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“Finalmente!” esclamerà quasi sicuramente lo spettatore di Britannia quando, proprio al termine del sesto episodio, Aulo Plauzio si decide a dare inizio a una guerra annunciata dal primo episodio eppure finora sempre rinviata. Dopo sei ore di presentazione dei personaggi e dell’ambientazione, purtroppo condite da noiosi drammi familiari, druidi strafatti, goffe scene di sesso che cercano di essere pruriginose senza mostrare troppa pelle con risultati a dir poco ridicoli, siparietti comici che tanto comici non sono ed errori storici a profusione, finalmente si inizia a fare sul serio e il sornione generale romano dà l’ordine ai Regnensi di assalire la roccaforte dei Cantiaci, senza impiegare per il momento le proprie preziose legioni.
Il vero plot twist del sesto episodio, però, è un altro e riguarda il personaggio di Cait, l’insopportabile ragazzina coinvolta a sorpresa in una profezia dei druidi che ne farebbe colei che distruggerà i Romani. Non è azzardato ipotizzare che Cait sia la futura Budicca o Boadicea che dir si voglia, regina degli Iceni effettivamente esistita, a capo nel 60-61 d.C. di una sfortunata rivolta contro l’impero. Ciò significa che la serie potrebbe più avanti, se mai dovesse protrarsi per più stagioni (il condizionale è d’obbligo per prodotti soggetti alla triste legge del rinnovo o della cancellazione), compiere uno o più salti temporali à la Vikings per arrivare alla piena maturità del personaggio; ma già adesso la ragazzina sembra fungere da fulcro degli eventi, perché attira su di sé le attenzioni, oltre che del solito Divis, anche di Aulo Plauzio e di Kerra. Anzi, è proprio l’interesse del generale romano per Cait e la conseguente decisione della neo-regina cantiaca di proteggerla e permetterle di fuggire a far naufragare qualsiasi possibilità di pace tra le due fazioni, portando allo scoppio effettivo della guerra.
E’ una guerra, quella che si sta delineando in questa seconda parte della stagione, meno banale di quanto si potesse pensare all’inizio, almeno da un punto di vista delle forze in campo: non si tratta solo di Romani contro Celti, ma anche di Celti contro Celti e, cosa ancora più importante, i dissidi sono all’ordine del giorno anche all’interno delle singole fazioni. E’ prevedibile, ma non per questo poco gradita, l’ostilità nei confronti di Kerra da parte di Amena, che già si vedeva consorte del nuovo re, così come è gradita la scelta di non farne una Cersei dei poveri che complotta con le solite armi dell’intrigo bensì una strega in erba che cerca, per ora con risultati fallimentari (ma chissà in futuro), di maledire la nuova sovrana. Sul fronte romano-regnense, invece, le ostilità e gli attriti sono più che altro potenziali, mine piazzate sotto la superficie e pronte a esplodere se venissero calpestate: Antedia è troppo orgogliosa per rimanere confinata ancora a lungo nel ruolo di semplice alleato di Aulo Plauzio e nell’incontro tra i due si percepisce chiaramente quel senso di insoddisfazione, di fastidio che la collaborazione forzata con una persona sgradita provoca; quanto a Lucius, è evidente che i dubbi nei confronti della condotta di Aulo dall’incontro con i druidi in poi si stanno facendo sempre più forti e un eventuale tradimento, o quantomeno una decisa messa in discussione dell’operato dell’amico, potrebbe essere sbocco naturale per il personaggio.
Più difficile da inquadrare, invece, rimane ancora una volta la posizione dei druidi, per nulla chiarita dall’incontro tra Veran e Aulo Plauzio, così come la funzione all’interno della trama dei due soldati romani, il disertore Brutus e il traumatizzato Philo: è vero che non bisogna mai dire mai in una serie televisiva e che anche loro potrebbero essere oggetto, come Cait, di un colpo di scena che dia senso alla loro esistenza, ma per adesso il minutaggio dedicato a queste due figure sembra più che altro uno spreco.
Il vero plot twist del sesto episodio, però, è un altro e riguarda il personaggio di Cait, l’insopportabile ragazzina coinvolta a sorpresa in una profezia dei druidi che ne farebbe colei che distruggerà i Romani. Non è azzardato ipotizzare che Cait sia la futura Budicca o Boadicea che dir si voglia, regina degli Iceni effettivamente esistita, a capo nel 60-61 d.C. di una sfortunata rivolta contro l’impero. Ciò significa che la serie potrebbe più avanti, se mai dovesse protrarsi per più stagioni (il condizionale è d’obbligo per prodotti soggetti alla triste legge del rinnovo o della cancellazione), compiere uno o più salti temporali à la Vikings per arrivare alla piena maturità del personaggio; ma già adesso la ragazzina sembra fungere da fulcro degli eventi, perché attira su di sé le attenzioni, oltre che del solito Divis, anche di Aulo Plauzio e di Kerra. Anzi, è proprio l’interesse del generale romano per Cait e la conseguente decisione della neo-regina cantiaca di proteggerla e permetterle di fuggire a far naufragare qualsiasi possibilità di pace tra le due fazioni, portando allo scoppio effettivo della guerra.
E’ una guerra, quella che si sta delineando in questa seconda parte della stagione, meno banale di quanto si potesse pensare all’inizio, almeno da un punto di vista delle forze in campo: non si tratta solo di Romani contro Celti, ma anche di Celti contro Celti e, cosa ancora più importante, i dissidi sono all’ordine del giorno anche all’interno delle singole fazioni. E’ prevedibile, ma non per questo poco gradita, l’ostilità nei confronti di Kerra da parte di Amena, che già si vedeva consorte del nuovo re, così come è gradita la scelta di non farne una Cersei dei poveri che complotta con le solite armi dell’intrigo bensì una strega in erba che cerca, per ora con risultati fallimentari (ma chissà in futuro), di maledire la nuova sovrana. Sul fronte romano-regnense, invece, le ostilità e gli attriti sono più che altro potenziali, mine piazzate sotto la superficie e pronte a esplodere se venissero calpestate: Antedia è troppo orgogliosa per rimanere confinata ancora a lungo nel ruolo di semplice alleato di Aulo Plauzio e nell’incontro tra i due si percepisce chiaramente quel senso di insoddisfazione, di fastidio che la collaborazione forzata con una persona sgradita provoca; quanto a Lucius, è evidente che i dubbi nei confronti della condotta di Aulo dall’incontro con i druidi in poi si stanno facendo sempre più forti e un eventuale tradimento, o quantomeno una decisa messa in discussione dell’operato dell’amico, potrebbe essere sbocco naturale per il personaggio.
Più difficile da inquadrare, invece, rimane ancora una volta la posizione dei druidi, per nulla chiarita dall’incontro tra Veran e Aulo Plauzio, così come la funzione all’interno della trama dei due soldati romani, il disertore Brutus e il traumatizzato Philo: è vero che non bisogna mai dire mai in una serie televisiva e che anche loro potrebbero essere oggetto, come Cait, di un colpo di scena che dia senso alla loro esistenza, ma per adesso il minutaggio dedicato a queste due figure sembra più che altro uno spreco.
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Superata la metà della stagione, la trama di Britannia finalmente ingrana. Il nuovo drama (pseudo)storico-fantasy di Sky non sarà un capolavoro né tanto meno una rappresentazione fedele dei veri eventi storici ma, puntata dopo puntata, sfrutta sempre meglio il proprio potenziale.
Episode 5 1×05 | ND milioni – ND rating |
Episode 6 1×06 | ND milioni – ND rating |
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Divoratore onnivoro di serie televisive e di anime giapponesi, predilige i period drama e le serie storiche, le commedie demenziali e le buone opere di fantascienza, ma ha anche un lato oscuro fatto di trash, guilty pleasures e immondi abomini come Zoo e Salem (la serie che gli ha fatto scoprire questo sito). Si vocifera che fuori dalla redazione di RecenSerie sia una persona seria, un dottore di ricerca e un insegnante di lettere, ma non è stato ancora confermato.