Guardo Walter entrare in casa di Brock e parlare con madre e figlio con molta nonchalance e tra me e me penso ad un flashback, magari una qualche informazione in più circa l’avvelenamento ed invece dopo poco realizzo: questo non è un flashback, Brock è vivo ed il mio cervello ha fatto cortocircuito. Poi faccio mente locale e mi ricordo certi momenti ormai ben sepolti nella memoria, attimi risalenti a “Hazard Pay” e a “Madrigal” in cui Brock, Andrea e Jesse passavano i loro ultimi istanti insieme prima che il giovane Pinkman venisse indotto da Walter a lasciare la ragazza. È passato troppo tempo e soprattutto troppe serie da quei momenti, mea culpa ma non credo di essere stato l’unico ad essere stato preso alla sprovvista per la ricomparsa di Brock e Andrea.
“To’hajiilee” è l’ennesimo piede sull’acceleratore che viene schiacciato senza farsi troppi problemi, un piede pesante che il guidatore non ha nessuna voglia di alzare ma che anzi, come dimostra il finale mozzato, sembra non essere ancora arrivato alla massima velocità. Lasciare noi poveri spettatori a bocca aperta durante una sparatoria nel bel mezzo del deserto del New Mexico è, oltre che una grossissima carognata, anche il più astuto dei cliffhanger. Heisenberg catturato, Hank che chiama Marie per dargli la bella notizia, Jesse che sputa in faccia al suo mentore condannandolo alla carcere, tutto sembra andare come dovrebbe andare fino all’arrivo di Todd e parentame vario ed eventuale. E’ in momenti come questi che si riconosce il marchio di fabbrica degli sceneggiatori di Breaking Bad: lì dove altri avrebbero troncato la puntata lasciando tutti col fiato sospeso, Gilligan e George Mastras osano e ci danno un assaggio di piombo che difficilmente ci potremo mai scordare. E’ letteralmente il caso di dire che piovono pallottole ed è anche il caso di cominciare a tenere in seria considerazione la possibilità che uno tra Hank e Jesse sia prossimo alla morte perchè da uno scontro a fuoco come quello è davvero molto improbabile uscirne indenni e soprattutto ancora vivi.
Il motto “non dire gatto finchè non ce l’hai nel sacco” non è mai stato molto congeniale a BB, anzi è quasi sempre stato come un mito da sfatare e questa ne è l’ennesima riprova. In una girandola di emozioni per ben 39 minuti viene posta una quasi totale attenzione al piano della strana coppia Schrader-Pinkman che funziona alla grande, incastra Heisenberg e lo fa collegando tutti i puntini rimasti in sospeso, praticamente un piano perfetto che però non ha fatto i conti con la famiglia di Todd che ha bisogno di un Heisenberg in libertà per continuare a lavorare con Lydia. E questo, signori e signori, è la dimostrazione che il motto sopra citato non è molto apprezzato da Gilligan.
Se in tutto questo volessimo davvero trovare qualche difetto (ma non lo vogliamo fare) vi diremmo che è alquanto improbabile che dando delle coordinate geografiche a dei malavitosi, questi nel giro di una decina di minuti arrivino a salvare il culo a Walter. Ve lo diremmo se fosse davvero un difetto ma non lo è perchè, scontatamente, i flashforward hanno dimostrato chiaramente che Heisenberg non è dietro le sbarre e quindi c’era da aspettarselo, e poi, diciamocelo, a 3 episodi dalla fine era impossibile da credere che fosse finito tutto qui ed ora. Certo è che lì per lì uno non sta a pensare a tutte queste cose perchè l’episodio è talmente intenso e frenetico da non lasciare spazio ad alcun pensiero, neanche al più banale, perchè quando si è su una Lamborghini che sfreccia a 240 km/h e continua ad accelerare l’unico pensiero è quello di godersi la corsa, e noi lo facciamo eccome.
PRO:
- Cattura di Walter
- Huell parla!
- Un crescendo potenzialmente infinito che tiene lo spettatore incollato
- Jesse VS Walter
- Il ritorno di Brock ed Andrea
- Malavitosi e coordinate geografiche
Se avevate ancora dei dubbi sull’operato di Gilligan e co. ora non potete che fare mea culpa ed inchinarvi al cospetto di cotanta magnificenza. Episodio impressionante e cliffhanger al fulmicotone che non fa altro che gettare altra benzina sul fuoco scavando al contempo almeno una fossa. E se questo non è poco, io allora non so…
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Fondatore di Recenserie sin dalla sua fondazione, si dice che la sua età sia compresa tra i 29 ed i 39 anni. È una figura losca che va in giro con la maschera dei Bloody Beetroots, non crede nella democrazia, odia Instagram, non tollera le virgole fuori posto e adora il prosciutto crudo ed il grana. Spesso vomita quando è ubriaco.