Risulta difficile riuscire ad inquadrare Eden in maniera abbastanza semplice da far comprendere ad un proprio interlocutore a quale tipologia di serie tv si sta approcciando.
Lo show a cui si avvicina maggiormente, palesi i richiami, è il prodotto creato da Sam Levinson, Euphoria. Con lo show della HBO, Eden, condivide i tratti del dramma adolescenziale, la costruzione di alcuni personaggi ed in generale la costruzione scenografica di diverse scene.
Tuttavia c’è molto di più.
C’è una apparente morte di una delle protagoniste, c’è all’orizzonte la ricerca della verità, le indagini e gli approfondimenti sociali che ne potrebbero seguire. Elementi che avvicinano ad un altro prodotto HBO, questa volta si tratta di Mare Of Easttown.
La costruzione della serie, invece, presenta similitudini con drammi quali The Slap in cui viene preso in esame un preciso elemento narrativo, ma presentato dal punto di vista di ogni singolo personaggio in scena. Da qui l’evidente decisione di rinominare ogni puntata in base al personaggio preso in esame.
“Scout” è un agglomerato di tutti questi elementi con una verve alla The Neon Demon nelle sequenze girate durante la festa privata ed i vari primi piani tra Scout ed Edwig. Molti fattori scenografici e visivi, fino a qui, ma una trama che si attesta al “semplicistico” teen drama in cui argomenti come la sessualità e l’utilizzo di droghe vengono progressivamente avvicinati, analizzati e calati all’interno della narrazione.
NON UN BANALE TEEN DRAMA
Una trama che avvicina Eden alle molteplici produzioni degli ultimi anni che hanno fatto di questi punti cardine il proprio modus operandi. Ma risultano esserci, nel complesso, vari spunti sui quali poter lavorare in maniera più che sufficiente.
Il lato crime-thriller è il fattore che più di tutti potrebbe movimentare la narrazione, oltre che a dare un taglio maggiormente adulto alla narrazione ed allontanare lo “spettro” del banale teen drama. Il fatto di avere un poliziotto, Ezra Katz (Samuel Johnson), con già di suo diverse problematiche ed una situazione familiare tutt’altro che normale potrebbero rappresentare ulteriori punti dai quali la serie potrebbe estrarre un’analisi più profonda e complessa dei vari personaggi.
Un’analisi che sicuramente dovrà essere puntuale è quella di Scout (Sophie Wilde) ed Hedwig (BeBe Bettencourt) visto il forte legame tra le due, un legame non solo di amicizia, ma che trascende e sembra essersi trasformato già da tempo in qualcosa di più. Un qualcosa che le due ragazze a suo modo rifuggono (Scout cercando l’amore tra le braccia di un ragazzo; Hedwig ignorando la ricerca d’affetto di Scout) richiamando, con le dovute distante, La Vie d’Adèle, celebre pellicola con Adèle Exarchopoulos e Léa Seydoux.
NE VALE DAVVERO LA PENA?
La vera domanda che occorrerebbe porsi, per quanto si stia analizzando un pilot e la restante stagione potrebbe ribaltare ogni punto di vista fin qui espresso, è se il puntare al puro e semplice cinema d’artista o cinema d’essai risulti una valida scelta se poi, alla fine dei conti, questo suo essere “colto” rappresenti il vero punto centrale per cui lo spettatore potrebbe convincersi oppure no a seguire lo show. Se oltre alle sequenze paragonabili a veri e propri trip mentali o alla presenza del caos orgiastico (tessuto connettivo di in alcuni passaggi), non c’è null’altro, vale davvero la pena intraprendere la visione? Perché in un certo tal senso si ha percezione che Eden voglia essere costruito più come prodotto fine a se stesso, perla rara di una serialità d’autore, vuoi per una trama paradossalmente ridota all’osso, vuoi per le sequenze precedentemente menzionate.
“We’re making an urgent appeal for your continuing help in the search for Scout Lewis and Hedwig Shelley, both twenty years of age and well known to each other. They’ve been missing for two days now. We have serious concerns about their welfare and I would encourage anyone with any information to contact police immediately.”
THUMBS UP | THUMBS DOWN |
|
|
Eden è una serie sicuramente molto particolare e d’effetto. Tuttavia bisogna valutare molto bene la decisione di iniziare la visione se si prospettano otto puntate di questa caratura. Per gli appassionati di Refn, comunque, c’è buon materiale per essere intrattenuti.
Quanto ti è piaciuta la puntata?
0
Nessun voto per ora
Conosciuto ai più come Aldo Raine detto L'Apache è vincitore del premio Oscar Luigi Scalfaro e più volte candidato al Golden Goal.
Avrebbe potuto cambiare il Mondo. Avrebbe potuto risollevare le sorti dell'umana stirpe. Avrebbe potuto risanare il debito pubblico. Ha preferito unirsi al team di RecenSerie per dar libero sfogo alle sue frustrazioni. L'unico uomo con la licenza polemica.