Il ritorno di Criminal: UK è stato inaspettato e, a dirla tutta, accolto senza particolare trepidazione. La prima stagione, infatti, era stata senza dubbio di buon livello (e migliore rispetto alle altre tre versioni proposte da Netflix), ma non aveva certo fatto gridare al miracolo. In questa seconda tornata di episodi, invece, lo show creato da George Kay e Jim Field Smith (i quali sono anche, rispettivamente, sceneggiatore e regista di tutte le puntate) ha deciso di fare il salto di qualità, toccando anche vette molto vicine all’eccellenza. Per di più, un ulteriore pregio di questa seconda stagione è rappresentato dalla capacità di presentare situazioni sempre diverse tra loro, le quali hanno spesso cercato di ribaltare ruoli tradizionalmente – e spesso in maniera stereotipata – predefiniti. Rispetto ad altri polizieschi, dunque, non ci si è limitati a presentare versioni diverse della stessa storia. Questo intento non è mai stato chiaro come in questo season (o series) finale, che ha visto continui ribaltamenti di fronte e colpi di scena, oltre alle solite grandi performance attoriali, ad un’ottima sceneggiatura e ad un comparto tecnico e visivo sempre all’altezza.
“Had I know who was responsible… And had I been open to telling you… What then?”
Anche in quest’ultimo episodio, il sospettato di giornata è interpretato da una Guest star nota a livello planetario. L’ex imprenditore di successo Sandeep Singh, infatti, è interpretato da Kunal Nayyar, divenuto celebre grazie al ruolo di Rajesh Koothrappali nella sitcom The Big Bang Theory. Ancora più che nel caso di Kit Harrington, Nayyar si è dunque trovato ad interpretare un personaggio completamente diverso da quello che lo ha reso famoso, e lo ha fatto ottimamente. Sin dalle prime scene, infatti, Sandeep appare come un villain molto intelligente, freddo e calcolatore. Inoltre, lui mostra chiaramente alla polizia di non aver alcun timore nei loro confronti: si pensi, ad esempio, alla posizione della sedia a lui riservata. Questa sedia, infatti, non è mai messa in modo da far sedere Sandeep perfettamente di fronte agli investigatori. Al contrario, lui è sempre parallelo al tavolo e guarda i detective con la coda dell’occhio o girando la testa. Questa posizione è quella tipica di un manager o – comunque – di una persona sovraordinata rispetto ai suoi interlocutori. Del resto, Sandeep ha vissuto tutto l’interrogatorio come fosse una negoziazione affaristica. Ha fatto prima parlare la controparte, poi l’ha spiazzata con la sua proposta, e ha iniziato a dettare le condizioni. In tutte le puntate, sono stati i detective della squadra a rimarcare sempre il fattore temporale, che incombeva come una spada di Damocle sui sospettati. In questo caso, invece, la deadline è stata fissata dall’imputato stesso, il quale ha a lungo condotto il gioco.
“They will find Annabelle Ashcombe”
L’elemento temporale era cruciale nel piano di Sandeep. Natalie, all’inizio dell’episodio, ha deciso di anticipare l’inizio dell’interrogatorio, in modo da non dare all’uomo tempo di pensare ed escogitare qualcosa. A sua volta, Sandeep ha fissato la deadline alle 18 proprio per non dare ai detective il tempo di riflettere a fondo sulla sua versione (dato che, ovviamente, era falsa). Sfortunatamente per lui, la squadra ha richiamato Hugo Duffy – che era stato degradato al termine della prima stagione – il quale conosceva molto bene il caso. Esattamente come Sandeep, anche Duffy è molto veloce nel ragionamento, e riesce a smascherare l’inganno dell’imputato in ben poco tempo.
Oltre all’audacia del piano di Sandeep e all’ottima interpretazione di Nayyar, bisogna sottolineare anche altri elementi. A costo di essere ripetitivi, la regia e la fotografia sono dei grandi valori aggiunti per questo show, in quanto riescono ad esaltare ogni dettaglio e ogni momento cruciale, in modo da coinvolgere pienamente lo spettatore. Inoltre, anche questa volta la sceneggiatura è stata all’altezza: l’ottimo piano di Sandeep, la costruzione dell’alibi, il ritorno di Duffy e la sua brillante intuizione per incastrare Sandeep. Non si può chiedere molto più di questo ad una serie poliziesca ambientata in due stanze chiuse.
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Romano, studente di scienze politiche, appassionato di serie tv crime. Più il mistero è intricato, meglio è. Cerco di dimenticare di essere anche tifoso della Roma.