“She has powers, Jeff!”
No, non è la parodia di un famoso tormentone degli anni 90 divenuto celebre grazie a numerosi film, bensì la rivelazione finale da parte di Lynn al suo ex-marito per quanto riguarda i poteri della figlia. “Three Sevens: The Books Of Thunder” regala dunque allo spettatore il momento che attendeva da tempo. La famiglia Pierce ha ufficialmente un nuovo vigilantes al suo interno e ora tutti i suoi membri (almeno quelli più importanti, perché Jennifer è ancora a livello di mero personaggio di secondo piano nelle vicende narrate) ne sono al corrente, con tutte le conseguenze che tale scoperta comporta.
È il caso di dirlo: menomale. Infatti, il dualismo padre-figlia finora aveva solo avuto l’effetto di rallentare ulteriormente la trama facendo, oltretutto, perdere il focus sulla storyline principale e disorientando, in questo modo, lo spettatore che non capiva più chi fosse il vero protagonista dello show.
Se non altro adesso è chiara la linea che la serie potrebbe potenzialmente prendere a partire dalla prossima puntata e il che non è poco, dal momento che finora si era visto un ibrido di tanti sottogeneri messi insiemi malamente (dal teen-drama all’action-thriller gombloddistico…), che andavano però a discapito proprio dell’aspetto supereroistico iniziale che avrebbe dovuto avere lo show.
Anche in questo episodio, in realtà, una buona dose di minutaggio si perde tra storyline secondarie e sequenze dialogiche. C’è da dire, però, che alla fine dell’episodio tali sequenze si rivelano effettivamente utili per capire dove volevano andare a parare autori e sceneggiatori e questo senso di linearità è quello che aiuta a sopportare il tutto e a riconsiderare la serie da come è stata concepita all’inizio e come si è evoluta finora.
Se si volesse fare un recap di quanto visto fin qui (e il fatto che la serie sia distribuita anche su Netflix permette questo tipo di operazioni) ci si può rendere conto di come fosse stato tutto preparato e pensato per arrivare a questo punto, quasi che il vero plot twist iniziale sia avvenuto proprio in questo episodio. Il protagonista principale rimane sempre Jefferson/Black Lightning e il suo “ritorno in scena” da supereroe rappresenta la vera novità che questa serie presenta nel suo genere. Detto questo, il tema principale rimane sempre lo stesso: può un supereroe con famiglia a carico e in là con gli anni, continuare nella sua attività mascherata?
Finora gli episodi si sono sempre giocati su questa ambivalenza tra la reticenza del protagonista a rientrare in auge e il suo desiderio inconscio (perché in effetti ha ragione Lynn: i suoi superpoteri sono a tutti gli effetti una droga) di farlo effettivamente. La storyline di Anissa è il pretesto per interrogarsi ancora una volta su questo tema: non sarebbe il caso di lasciare il posto ad un supereroe/supereroina più giovane e potenzialmente più forte (anche se lo scontro tra i due sembra rivelare che il padre può ancora avere la meglio nonostante tutto)?
Solo le prossime puntate potranno indicare una risposta a questo dilemma. Nel frattempo, la puntata in questione si caratterizza come episodio di raccordo, molto efficace però in quanto offre finalmente una scossa alla narrazione che era diventata parecchio statica, mentre i continui flashback dei protagonisti rivelano ancora numerosi indizi sulla morte del padre di Jefferson e sul mistero che aleggia sull’acquisizione dei suoi superpoteri.
E perfino Tobias riesce, per un attimo, a portare avanti in maniera pratica (ma solo per un attimo eh! che non si faccia troppa fatica) il suo piano criminale manipolando la mente del giovane Khalil. Questa particolare storyline ha il merito di rendere un po’ più partecipi degli avvenimenti i personaggi di Jennifer e Khalil rendendoli più complessi dal punto di vista emotivo/psicologico e allontanandoli dall’essere rilegati alla parte più teen/drama della serie. Un ruolo abbastanza scomodo e inutile, dal momento che era la parte più noiosa di tutto lo show e che sembrava avere il solo scopo di rallentare la trama principale per farla stare nei 40 minuti canonici di puntata. Invece, da questo episodio in avanti, anche le loro due storylines diventano fondamentali per la narrazione in quanto possono diventare il pretesto per numerosi conflitti tra i due personaggi e le rispettive famiglie.
Fa invece numerosi passi indietro il personaggio di Gambi che proprio non risulta credibile nel ruolo di manipolatore/doppiogiochista della situazione. Presentato all’inizio come spalla/aiutante del protagonista (una via di mezzo tra Archimede Pitagorico e Alfred di Batman), di fatto è quello che sa tutto di tutti e che potrebbe tranquillamente risolvere la situazione anche da solo ma che non vuole far nulla per permettere a Jefferson di fare il supereroe (salvo pentirsene quando le cose vanno male). Sicuramente avrà i suoi motivi, ma finora il mistero che aleggia sul personaggio e la ritrosia degli sceneggiatori nel rivelarli non aiutano a empatizzare molto con lui.
Allo stesso modo, è da segnalare un grande buco di sceneggiatura che si spera venga presto colmato: dunque il malore che Jefferson aveva avuto nella precedente puntata è sparito improvvisamente? Era solo un falso allarme? A questa domanda potrebbe rispondere solo Gambi, ma essendo impegnato a fare il bello e il cattivo tempo tra villain e “buoni” a quanto pare non è la sua priorità.
Non rimane dunque che attendere le prossime puntate per avere tutte le risposte e avere l’immagine completa di questo grande puzzle che è diventato Black Lightning. C’è da dire però che, da questo episodio, qualcosa si sta già delineando.
THUMBS UP | THUMBS DOWN |
|
|
And Then the Devil Brought the Plague: The Book of Green Light 1×05 | 1.81 milioni – 0.5 rating |
Three Sevens: The Book Of Thunder 1×06 | 1.64 milioni – 0.5 rating |
Quanto ti è piaciuta la puntata?
0
Nessun voto per ora
Tags:
Laureato presso l'Università di Bologna in "Cinema, televisione e produzioni multimediali". Nella vita scrive e recensisce riguardo ogni cosa che gli capita guidato dalle sue numerose personalità multiple tra cui un innocuo amico immaginario chiamato Tyler Durden!