Il terzo episodio di Clipped si distingue per la sua capacità di mettere in luce le tensioni interne tra i membri dei Clippers e il loro entourage dopo le frasi difficilmente scusabili (e non fraintendibili) di Donald Sterling.
La showrunner Gina Welch e, più nello specifico, lo sceneggiatore di giornata Tracey Scott Wilson riescono a catturare l’attenzione del pubblico con scene cariche di emozioni e conflitti sulle complesse dinamiche all’interno della squadra – specialmente considerate le opinioni divergenti tra i giocatori – la necessità di prendere una decisione nel brevissimo periodo, e la questione mediatica da gestire.
Bisogna però anche far notare una cosa importante perché non tutto quello che si è visto è effettivamente accaduto, infatti l’episodio non esita a esagerare certi aspetti per aumentare il dramma, prendendo delle licenze creative che, se da un lato arricchiscono la narrazione, dall’altro possono risultare discordanti per chi conosce i veri eventi.
TARTARUGHE E RAZZISMO
La resa scenica della pressione e delle discussioni tra i membri dei Clippers e il loro entourage è uno degli aspetti più notevoli dell’episodio perché, anche se i vari giocatori non hanno ricevuto un minutaggio tale per cui lo spettatore possa sentirsi “vicino” a loro, la tensione è palpabile, e ogni dialogo contribuisce a costruire un’atmosfera di crescente stress e aspettative. Il tutto con Doc Reeves come bussola e protagonista/vittima di tutto ciò. Oggettivamente una resa scenica ottima.
Giornalista: “Who are you?”
V. Stiviano: “I’m the next U.S. President.“
E lo stesso si può dire per V. Stiviano e la sua tartaruga, che rappresentano un’altra componente cruciale dell’episodio in quanto enfatizzano la sua folle ricerca di attenzione. Le sue eccentricità raggiungono nuovi livelli, culminando in una scena surreale in cui indossa dei pattini a rotelle e porta fuori nel giardino di casa una tartaruga, il tutto con quel visore di fronte al viso. Questo momento, per quanto bizzarro, è emblematico e, sfortunatamente per l’essere umano come specie, è anche veramente accaduto. Nella sua follia, però è anche piuttosto interessante perché mette chiaramente in luce una personalità fragile ed il suo bisogno di essere sempre al centro dell’attenzione, e bisogna complimentarsi con Cleopatra Coleman per la performance.
TRATTO DA UNA STORIA VERA
Bisogna però sottolineare un elemento molto importante: in questo episodio molte scene sono amplificate e/o modificate rispetto agli eventi reali per aumentare il drama. Un esempio è la telefonata che Doc Reeves riceve da Obama, telefonata che nella realtà non è mai accaduta come fatto intuire dallo stesso Reeves durante la sua intervista nel pre-partita del 27/04/2014, intervista che tra l’altro come si può vedere è durata molto di più di quanto fatto credere in questo episodio. Intervista che si consiglia di vedere per farsi un’idea anche delle differenze circa il tono delle domande dei giornalisti e anche il tono dell’ex allenatore dei Los Angeles Clippers che sembra molto sereno nonostante la situazione e la pressione di quel giorno.
Infatti la reazione di Doc Rivers alle registrazioni di Sterling è stata presentata con maggiore intensità nell’episodio rispetto alla realtà mostrata in pubblico. La versione di Hulu delle reazioni di Doc Rivers è molto credibile visto che ha dovuto affrontare la pressione di rispondere ai media e allo stesso tempo gestire le tensioni interne alla squadra, quindi l’episodio lo tratteggia in un modo più drammatico, mostrando una serie di confronti e decisioni pressanti che amplificano l’urgenza della situazione.
Nel complesso questi cambiamenti non sono cruciali e sono delle libertà creative che possono e devono essere prese in fase di scrittura per il “bene” dell’episodio e della narrazione, tuttavia è altrettanto importante documentarsi su ciò che è effettivamente accaduto per non cominciare una serie di telefoni senza fili che possono facilmente cambiare la realtà dei fatti.
THUMBS UP | THUMBS DOWN |
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“Let The Games Began” è un episodio che riesce a intrecciare magistralmente nuove dinamiche, evoluzione dei personaggi e momenti di tensione, mantenendo alta l’attenzione del pubblico e preparando il terreno per sviluppi futuri ancora più esplosivi. Nonostante le discrepanze con la realtà, la narrazione e la resa scenica ripagano molto bene.
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Fondatore di Recenserie sin dalla sua fondazione, si dice che la sua età sia compresa tra i 29 ed i 39 anni. È una figura losca che va in giro con la maschera dei Bloody Beetroots, non crede nella democrazia, odia Instagram, non tollera le virgole fuori posto e adora il prosciutto crudo ed il grana. Spesso vomita quando è ubriaco.