Dispatches From Elsewhere 1×03 – JaniceTEMPO DI LETTURA 5 min

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“Well, dear Viewer, our entertainment has something for everyone, I assure you. So, perhaps the time has come to consider that Janice is you. Tonight’s entertainment will be an adventure, a quest to rescue a partner held hostage. A quest to procure a clue from the clutches of the enemy. And perhaps the beginning of a quest to answer the question: ‘Who am I?’ But first, to frame our story and create emotional stakes, you must know a bit about Janice…”

 

Dispatches from Elsewhere continua a giocare con lo spettatore, ora abbattendo la quarta parete per favorirne l’identificazione emotiva con i protagonisti, ora stupendolo con l’ennesimo intermezzo animato (in uno stile per nulla simile a quelli visti nei due precedenti episodi, segno di una volontà di sperimentazione su tutti i fronti), ora spingendolo a credere in una deriva della storia  à la Black Mirror, ora insinuando nella sua mente il dubbio che la lotta tra la Elsewhere Society e il Jejune Institute sia solo una pantomima finemente orchestrata ma comunque finta. Certo, stiamo parlando della stessa serie che arriva a porsi la domanda su cosa sia reale e cosa no, quindi parlare di finzione in questo contesto potrebbe rivelarsi impresa più difficile del previsto, ed è proprio questo il bello di Dispatches From Elsewhere: non sai cosa aspettarti dal prossimo episodio, anzi dalla prossima scena, dal prossimo dialogo, dalla prossima battuta.
Una cosa, però, risultava chiara fin dalla scorsa puntata: dopo Peter e Simone, sarebbe stato il turno di Janice di essere approfondita, privilegiando il suo punto di vista e scavando nel suo passato. Così avviene, e in quaranta minuti abbiamo modo di conoscere meglio il terzo membro dello strampalato quartetto di protagonisti, scoprendo in lei non un semplice personaggio, ma un intero cosmo di ricordi, di esperienze, di gioie e di dolori, di rimpianti e di autoinganni. Un cosmo che sembra aver raggiunto il proprio equilibrio nel corso dei decenni, mettendo da parte ambizioni e sogni giovanili per abbracciare totalmente il ruolo della moglie e della madre, passando sopra le mancanze del marito Lev per rimanere ancorata alla propria safe zone. Ma si tratta di un equilibrio precario, e infatti basta che Lev finisca confinato in un letto, in stato apparentemente vegetativo, perché abbia inizio il dramma personale di Janice: la messa in dubbio della propria identità e del proprio ruolo, con il conseguente obbligo di costruirsene nuovi, di reinventarsi. In definitiva, si tratta del dramma eterno di ogni uomo, ossia dover fare i conti col fatto che il tempo passa, che si invecchia, che la gente intorno a noi si ammala e muore mentre nulla resta uguale, men che meno le etichette sociali che a un certo punto ci appiccichiamo addosso.
Attraverso la parabola di Janice, Dispatches from Elsewhere si conferma un prodotto attento più alle persone che ai misteri della trama. Come già anticipato, la nebbia che circonda le due organizzazioni in lotta non solo non si dipana, ma si confonde ulteriormente; e l’irruzione del Comandante 14 nella sala dove si sta svolgendo il seminario di Octavio Coleman, invece di donare allo spettatore le agognante risposte o quantomeno un dialogo chiarificatore tra i due avversari, si tramuta in una grottesca battaglia combattuta con estintori, pistole ad acqua e rotoli di carta igienica. Viene spontaneo chiedersi cosa abbia consumato Jason Segel prima di ideare questo mirabolante teatrino ai limiti del nonsense.
Persino l’entrata in scena dell’IDEA, la rivoluzionaria invenzione di Clara caduta in mano al Jejune Institute, non serve a chiarire l’identità della misteriosa donna o la sua posizione attuale, bensì a introdurre un tema particolarmente intimistico e stimolante quale la natura della memoria umana: i ricordi non ci fanno rivivere l’avvenimento del passato ma la percezione che conserviamo di esso e così, come nel gioco del telefono senza fili, a ogni passaggio qualcosa si perde, finché il tempo non deforma e annebbia tutto. E poiché l’essenza di ciò che siamo giace proprio nei nostri ricordi e nelle nostre memorie, il loro inesorabile svanire si traduce in quella messa in dubbio della propria identità già analizzata a proposito di Janice. Da questo punto di vista, dunque, un’invenzione capace di far rivivere i ricordi nella loro forma autentica rappresenta una grande conquista, la soluzione del più grande male dell’uomo; eppure, sembra suggerirci l’episodio, è proprio questo ciò che vogliamo? Rifugiarci nel passato vita natural durante, rivivere i ricordi lieti all’infinito e non mettere mai in dubbio quello che siamo?
O forse è meglio mettersi in gioco, abbandonare le certezze, lasciare i ricordi dove sono e scoprirsi capaci, come fa Janice appunto, di vivere l’avventura ricercata per tutta la vita anche a settant’anni? Ecco, forse la vera essenza di Dispatches from Elsewhere non sta nella grottesca mitologia che si va pian piano costruendo, ma in questa morale tanto semplice eppure spesso tanto ignorata: la vita è tale perché va sempre avanti, mai indietro. E anche noi dobbiamo andare avanti.

 

THUMBS UP THUMBS DOWN
  • Focalizzazione sul personaggio di Janice
  • Il tema della memoria
  • Il mirabolante circo ai limiti del nonsense messo in piedi da Jason Segel
  • Il quadro generale si fa ancora meno chiaro

 

Gli ascolti di Dispatches from Elsewhere sono in caduta libera, ma la sua qualità si mantiene su ottimi livelli, dimostrando che Jason Segel non si è divertito solo a dar fondo alla propria fantasia ma ha voluto puntare su una storia che parla di persone, non di personaggi. E questa è una gran bella cosa.

 

Simone 1×02 0.35 milioni – 0.1 rating
Janice 1×03 0.24 milioni – 0.1 rating

 

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Divoratore onnivoro di serie televisive e di anime giapponesi, predilige i period drama e le serie storiche, le commedie demenziali e le buone opere di fantascienza, ma ha anche un lato oscuro fatto di trash, guilty pleasures e immondi abomini come Zoo e Salem (la serie che gli ha fatto scoprire questo sito). Si vocifera che fuori dalla redazione di RecenSerie sia una persona seria, un dottore di ricerca e un insegnante di lettere, ma non è stato ancora confermato.

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