L’episodio finale di Clipped cerca di chiudere in modo avvincente la miniserie basata sullo scandalo dei Clippers. Cerca ma non ci riesce. Infatti, nonostante alcuni momenti di brillantezza, il ritmo altalenante e alcune scelte narrative discutibili (oltre che l’eccessiva prolissità degli episodi in generale) lasciano un sapore agrodolce.
La mancanza delle partite di playoff della squadra, che avrebbero potuto offrire una dimensione più interessante alla trama, e l’eccessiva lentezza della seconda metà di questo series finale, sono solo alcuni dei difetti che saltano più all’occhio. Certo non è tutto negativo (anche se nel complesso ci sono più difetti che pregi in questo finale): i test psicologici che rivelano l’Alzheimer di Donald Sterling aggiungono una nuova prospettiva sul personaggio, rendendolo più empatizzabile, sebbene le sue azioni restino imperdonabili. Ma bisogna andare con ordine per capire lo Slap Them All con cui si chiude indegnamente questo viaggio nello scandalo dei Los Angeles Clippers.
UN PRIMA E UN DOPO
“Keep Smiling“, oltre ad essere più lungo del dovuto, è anche uno di quegli episodi che sembrano scritti e poi incollati tra loro come pezzi di un puzzle, tanto è netta la divisione tra la prima e la seconda metà. Se la prima parte dell’episodio è concentrata su eventi ben definiti e carichi di tensione, la seconda parte soffre di un ritmo estremamente lento focalizzandosi sull’aftermath dal punto di vista dei vari personaggi.
Dopo il picco emotivo delle dispute legali e personali, l’episodio si trasforma in una serie di scene statiche che mostrano la desolazione di personaggi come V. Stiviano, Doc Rivers e gli stessi Sterling. Queste scene, seppur ben recitate, si trascinano eccessivamente rendendo la visione pesante e frammentata. L’intento di mostrare la disperazione e la solitudine dei personaggi è chiaro ma la lentezza eccessiva (oltre ad un minutaggio folle di 57 minuti) finisce per nuocere al ritmo generale dell’episodio che avrebbe beneficiato di una narrazione più snella e concisa.
A tal proposito l’assenza delle ultime partite della post-season nell’episodio finale è un’occasione mancata. Con i giocatori dei Clippers indirettamente colpiti dallo scandalo, ci si aspettava di vedere almeno qualche riferimento alle loro performance e alle conseguenze dirette della vicenda sulla loro stagione. Invece la narrazione ignora completamente l’aspetto sportivo mostrando solo brevemente delle scene post-sconfitta, scene che avrebbe potuto aggiungere una dimensione emotiva ai vari giocatori della squadra che sono molto bidimensionali.
NUDO E CRUDO
L’ostinato rifiuto di Donald Sterling di vendere i Clippers a Steve Ballmer, l’ex CEO di Microsoft, rappresenta un nodo cruciale della trama che però non viene affrontato al meglio visto che Rembert Browne e Gina Welch preferiscono perdere tempo in altri modi. Il rifiuto è invece inserito in un contesto più ampio, focalizzato sulla dinamica tra Donald e Shelley che è al centro della prima metà dell’episodio, con il tribunale e i test psicologici che fanno da sfondo alle loro dispute.
Uno degli aspetti più toccanti di “Keep Smiling” è la rivelazione che Donald Sterling soffre di Alzheimer. Questo dettaglio aggiunge un livello di complessità al personaggio, rendendo alcune delle sue azioni, per quanto inaccettabili, un po’ più comprensibili e avvicinano il character agli spettatori mostrando le sue lotte non solo con il declino cognitivo ma anche con l’invecchiamento. Questo non giustifica i suoi comportamenti scandalosi, ma aggiunge una sfumatura di umanità che permette agli spettatori di vedere il lato tragico del suo deterioramento mentale.
THUMBS UP | THUMBS DOWN |
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“Keep Smiling” chiude Clipped con una nota di disappunto, un mezzo nudo integrale di un sempre ottimo Ed O’Neill e qualche sprazzo di brillantezza. Clipped rimane una miniserie che ha saputo raccontare uno scandalo reale con un approccio umano e, a tratti, toccante ma non è sicuramente una miniserie che verrà ricordata o consigliata agli amici. Purtroppo.
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Fondatore di Recenserie sin dalla sua fondazione, si dice che la sua età sia compresa tra i 29 ed i 39 anni. È una figura losca che va in giro con la maschera dei Bloody Beetroots, non crede nella democrazia, odia Instagram, non tollera le virgole fuori posto e adora il prosciutto crudo ed il grana. Spesso vomita quando è ubriaco.