Andor 1×02 – That Would Be MeTEMPO DI LETTURA 5 min

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Andor 1x02 recensioneLa storia quarantennale di Star Wars ha insegnato che non basta prendere i personaggi più amati e sventolarli sotto il naso del fandom per creare un prodotto degno di essere visto.
Ne sono un esempio lampante le ultime produzioni plasmate attorno all’universo creato da quel geniaccio di George Lucas: The Book Of Boba Fett e Obi-Wan Kenobi hanno fallito nel presentare storyline accattivanti, perdendo l’anima autentica di questa saga così amata e ponendosi solo come uno sterile tentativo di fare soldi.
A onor del vero, tutto nello show business riguarda il dio denaro, altrimenti Hollywood sarebbe una Onlus, ma l’approccio con il quale i vari produttori, registi e sceneggiatori si sono interfacciati con l’universo di Star Wars non è stato sempre positivo.
Nella galassia di sequel, spin-off e serie animate che si sono susseguiti dal 1999 (anno del debutto della prima trilogia sequel) ad oggi c’è una luce che ha brillato più intensamente di tutte le altre: Rogue One: A Star Wars Story, il film del 2016 che ha saputo toccare le corde giuste degli appassionati di Star Wars.
Proprio da questo capolavoro (il termine non è usato a sproposito) nasce Andor, la nuova serie in onda su Disney+ a partire dal 21 settembre e che potrà contare su due stagioni da dodici episodi ciascuna.

UN EROE NON ANCORA EROE


Andor narra le vicende di Cassian Andor, un ladro astuto ed un truffatore dalla testa calda che sarebbe poi diventato una spia importantissima per l’Alleanza Ribelle.
Il destino di Cassian, infatti, è già noto a tutti così come il suo immenso sacrificio che avrebbe portato all’inizio della fine per l’Impero Galattico. Il resto è una storia iniziata addirittura nel 1977. Nonostante il suo ruolo fondamentale, il personaggio di Cassian viene dipinto come tremendamente umano, con i suoi difetti, le sue ombre e scevro da qualsiasi aura salvifica ed eroica.
Diego Luna con il suo sguardo profondo ma malinconico è perfetto nella parte di questo mezzo reietto che tenta di sopravvivere in un mondo cupo e malfamato, nascondendo un passato che non è riuscito a gettarsi alle spalle.
Cassian, dunque, non ha ancora quella scintilla di speranza ed intraprendenza che lo avrebbero distinto cinque anni più tardi, ma nonostante questo – o forse perché si conoscono già le sue gesta – suscita subito empatia nel pubblico.
Qui non ci sono duelli all’ultimo colpo di spada laser, non ci sono principesse da salvare o flotte imperiali da sconfiggere, eppure la storia funziona nella sua semplicità, realismo ed originalità.

I BIMBI SPERDUTI DI KENARI


La qualità di Andor è palese anche dopo le prime due puntate; d’altronde ad occupare una poltrona d’onore nella writers’ room viene chiamato proprio Tony Gilroy, co-sceneggiatore di Rogue One. Se si aggiungono, poi, i nomi di Stephen Schiff, Beau Willimon (House Of Cards), Dan Gilroy al tavolo degli autori e quelli di Toby Haynes (Doctor Who, Black Mirror), Susanna White e Benjamin Caron (The Crown) dietro la macchina da presa, il gioco è fatto.
“That Would Be Me” continua a raccontare di questa giornata (e nottata) infinita per Cassian Andor, reo di aver commesso un duplice omicidio e, per questo, costretto a doversene andare da Ferrix.
La linea temporale presente viene interrotta più volte da flashback passati, ambientati a Kenari, un pianeta remoto che sembra abitato solo da ragazzini in stile Bimbi Sperduti. Da questo pianeta lussureggiante provengono Cassian – il cui vero nome è Kassa – e sua sorella, ma i loro destini si separano misteriosamente.
L’ambientazione di Kenari è una bella sferzata di aria fresca nell’universo di Star Wars, con i suoi colori caldi e saturi, la sua vegetazione rigogliosa ed un profumo di terre selvagge. Esistono, dunque, altri mondi oltre ai troppo inflazionati Tatooine, Naboo e Dagobah, per dirne alcuni.
Un plauso agli autori per aver osato puntare i riflettori su un microcosmo starwarsiano che è sempre stato presente, ma mai sfruttato.

NUOVI TERRITORI E NUOVI PERSONAGGI


L’unica pecca di “That Would Be Me” è quella di essere ancora troppo lento ed introduttivo, sebbene qualcosa alla fine si smuova. Durante il minutaggio vengono introdotti due nuovi personaggi, interpretati da due attori di calibro internazionale: Fiona Shaw veste i panni della madre di Cassian, mentre Stellan Skarsgård è l’acquirente contattato da Bix.
Al di fuori di Cassian, dunque, tutti i personaggi rappresentano una novità per lo spettatore di Star Wars che così non rischia di rimanere deluso da un sovradosaggio di characters senza più nulla da dire.
Nonostante l’andazzo degli ultimi anni, l’universo di Star Wars è talmente vasto che innumerevoli trame e personaggi sarebbero possibili ed è questo il punto di forza di Andor. Una volta scrollato di dosso il peso di una saga come quella di Guerre Stellari, Andor è libera di esplorare nuovi confini e di presentare al proprio pubblico qualcosa di innovativo ed appagante sia a livello estetico che a livello narrativo.
Dopo solo due episodi risulta difficile dare un giudizio definitivo, anche perché la vicenda deve ancora entrare nel vivo, ma la novità rappresentata da location e personaggi unita ad una regia impeccabile ed una fotografia senza sbavature, lasciano presagire un bel colpo da maestro per Tony Gilroy e la sua crew.

 

THUMBS UP THUMBS DOWN
  • Diego Luna ed il suo Cassian eroe non-eroe.
  • Nuove ambientazioni e nuovi personaggi. Finalmente ci discostiamo dai soliti (con tutto il rispetto) Luke, Leila e Darth Vader.
  • L’alternanza tra passato e presente con il mistero su quanto accaduto su Kenari
  • Regia e fotografia da manuale
  • Nonostante qualche piccolo sviluppo, il secondo episodio risulta ancora lento ed introduttivo: con ben dodici episodi a disposizione, gli autori decidono di procedere per gradi

 

Tony Gilroy racconta una storia estremamente umana, ma al tempo stesso originale. La storia di Cassian Andor sulla quale nessuno avrebbe mai scommesso.

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Se volete entrare nelle sue grazie, non dovete offendere: Buffy The Vampire Slayer, Harry Potter, la Juventus. In alternativa, offritele un Long Island. La prima Milf di Recenserie, ma guai a chiamarla mammina pancina.

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