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Musica evocativa, paesaggi caratteristici e un villain convincente sono elementi che all’interno di determinate serie tv dovrebbero bastare per poter imbastire una stagione valida o che comunque riesca a reggersi in piedi, magari permettendosi anche alcune leziosità.
Per Cardinal invece tutti questi elementi non bastano. Dopo un inizio di stagione che aveva fatto ben sperare e che aveva incasellato la serie sui ben oliati binari già visti durante il primo ciclo narrativo, il prosieguo ha iniziato a lanciare segnali di cedimento con personaggi sempre meno al centro dell’attenzione, una trama di cui si faticava a vedere il disegno ed una storia, in generale, che non riusciva a catturare l’attenzione. Ed anche questa quinta puntata conferma quanto detto fino a questo punto: John dopo essere giunto ad un duro confronto con le persone a lui più chiare relativamente alla ricerca della verità per la morte della moglie che stava portando avanti in silenzio si ritrova nuovamente spaesato. E lo spettatore con lui: dopo quattro episodi di ricerche, il detective si ritrova al punto di partenza senza risposte, ma ancora più dubbi. Sorge quindi una legittima e giustificata domanda: a che pro tutto il minutaggio fin qui speso se in fin dei conti si è trattato di puro e semplice depistaggio nei confronti dello spettatore?
Con una sola puntata alla conclusione molti nodi devono ancora essere dipanati, ma resta il fatto che questo terzo ciclo rappresenta la perfetta continuazione del secondo: un lento declino verso una trama che non colpisce e che fatica a reggersi con una sceneggiatura che cerca in tutti i modi di tirare in mezzo personaggi pur di rendersi interessante agli occhi dello spettatore. La pessima gestione della “setta-famiglia”, villain di questa stagione, è a dir poco allucinante: in cinque episodi il contatto diretto con i personaggi principali ancora non è avvenuto (così come era stato durante la seconda stagione per Ray).
Qualche sviluppo relativamente a John, nuovi dettagli riguardanti la moglie morta suicida ed una maggiore introspezione nel rapporto con la figlia: questo è tutto ciò che “Mama” regala al proprio pubblico. Quaranta minuti sterili che non dicono nulla di più rispetto a quanto si sia già visto e che potevano essere tranquillamente condensati in circa dieci minuti.
Lise e John che tornano a collaborare, con il detective che finalmente rinsavisce e decide di chiedere appoggio psicologico a qualcuno nella sua ricerca della verità, è forse il vero ed unico sviluppo degno di nota per quanto concerne la sceneggiatura dal momento che il resto della storia vive un momento di paralisi generale. Il vero nodo centrale che andrebbe affrontato riguarda la possibilità che questa serie veda la luce per un quarto ciclo narrativo: Cardinal potrebbe reggere un’altra stagione? La domanda risulta lecita visto e considerato quanto portato in scena in questa, al momento terribile, terza stagione. E’ bene ricordare che la storia di Cardinal prende spunto da una saga di romanzi ed è quindi chiaro che di storie, con annesse congiunzioni con il passato, ne esistono diverse e di sfaccettate. Il problema a questo punto è da andare a ricercare nella trasposizione: ciò che infastidisce non è la mediocrità della storia, anzi da questo punto di vista non ci sarebbe da fare il minimo appunto, ma è la trasposizione della stessa che non rende gloria ad un personaggio che meriterebbe maggiore approfondimento e successo. Cardinal aveva tutte le carte in regola per diventare un ottimo thriller seguendo le orme di Luther. Probabilmente nessuno ha informato i produttori della serie di quanto fosse importante una corretta trasposizione della storia onde evitare il depotenziamento della stessa.
Per Cardinal invece tutti questi elementi non bastano. Dopo un inizio di stagione che aveva fatto ben sperare e che aveva incasellato la serie sui ben oliati binari già visti durante il primo ciclo narrativo, il prosieguo ha iniziato a lanciare segnali di cedimento con personaggi sempre meno al centro dell’attenzione, una trama di cui si faticava a vedere il disegno ed una storia, in generale, che non riusciva a catturare l’attenzione. Ed anche questa quinta puntata conferma quanto detto fino a questo punto: John dopo essere giunto ad un duro confronto con le persone a lui più chiare relativamente alla ricerca della verità per la morte della moglie che stava portando avanti in silenzio si ritrova nuovamente spaesato. E lo spettatore con lui: dopo quattro episodi di ricerche, il detective si ritrova al punto di partenza senza risposte, ma ancora più dubbi. Sorge quindi una legittima e giustificata domanda: a che pro tutto il minutaggio fin qui speso se in fin dei conti si è trattato di puro e semplice depistaggio nei confronti dello spettatore?
Con una sola puntata alla conclusione molti nodi devono ancora essere dipanati, ma resta il fatto che questo terzo ciclo rappresenta la perfetta continuazione del secondo: un lento declino verso una trama che non colpisce e che fatica a reggersi con una sceneggiatura che cerca in tutti i modi di tirare in mezzo personaggi pur di rendersi interessante agli occhi dello spettatore. La pessima gestione della “setta-famiglia”, villain di questa stagione, è a dir poco allucinante: in cinque episodi il contatto diretto con i personaggi principali ancora non è avvenuto (così come era stato durante la seconda stagione per Ray).
Qualche sviluppo relativamente a John, nuovi dettagli riguardanti la moglie morta suicida ed una maggiore introspezione nel rapporto con la figlia: questo è tutto ciò che “Mama” regala al proprio pubblico. Quaranta minuti sterili che non dicono nulla di più rispetto a quanto si sia già visto e che potevano essere tranquillamente condensati in circa dieci minuti.
Lise e John che tornano a collaborare, con il detective che finalmente rinsavisce e decide di chiedere appoggio psicologico a qualcuno nella sua ricerca della verità, è forse il vero ed unico sviluppo degno di nota per quanto concerne la sceneggiatura dal momento che il resto della storia vive un momento di paralisi generale. Il vero nodo centrale che andrebbe affrontato riguarda la possibilità che questa serie veda la luce per un quarto ciclo narrativo: Cardinal potrebbe reggere un’altra stagione? La domanda risulta lecita visto e considerato quanto portato in scena in questa, al momento terribile, terza stagione. E’ bene ricordare che la storia di Cardinal prende spunto da una saga di romanzi ed è quindi chiaro che di storie, con annesse congiunzioni con il passato, ne esistono diverse e di sfaccettate. Il problema a questo punto è da andare a ricercare nella trasposizione: ciò che infastidisce non è la mediocrità della storia, anzi da questo punto di vista non ci sarebbe da fare il minimo appunto, ma è la trasposizione della stessa che non rende gloria ad un personaggio che meriterebbe maggiore approfondimento e successo. Cardinal aveva tutte le carte in regola per diventare un ottimo thriller seguendo le orme di Luther. Probabilmente nessuno ha informato i produttori della serie di quanto fosse importante una corretta trasposizione della storia onde evitare il depotenziamento della stessa.
THUMBS UP | THUMBS DOWN |
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Una terza stagione che si sta lentamente trasformando in un supplizio visivo. Per fortuna manca un solo episodio alla conclusione e poi potremo tornare a fingere che la terza stagione di Cardinal non sia mai esistita.
Lemur 3×04 | ND milioni – ND rating |
Mama 3×05 | ND milioni – ND rating |
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Conosciuto ai più come Aldo Raine detto L'Apache è vincitore del premio Oscar Luigi Scalfaro e più volte candidato al Golden Goal.
Avrebbe potuto cambiare il Mondo. Avrebbe potuto risollevare le sorti dell'umana stirpe. Avrebbe potuto risanare il debito pubblico. Ha preferito unirsi al team di RecenSerie per dar libero sfogo alle sue frustrazioni. L'unico uomo con la licenza polemica.