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Neanche il tempo di lodare il precedente episodio che Britannia regala ai suoi spettatori una puntata terribilmente brutta, che verrà ricordata a lungo, ma non certo per i propri meriti. Finalmente, dopo sei interminabili episodi, la trama orizzontale aveva iniziato a muoversi, con Kerra divenuta Regina dei Cantiaci, Aulo Plazio che inizia l’assedio della roccaforte e il ritorno in grande stile della Regina Antedia. Perfino Cait, uno dei character peggiori fino ad ora, aveva trovato un senso nella profezia che la vede come la prescelta, colei che guiderà le diverse tribù della Britannia contro l’invasione romana. Nelle recensioni dei precedenti episodi spesso si era sottolineato come i personaggi secondari fossero poco approfonditi a livello psicologico, scritti mali e, ai fini della trama orizzontale, completamente inutili e fuori luogo. Per questo, di per sé non era malvagia l’idea di un intero episodio senza i character principali, cercando di risolvere la problematica appena citata con un maggiore screen time per i personaggi di secondo rilievo; tuttavia, la tempistica di questa operazione risulta essere profondamente sbagliata.
Nel momento in cui finalmente la serie iniziava a decollare, con Kerra e Aulo Plazio pronti a uno scontro sanguinoso e decisivo, non si capisce il senso di questa puntata. Sarebbe stato nettamente meglio concentrarsi sulla guerra, finalmente scoppiata, regalando magari qualche scena d’azione degna di questo nome. Britannia non ha la forza, per il momento, di andare avanti senza i suoi pezzi da novanta e l’inadeguatezza degli altri personaggi è drammaticamente emersa in questo settimo episodio. Tra Phelan il defecatore, Divis il posseduto e Philo e Brutus i tossici, più che un episodio di una serie tv storica gli spettatori si sono trovati di fronte ad un Trainspotting ambientato nell’antichità – visto che geograficamente parlando, tra la Scozia del film e i luoghi della serie non vi è poi questa grande distanza -. I dialoghi dell’intero episodio, nessuno escluso, rasentano il ridicolo; momento clou, negativamente parlando, è senza alcun dubbio la discussione di elevatissimo livello tra Philo e Brutus sui calzari come metafora sull’esistenza o meno degli dei. Non va certo meglio tra i Britanni, con Ania e Phelan che sembrano Sandra e Raimondo Vianello, senza dimenticare Divis, che dopo sei episodi più che posseduto sembra semplicemente perennemente ubriaco.
Non vi è un solo momento della puntata che meriti di essere ricordato o menzionato positivamente, la noia regna sovrana e si ha la sensazione che gli autori abbiano sprecato completamente questi cinquanta minuti, piuttosto che dedicarli invece all’avanzamento della trama orizzontale che di certo non spicca per brillantezza e vivacità.
L’intero episodio poi, è ambientato in un piccolo villaggio, un tempo florida rotta commerciale ma ormai abbandonato, con la quasi totalità delle scene girate all’interno di piccole abitazioni malmesse, andando così a neutralizzare l’unico vero punto di forza del nuovo prodotto Amazon-Sky, le meravigliose location che avevano caratterizzato gli episodi precedenti.
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Dopo un buon episodio Britannia peggiora nettamente, offrendo ai proprio spettatori il peggior episodio dell’intera stagione. Ci sono possibilità, dopo sette puntate, che nelle ultime due lo show migliori? Citando il Libanese di Romanzo Criminale “quanno arrivi in cima poi solo che scenne” e se per cima prendiamo tutti gli elementi negativi della serie, allora forse c’è ancora una piccola speranza. Certo è che questa pesante battuta d’arresto non giova in vista dei due episodi finali dove gli autori sono chiamati a riscattarsi, per una serie che fino ad ora si è dimostrata terribilmente brutta e noiosa, senza dimenticare i clamorosi errori storici che la accompagnano fin dalla season premiere. Peggio di così è veramente impossibile, quindi è lecito aspettarsi un ottavo episodio ben diverso da questa catastrofe chiamata settimo episodio.
Episode 6 1×06 | ND milioni – ND rating |
Episode 7 1×07 | ND milioni – ND rating |
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Venera due antiche divinità: Sergio Leone e Gian Maria Volontè.
Lostiano intransigente, zerocalcariano, il suo spirito guida è un mix tra Alessandro Barbero e Franco Battiato.