi e spazzati via dall’atteggiamento autoritario e prepotente proprio di Bobby, atteggiamento per cui ancora ora sta facendo i conti.
Taylor sfrutta il padre per tentare di rispondere all’astuta mossa di sabotaggio portata avanti negli scorsi episodi da parte del miliardario speculatore finanziario, ma il tutto si tramuterà ben presto in un’ammissione consapevole: continuare a concentrarsi sulla limitazione dei danni impedisce alla sua nuova attività di fiorire e crescere. E’ quindi deleterio proseguire con una guerra che non porterà a nessuno dei due contendenti qualche vantaggio economico. Da qui, appunto, l’approdo al metaforico Trattato di Versailles.
Come sempre Billions si permette anche di tergiversare (pur sempre con una morale) su tematiche più leggere e di caratura comica, come per esempio la nuova attività che concede il nome all’episodio, portata avanti da Dollar Bill. Un’attività che non decolla, anzi che crolla male esattamente come il suo principale proprietario, ma che permette alla serie di dare libero spazio a Wags con le sue continue e taglienti battute. Una manna dal cielo per allietare e rendere meno pesante una serie che altrimenti, se totalmente concentrata su hedge fund e trust societari, risulterebbe abbastanza pesante da vedere e soprattutto da digerire. Billions adora fare l’occhiolino agli interessati e ai navigatori di quel tipo di tematiche (finanza e zone limitrofe), ma il pubblico a cui punta è e deve sempre essere molto più vasto. E per fortuna, fino a questo momento, c’è ben poco da obbiettare da questo punto di vista.
“I got a solution to our chicken problem… A final solution.”
Con il Trattato di Versailles in cassaforte ora i due schieramenti hanno la possibilità di crescere e diventare più forti. Sperando che dalle ceneri di questa guerra non compaia, ad un certo punto, un agitatore di folle ben più determinato ed assetato di sangue e vendetta. Proprio come avvenne in Germania prima dello scoppio della Seconda Guerra Mondiale. Il pericolo c’è ed è tangibile, ma Bobby e Taylor dovranno riuscire a prepararsi a dovere se quel momento dovesse arrivare.
THUMBS UP | THUMBS DOWN |
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Arousal Template 4×02 | 0.79 milioni – 0.2 rating |
Chickentown 4×03 | 0.82 milioni – 0.2 rating |
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Conosciuto ai più come Aldo Raine detto L'Apache è vincitore del premio Oscar Luigi Scalfaro e più volte candidato al Golden Goal.
Avrebbe potuto cambiare il Mondo. Avrebbe potuto risollevare le sorti dell'umana stirpe. Avrebbe potuto risanare il debito pubblico. Ha preferito unirsi al team di RecenSerie per dar libero sfogo alle sue frustrazioni. L'unico uomo con la licenza polemica.