Era stato detto più volte nelle precedenti recensioni, che a questa stagione mancava solo un torneo, ed ecco che i desideri vengono esauditi.
Finalmente, però, Cobra Kai decide di staccarsi dal tradizionale ma ormai anche ripetitivo “All-Valley Tournament” per fare un upgrade. Il diabolico piano di Terry Silver infatti prevede l’iscrizione al Sekai Taikai, o semplicemente una specie di Coppa del Mondo del karate. É difficile dire se questa inaspettata svolta narrativa troverà una sua chiusura in questa stagione, intanto si gettano basi per un worldbuilding importante e necessario.
Gli autori infatti si dimostrano consapevoli e lungimiranti. Rispettosi dei vecchi personaggi, che hanno costruito la fanbase di Cobra Kai, ma allo stesso tempo sempre rivolti verso l’orizzonte, pronti ad arricchire il nutrito cast con nuovi protagonisti come Kenny e Devon Lee. La sensazione è che Cobra Kai non sia così vicino alla sua conclusione. Anzi, pare che abbia ancora molto da dire sfruttando un mondo, quello del karate, in continua espansione.
Terry Silver: “Well, as they say, the more the merrier. May the best dojo win.”
Johnny Lawrence: “We will. And when we do, I’m gonna shove that ponytail up your ass. You can translate that.“
DARTH KENNY
Dopo la consapevolezza nei propri mezzi raggiunta nello scorso episodio ecco che Kenny Payne cede definitivamente il passo a quello che si può definire una specie di “Lato Oscuro” del karate: il Cobra Kai. Se Kreese rivedeva sé stesso in Johnny Lawrence prima, e in Tory Nichols dopo, ecco che lo scaltro Terry Silver cerca di plasmare un nuovo combattente a sua immagine e somiglianza con il piccolo Kenny.
La new entry del personaggio interpretato da Dallas Dupree Young nella quarta stagione era stato un ottimo mezzo per cercare di svecchiare delle dinamiche ormai stantie tra il gruppo teenager dei protagonisti. Con l’avvento della quinta stagione, e la promozione a regular, ecco che tutto il potenziale di Payne si sprigiona. Kenny incarna a pieno la terribile e incontrollata potenza del Cobra Kai in una bellissima ma tremenda evoluzione del personaggio. Da vittima a bullo, ennesimo personaggio scritto meravigliosamente.
IL SUPER BOWL DEL KARATE
Riflettendoci, ridurre sempre tutto a uno scontro per diventare il dojo più figo della valle era abbastanza riduttivo per ciò che lo show Cobra Kai sta effettivamente diventando. La serie di Hurwitz, Schlossberg e Heald è di base una sitcom capace di ruotare attorno ad uno sport molto scenografico come il karate. Se ci si aggiunge la giusta dose di emozioni forti, causate da un attaccamento ai personaggi ben coltivato in fase di sceneggiatura, è difficile non fare centro. Le pretese non sono ovviamente da Emmy, ma il prodotto resta comunque in grado di appassionare gli spettatori senza stancarli anche se giunti alla quinta uscita. Il merito è di trovate come il Sekai Taikai, capaci di rinnovare lo spirito alla base di un prodotto cult come Karate Kid, senza perdere di vista l’obiettivo e i punti cardine che hanno reso la serie uno dei prodotti di punta per Netflix. Si potrà discutere dell’eccessiva aura sacra attorno a questo torneo, che forse rende il tutto un po’ sopra le righe, tuttavia, la forza di Cobra Kai sta nel fatto che se un personaggio crede in un torneo mondiale d’élite di karate, ci crederà anche lo spettatore.
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Mancano già due episodi al termine di un’altra stagione di Cobra Kai, e intanto anche il rebus Samantha LaRusso pare essersi risolto. Il personaggio di Mary Mouser ha trovato una nuova caratterizzazione, più definita e delineata grazie al percorso intrapreso in questa nuova stagione. Se si è giunti fin qui significa che si apprezza Cobra Kai per quel che è, e trovare debolezze in ogni puntata è un compito sempre più difficile.
