Criminal: UK 2×03 – DanielleTEMPO DI LETTURA 3 min

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Danielle: “You look at me like that, but this is how we do it. This is how we find them, we go after the clues. Like Cluedo.”
Hobbs: “But not like Cluedo, Danielle, because that’s a game and this is real, remember?”

Difficile al giorno d’oggi trovare qualcuno che discorra delle proprie competenze e del proprio lavoro quando è molto più semplice insegnare agli altri come fare il loro: è risaputo che puntare il dito recriminando di saper fare sempre meglio è diventata l’occupazione non retribuita praticata dai più e non importa se questo può arrecare danni spesso irreparabili.

“You’ve destroyed this man’s life.”

Il terzo ospite del commissariato di Scotland Yard è Danielle, una donna forte e tenace, convinta di essere nel giusto nel perseguire e smascherare i pedofili online e che non prende minimamente in considerazione il fatto che lei, di come si diriga un’indagine, non ne sa praticamente nulla.
L’episodio è costruito intorno alla forte personalità dell’indagata che appare così convinta delle sue idee e fiera del suo operato da fare immediatamente simpatia e generare quasi un senso di ammirazione nei confronti di quella donna mossa da nobili intenzioni. In realtà in un climax ascendente di informazioni e tensione Danielle viene presto smascherata e la sua affascinante sicurezza si trasforma in una pericolosa presunzione, tipica di chi non accetta una visione differente. E’ chiaro che le intenzioni della donna fossero tutt’altro che nocive, eppure nel corso della puntata Danielle è costretta a fare i conti con le conseguenze delle sue azioni e quelle certezze, così incrollabili a inizio episodio, cominciano a sgretolarsi di fronte i suoi occhi; esattamente come la sicura affermazione di non avere bisogno di un avvocato si rovescia in poco tempo, facendo aggiungere un posto in più al lato inquisito.
Questa volta il confronto tra l’accusato e il suo accusatore assume toni differenti rispetto alle incalzanti domande dei precedenti episodi e l’interrogatorio prende la forma di un disteso colloquio lontano dalla pressione da esercitare per chiudere l’indagine. Katherine Kelly e Lee Ingleby interpretano due perfetti detective con approcci e metodi differenti che cooperano e mettono alle strette il sospettato fino a ottenere l’agognata lista di complici. Tuttavia chi la fa da padrona è Sharon Horgan: la sua Danielle scandisce le diverse fasi dell’interrogatorio e, mentre la mole d’informazioni sul caso aumenta, l’aggressività dell’indagata decresce sempre più e la ferocia mostrata a inizio interrogatorio si trasforma in una timida e fragile resa di fronte alla verità circa i suoi figli. La Horgan mette in scena un personaggio ben stratificato che nelle varie fasi dell’interrogatorio passa dall’emanare una sensata simpatia (per la nobiltà della sua causa) a un altrettanto sensato fastidio (per la presunzione di poter fare giustizia da sé) fino a confluire in una umana pietà, per una donna che è rimasta evidentemente turbata dalle proprie vicende personali.
L’ottimo lavoro dietro Criminal c’è e si vede tutto nella costruzione di una narrazione che presenta dialoghi strutturati e personaggi già ben definiti, ma, soprattutto, nel lavoro di regia grazie al quale lo spettatore assiste all’interrogatorio da una posizione privilegiata, in un gioco di inquadrature che offre un posto d’onore al tavolo degli inquirenti.
 

THUMBS UP THUMBS DOWN
  • Sharon Horgan porta in scena un personaggio e lo delinea perfettamente in soli quaranta minuti di girato
  • Modalità di interrogatorio e differenti approcci inquisitori
  • La regia fa sempre un bel lavoro 
  • Tema di una certa attualità, seppur sottovalutato
  • Quaranta minuti che scorrono in maniera così piacevole da sembrare la metà 
  • Continua in un piccolo angolino il rapporto tra Hobbs e Myerscough. Ricordate?
  • La rivelazione finale circa i figli di Danielle ha reso un po’ scontata e romanzata la narrazione

 

Un po’ crime, non pienamente un procedurale e a tratti un thriller psicologico: il bizzarro esperimento di Criminal: UK si riconferma pienamente riuscito.

 

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