Si avvia verso il finale di stagione Clarice, serie stand-alone dedicata alla più famosa analista comportamentale della storia del cinema, qui ancora agli inizi della sua carriera.
Se l’episodio precedente era quasi interamente incentrato sulla sottotrama legata agli eventi de Il Silenzio Degli Innocenti, questa puntata, quasi per controbilanciare, si concentra invece sulla principale linea orizzontale, quella del complotto farmaceutico. Ma il risultato è pressoché lo stesso, rivelando così un dittico vincente, segnale che la serie ha finalmente trovato il suo equilibrio narrativo.
CLARICE aka L’ALBERTO ANGELA DELL’HORROR
Come in “Motherless Child”, infatti, la puntata scorre sul filo della tensione e della suspense. Se però in quell’episodio era dato dallo show don’t tell in cui lo spettatore assisteva, inerme, al dispiegarsi degli eventi, qui il tutto risulta un po’ più sfumato.
Essenzialmente la tensione si evince dai dialoghi che i vari co-protagonisti dell’episodio hanno nei confronti dei “villain” presenti (perché in questo caso ce ne sono di diversi), i quali sono tutti forieri di rivelazioni e plot twist.
A partire dalla solita Clarice che qui si trova faccia a faccia con quello che si rivela, a tutti gli effetti, il principale villain della situazione: il CEO della Alastor Pharmaceuticals, Nils Hagen (Peter McRobbie).
Questo si rivela ancora più subdolo ed inquietante di Joe Hudlin (e non era facile) e vera mente dietro il complotto farmaceutico. Tutto questo però viene rivelato a tratti e a intuito solo nel finale, mentre la sequenza che lo vede protagonista è una lunga dissertazione di psicologia dell’arte che ha come tema il mito di Crono, la cui metafora con i traumi infantili di Clarice è più che azzeccata. Mai come in questo episodio la psicologia si fa horror, con tanto di sequenze oniriche in cui si capisce bene il legame di Clarice con gli insetti (le onnipresenti falene) e gli agnelli (in fondo il soffitto con la rete in alto non è che una “gabbia” in cui è imprigionata l’agnellino-Clarice).
TEAM-CLARICE vs ALASTOR PHARMA
Ma anche il resto delle sottotrame presenti non è da meno. L’episodio offe una brusca accelerata agli eventi narrati, avvicinando sempre di più il Team-Clarice alla risoluzione del caso. Questo, in altre serie tv, sarebbe un errore, ma qui ha il merito di smuovere la trama e riportarla finalmente sui giusti binari, coniugando thriller psicologico e d’azione. Il primo è rappresentato dalla sequenza di dialogo fra Clarice e Hagen. Il secondo è rappresentato dalle azioni compiute da Julia Lawson (Jen Richards), le quali seguono un ritmo crescente di tensione degno di un film di Alfred Hitchcock, fino al climax finale.
Questo rappresenta una prima parziale vittoria del Team-Clarice, prima che il cliffhanger finale riporti tutto al punto di partenza (altrimenti non mancherebbero ancora 2 episodi). Il climax di tensione funziona alla perfezione, i personaggi sono complessi e sfaccettati e i plot twist tutt’altro che prevedibili. Da questo punto di vista un episodio che funziona alla grande.
CONSIDERAZIONI FINALI
Rimane un po’ troppo in secondo piano, forse, proprio quanto è accaduto nel precedente episodio, ovvero l’“affaire-Catherine”, il quale viene menzionato giusto all’inizio per poi essere ripescato, all’occorrenza, nel finale. Ed è un peccato perché lascia in secondo piano un personaggio come Paul Krendler (Michael Cudlitz). E, vista la sua importanza nei romanzi di Thomas Harris, è certamente grave come fatto.
Ciò non toglie che il personaggio possa avere una sua importanza nelle prossime puntate, e che “Achilles Heel” sia un episodio che funziona nella sua struttura generale e per la suspense continua che riesce a creare. Fa piacere vedere che lo show sia riuscito a creare un suo ritmo narrativo godibile e si spera che tutto questo possa avere un futuro anche dopo questa prima stagione.
THUMBS UP | THUMBS DOWN |
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Episodio che avvicina ancora di più le vicende di Clarice e soci al finale di stagione. Viene alla luce il complotto farmaceutico che riguarda la Alastor Pharmaceuticals e il “vero villain” della situazione. Nonché una possibile verità sui “fantasmi” della stessa Clarice. Il tutto condito da una suspense continua che non lascia mai lo spettatore.
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Laureato presso l'Università di Bologna in "Cinema, televisione e produzioni multimediali". Nella vita scrive e recensisce riguardo ogni cosa che gli capita guidato dalle sue numerose personalità multiple tra cui un innocuo amico immaginario chiamato Tyler Durden!