Un quinto episodio completamente di transizione per Andor dove i preparativi per il colpo su Aldhani occupano gran parte del minutaggio a disposizione, salvo qualche scena ambientata a Coruscant. Sinceramente dopo la quarta puntata ci si aspettava qualcosa di diverso.
IL GIORNO PRIMA
Questo quinto appuntamento stagionale si apre con tre collocazioni diverse: quella di Syril Karn con la madre (con tanto di latte blu di Bantha), quella di Cassian con i suoi compagni e quella di Mon Mothma e famiglia su Coruscant.
A questo iniziale sguardo d’insieme segue un focus narrativo su Aldhani, dove la narrazione si concentra su tutti i preparativi del gruppo per l’attacco all’arsenale imperiale ed è molto interessante il lato riflessivo che emerge durante i dialoghi, con le diverse prospettive dei personaggi e le motivazioni che li hanno portati a ribellarsi.
Le ambientazioni si confermano uno dei punti di forza dello show e donano ad Andor un’aura di novità rigenerante per un prodotto televisivo del mondo Star Wars e fondamentale dopo il grande fiasco di “The Book Of Boba Fett” e la delusione per “Obi-Wan Kenobi“.
Far peggio era obiettivamente difficile ma bisogna comunque apprezzare il grande coraggio dimostrato da Tony Gilroy nel proporre a un fandom estremamente suscettibile qualcosa di completamente nuovo.
Tuttavia il ritmo narrativo molto lento e il fatto che in 40 minuti non succeda praticamente nulla, compromettono la piena riuscita della puntata, rendendo la visione abbastanza pesante per lo spettatore.
I PERSONAGGI SECONDARI
Fin dalla sua introduzione in “That Would Be Me“, Luthen, interpretato da Stellan Skarsgård, è stato la vera rivelazione della serie, in grado da solo di reggere gran parte della narrazione. Il poco screen time dedicatogli in questa puntata quindi pesa molto sull’economia della narrazione e rappresenta uno degli elementi negativi da sottolineare.
Inutile girarci intorno: se si escludono Cassian Andor, il protagonista, e Luthen, la mente dietro l’operazione, tutti gli altri character di certo non hanno lasciato il segno sino ad ora, anche Syril Karn al momento non è un personaggio indimenticabile e la Senatrice imperiale Mon Mothma ha ricevuto davvero troppo poco spazio.
Naturalmente visto i numerosi episodi ancora a disposizione vi sarà un’evoluzione al riguardo, ma i vari “ribelli” Taramyn, Nemik, Skeen (Richie in The Bear), l’ufficiale imperiale Deedra Meero e tutti gli altri personaggi secondari appaiono bidimensionali e poco sviluppati. In cinque episodi si doveva fare di più.
Interessante notare che nel negozio gestito da Luthen come copertura vi sono diversi oggetti degni di attenzione: un’armatura mandaloriana, degli Holocrons e delle pietre di Sankara celebri in Indiana Jones, tanto per deliziare i fan con quale easter eggs, senza contare i numerosi riferimenti all’opera madre disseminanti lungo tutto l’episodio.
Resta da capire ora come andrà il tanto progettato colpo degli aspiranti ribelli e dove porterà l’ossessione di Syril Karn veros Cassian (tanto da conservare ancora il suo olo-identificativo), visto che la riuscita dell’assalto sarà fondamentale per tutti, da Cassian a Luthen e Mon Mothma.
THUMBS UP | THUMBS DOWN |
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Un episodio di transizione non particolarmente brillante a dire il vero, anche se complessivamente non si può certo parlare di una brutta puntata. Si confermano i punti di forza di questa ennesima serie targata Disney inerente il mondo di Star Wars, ma anche la lentezza della narrazione e la poca riuscita, sino ad ora, dei personaggi secondari. La valutazione si assesta su una sufficienza abbondante, in attesa che la creatura seriale di Tony Gilroy prenda definitivamente il volo. Almeno si spera.
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Venera due antiche divinità: Sergio Leone e Gian Maria Volontè.
Lostiano intransigente, zerocalcariano, il suo spirito guida è un mix tra Alessandro Barbero e Franco Battiato.